Assolto perchè il fatto non sussiste. Questa la decisione del giudice del tribunale di Cuneo sul processo che vedeva imputato F.A., un rifugiato di origine africana, accusato di omissione di soccorso.
L’uomo era finito sui banchi degli imputati dopo che un amico, ospite in casa sua a Mondovì, si era allontanato insanguinato dalla sua abitazione di corso Statuto a seguito di un incidente domestico. I soccorsi vennero poi allertati da alcuni passanti che lo avevano trovato in via Morozzo della Rocca. Secondo quanto emerso, l’amico cadde in bagno e andò a sbattere contro una porta a vetri.
Con l’arrivo dell’ambulanza, erano giunti anche i carabinieri che, a loro volta, avevano proceduto a denunciare l’imputato, ospite con la famiglia della cooperativa Valdocco.
Secondo la Procura, che ha chiesto la condanna dell'uomo, era stato proprio il timore di perdere l’alloggio che lo avrebbe fatto desistere da chiamare subito il 118: il regolamento dell’abitazione, infatti, prevedeva il divieto di poter ricevere ospiti.
F.A., però, si sarebbe subito premurato di andare a cercare l'amico: “Volevo chiamare l’ambulanza, ma lui è scappato - ha spiegato in tribunale - Gli avevo proposto di restare e non ha voluto aspettare”.
La versione del pubblico ministero non ha però convinto il giudice che, accogliendo la tesi difensiva, ha assolto l'imputato. “Si è trovato tra l’incudine e il martello” ha detto il suo difensore, aggiungendo che fu l’infortunato ad allentarsi volontariamente: “Quando si è allontanato da casa non era in situazione fisica di estrema gravità, infatti è stato ritrovato a circa 400 metri di distanza. I testimoni dicono di averlo incontrato in centro a Mondovì e che però aveva rifiutato le offerte di soccorso, allontanandosi anche da loro”.





