«Da-da-un-pa», un autentico tormentone. O gli spot indimenticabili per le calze Omsa «Che gambe!». Come i balletti con Don Lurio, reso quasi invisibile da quei due corpi statuari.
Alice ed Ellen Kessler se ne sono andate il 17 novembre così come hanno vissuto: insieme.
Nate nel 1936 a Nerchau, ballerine fin dall’infanzia, fuggirono dalla Germania Est a 18 anni per approdare in Germania Ovest, scegliendo Düsseldorf come trampolino artistico. Poco tempo dopo se ne sarebbero andate in Francia, per esibirsi al celebre Lido di Parigi con le Bluebell Girls. La tappa successiva (nel 1961, a 23 anni) fu l’Italia.
Le loro gambe perfette e lunghissime, sempre con calze coprenti per non urtare i bigotti, fecero il debutto in Rai a Giardino d’inverno, poi a Studio Uno e Canzonissima. Arrivarono anche il cinema con Il giovedì di Dino Risi, il teatro con le opere di Bertolt Brecht e i caroselli provocanti che fecero scandalo.
Negli anni ‘60, mentre in Inghilterra esplodeva la moda della minigonna con Mary Quant, le Kessler anticiparono questa rivoluzione estetica in Italia. Mostravano le gambe in tv, indossavano costumi corti e aderenti, provando che si può essere sensuali senza essere volgari, moderne senza rinnegare la tradizione, esuberanti senza perdere l’eleganza.
Hanno aperto la strada a generazioni di artiste, contribuendo a ridefinire il ruolo della donna nello spettacolo e a rendere la televisione un luogo più libero, creativo e inclusivo. «Due paia di gambe con una testa sola», le definì lo scrittore Ennio Flaiano.
Le Kessler non sono state solo un fenomeno estetico, ma un simbolo di emancipazione, professionalità e coraggio. In un Paese che imparava a sorridere dopo la guerra, loro hanno insegnato a farlo con grazia, ritmo fino a un pizzico di audacia. E anche questo, forse, ha contribuito a soffiare sulla scintilla del sogno di molti italiani. Perché quelle due stanghe bionde e meravigliose, ormai così familiari e presenti nelle sere in cucina o in salotto, sembravano davvero le dive della porta accanto.





