Economia - 20 novembre 2025, 06:03

Dazi sul vino, export in frenata: Monchiero (Piemonte Land of Wine) “Temevamo il peggio, il sistema ha reagito”

Ad agosto l’export del vino italiano scende a 5 miliardi di euro (-1,9%). Crollo Usa al -30% nel primo mese di dazi: “Scenario difficile, ma i dati sorprendono in positivo: nuovi mercati compensano in parte”

Wine Paris 2025: 80 aziende vitivinicole hanno rappresentato il Piemonte

Wine Paris 2025: 80 aziende vitivinicole hanno rappresentato il Piemonte

Il primo mese di dazi negli Stati Uniti lascia un segno pesante sulle esportazioni di vino italiano. I dati Istat analizzati da WineNews, aggiornati ad agosto 2025, confermano un calo del -1,9% in valore nei primi otto mesi dell’anno – 5 miliardi di euro complessivi – con gli Usa in caduta libera a -30% rispetto allo stesso mese del 2024. Un livello che rappresenta la peggiore performance mensile dell’anno e che pesa sul principale mercato di destinazione del vino tricolore.

Una frenata che si inserisce in un contesto già complesso: in volume, l’Italia resta in territorio negativo (-2,9%, pur in leggero recupero rispetto a luglio), mentre anche la Germania registra un arretramento del -2,8% e il Regno Unito rimane sotto quota, pur mostrando un lieve miglioramento rispetto al mese precedente. A controbilanciare, in parte, sono i mercati extraeuropei: in Canada le esportazioni crescono dell’11,3%, mentre Francia e Paesi Bassi confermano un trend positivo.

In questo scenario si inserisce la lettura di Francesco Monchiero (nella foto sotto), presidente di Piemonte Land of Wine, l’organismo che riunisce i 14 Consorzi vitivinicoli riconosciuti del Piemonte. Una voce che rappresenta l’intero sistema regionale e che invita a osservare i numeri con attenzione, evitando allarmismi e semplificazioni.

“Mi tornano, ma mi stupiscono in maniera favorevole” esordisce Monchiero. “È un dato che forse ci saremmo aspettati peggiore. Conosciamo le difficoltà che attraversano molte aziende e l’incertezza che si respira nel mondo del vino. In più ci sono i dazi: una perdita non è mai da festeggiare, ma l’1,8-1,9% in un contesto simile non è così drammatico”.

Il nodo restano gli Stati Uniti, oggi il punto più critico della bilancia commerciale. “Un meno 30% in un mese è tanto, parliamo del primo mercato al mondo. Ma se guardiamo oltre agli Usa, significa che il resto del mondo sta tenendo. È un dato negativo, certo, ma meno pesante di quello che ci si sarebbe potuti aspettare, anche considerando che il calo è in gran parte legato all’impatto dei dazi”.

Secondo Monchiero è possibile che la fotografia dei mesi estivi sia influenzata anche dai comportamenti degli stessi operatori americani: “I dazi sono entrati ad agosto. Molte aziende avevano acquistato prima, per cui nei primi sei mesi abbiamo visto un più, poi un calo negli ultimi tre mesi. Il dato aggregato, considerando tassi al 20% negli Stati Uniti, fa ben sperare”.

Resta la percezione di un clima non semplice, che condiziona il mercato ben oltre i numeri. “C’è molta osservazione. Gli importatori stanno riducendo i magazzini e questo porta a rifornirsi meno. C’è negatività, lo sentiamo tutti. Ma alla fine, nonostante tutto, non è un brutto dato. Paradossalmente pensavamo peggio”.

Uno sguardo al futuro rimane necessario: l’andamento dei prossimi mesi dipenderà dalla reale durata dell’effetto dazi e dalla risposta dei mercati sostitutivi. “Arriveremo alla fine dell’anno e magari saremo a un -3% sul 2024. Ma credo che molte aziende firmerebbero oggi per chiudere così, viste le premesse. È più la percezione di negatività che la realtà dei numeri”.

Daniele Vaira

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A NOVEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU