Agricoltura - 27 novembre 2025, 12:33

Vendemmia 2025: dal Barolo al Moscato, è un'annata di alta qualità

La vendemmia raccontata dalle cantine cooperative mostra un’annata buona, seppur con rese contenute e un contesto di mercato complesso

Vendemmia 2025: dal Barolo al Moscato, è un'annata di alta qualità

La vendemmia 2025 raccontata dalle cantine cooperative mostra un’annata di alta qualità, seppur con rese contenute e un contesto di mercato complesso. 

Le testimonianze evidenziano le sfide, ma anche la forza del modello cooperativo, capace di sostenere i soci, innovare e valorizzare il vino piemontese in Italia e all’estero. 

C’è un momento dell’anno in cui le colline del Piemonte si muovono tutte insieme, scandite dal ritmo delle forbici, dei trattori e delle mani esperte che raccolgono i frutti di dodici mesi di pazienza e di cura. 

È la vendemmia: il tempo in cui ogni cantina vede prendere forma il risultato del proprio lavoro collettivo, un risultato che racconta il territorio più di qualunque parola. 

La vendemmia 2025 consegna alla cooperazione vitivinicola piemontese un quadro nel complesso positivo: rese contenute ma di qualità elevata e un clima che, tra accelerazioni improvvise e benefiche escursioni termiche, ha messo alla prova i vigneti ma ha anche esaltato le varietà più nobili del territorio. 

Le cantine aderenti a Confcooperative Piemonte hanno affrontato questa stagione con lo spirito che le contraddistingue: unire competenze, sostenersi reciprocamente e trasformare le sfide in occasioni per crescere insieme. Una vendemmia di qualità, nonostante la complessità 

In Langa, la vendemmia si è sviluppata tra agosto e ottobre con un andamento regolare e una progressiva crescita qualitativa. 

Rosa Oberto, vicepresidente della Cantina Terre del Barolo, descrive a nome dei 300 soci della cantina un percorso che ha premiato in particolare Nebbiolo, Barbera e Dolcetto, varietà che hanno espresso struttura, intensità aromatica e grande equilibrio. 

Nel complesso, l'annata si preannuncia di buona qualità, con uve sane, maturazioni equilibrate e vini eleganti e longevi. 

Sulle criticità del settore ha affermato: «Le sfide che ci attendono non appartengono a un singolo produttore, ma a un’intera comunità vitivinicola e Terre del Barolo vuole essere un luogo di confronto e crescita, capace di accompagnare i Soci verso una viticoltura più resiliente e orientata al futuro»

Sempre nel territorio delle Langhe e del Roero, la Cantina del Nebbiolo con i suoi 160 soci ha raccolto uve di ottima qualità, con una vendemmia anticipata e rese inferiori rispetto all’anno precedente, ma più performanti dal punto di vista qualitativo. 

Il presidente Antonello Demaria sottolinea la rilevanza dell’innovazione digitale introdotta in cantina: un’app dedicata ai conferimenti che ha ottimizzato tempi, lavoro e sostenibilità. «Quest’anno abbiamo compresso i tempi ma portato in cantina un prodotto eccellente - racconta Demaria - e nonostante un mercato difficile e la demonizzazione crescente del consumo di vino, restiamo convinti che l’educazione al bere consapevole sia la chiave per il futuro»

Qualità eccellente anche nella zona del Barbaresco, dove la Cantina Pertinace ha registrato un calo produttivo del 15-20%, compensato da parametri organolettici di livello altissimo. 

Tuttavia, per il direttore Cesare Barbero, la situazione internazionale richiede lungimiranza e un cambio di passo nella comunicazione. «La contrazione dei consumi, soprattutto negli USA, ci obbliga a ripensare il linguaggio del vino - spiega Barbero - perché la comunicazione autoreferenziale non parla più ai giovani. Serve investire su nuovi canali e nuovi modi di raccontare il nostro lavoro»

Sempre nella zona del Barbaresco, anche i Produttori del Barbaresco confermano rese più basse ma un’ottima qualità. Il presidente Enrico Vezza evidenzia come la riduzione programmata dei carichi produttivi, scelta da vent’anni, continui a dare risultati. «La quantità conta relativamente: l’importante è vendere bene e mantenere standard elevati - dichiara Vezza - e anche quest’anno il colore, l’estratto e l’aromaticità fanno prevedere un’annata eccellente». 

Nell’area del Dolcetto, Cantina Clavesana con i suoi oltre 150 soci racconta un’annata brillante dal punto di vista qualitativo e un percorso di diversificazione sempre più solido, che affianca ai tradizionali Dolcetti una crescita significativa di bianchi, nebbioli e Alta Langa. 

«Goccia dopo goccia stiamo ampliando il nostro ventaglio produttivo - commenta il direttore Alessio Chiavarino - e lo facciamo grazie ai soci che credono nel progetto, collaborano e sono disponibili a sperimentare nuovi conferimenti per essere più competitivi sul mercato»

Infine, dalle vigne più alte del Moscato d’Asti arriva il racconto della cooperativa Terre Nostre, guidata dal presidente Loris Filante

Qui le altitudini tra i 300 e i 600 metri hanno permesso di salvaguardare la qualità delle varietà tardive. «I nostri soci lavorano ancora tutto a mano e usano pratiche di moncatura, spesso in vigne eroiche con pendenze oltre il 30% - sottolinea Filante - e questa attenzione, unita all’obbligo del conferimento giornaliero, ci ha permesso di portare in cantina uve fresche e sane nonostante i colpi di caldo e attacchi parassitari che hanno contrassegnato l'annata per l’intero comparto viticolo piemontese". 

Le sfide: clima, consumi, costi. E la risposta cooperativa 

È chiaro dalle testimonianze come il settore vitivinicolo stia vivendo una fase di profonda trasformazione. Gli anni recenti hanno evidenziato la necessità di nuove strategie agronomiche, rese urgenti dall'innalzamento delle temperature, dalla maggiore incidenza di eventi meteorologici estremi, dalla crisi idrica e dalla comparsa di nuovi parassiti e patologie. 

Ecco che una visione e una programmazione a lungo termine risultano, quindi, essenziali. 

Oltre al cambiamento climatico, la crescente attenzione alla sostenibilità, la carenza di manodopera, l’aumento dei costi di produzione, la carenza dei consumi e i mercati internazionali incerti sono le principali criticità segnalate dalle diverse cantine che coincidono e delineano un quadro impegnativo che sta ridefinendo il modo di produrre vino in tutto il mondo. 

Eppure, in tutte le testimonianze emerge un elemento ricorrente: la forza della cooperazione. Lavorare come comunità permette di condividere strategie, responsabilità, ridurre i rischi, affrontare insieme le trasformazioni produttive e culturali e mantenere le radici nel territorio pur guardando a mercati sempre più globali. Le cantine cooperative non solo sono la forza dei soci, ma garantiscono presidio economico, investimenti in qualità, formazione continua e innovazione nelle pratiche agronomiche e tecnologiche. 

"Perché - come ha affermato Rosa Oberto, vicepresidente di Cantina Terre del Barolo e di Confcooperative Piemonte Sud, - è proprio quando il vento soffia forte che una cooperativa dimostra la propria solidità e la capacità di avanzare comunque.» 

Il presidente di Confcooperative Piemonte Sud, Mario Sacco, raccoglie le voci dei territori e offre una lettura unitaria. «La vendemmia 2025 conferma che la cooperazione vitivinicola piemontese è un modello capace di tenere insieme qualità, sostenibilità e futuro - afferma Sacco - perché quando il mercato rallenta, i costi aumentano e il clima mette alla prova la tenuta delle vigne, è la forza del lavoro condiviso a fare la differenza. La cooperazione permette di valorizzare il prodotto in Italia e all’estero, sostenere i soci, mantenere il legame con il territorio e affrontare le sfide come una comunità»

Dalla Langa e Roero al Monferrato, dal territorio del Barolo e del Barbaresco fino alle vigne del Barbera e Moscato d’Asti, i rappresentanti delle cooperative raccontano un’annata che segna, in modo diverso per ciascun territorio, la capacità del sistema cooperativo di garantire qualità, redditività e coesione anche in un contesto complesso e incerto.

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