La notizia sulla nuova classificazione europea - che ci collocherebbero nel gruppo delle Regioni in transizione per un rapporto tra il Pil regionale e quello della media europea che è al di sotto della soglia del 100, per pochi decimali: siamo al 99,7 - non è affatto una cattiva notizia come in molti hanno voluto vedere, soprattutto nel centrosinistra. Forse per disinformazione o forse per malafede.
“Non siamo difronte ad un declassamento - rimarca il vicepresidente del Consiglio regionale Franco Graglia - ma piuttosto è la fotografia di una realtà economica che sta cambiando: il Piemonte, diversamente da altre regioni soffre le conseguenze della crisi dell’auto. Un criterio matematico e non una valutazione politica, ottenuto da una nuova programmazione”.
Una nuova programmazione 2028-2035 che divide le regioni in tre categorie: quelle più sviluppate, quelle in transizione e quelle meno sviluppate. Il fatto che il Piemonte - che nella scorsa programmazione era a 103 -, oggi scende lievemente al di sotto ma questo potrebbe essere un fatto positivo, perché come spiega Graglia: “questa valutazione, se le regole attuali fossero confermate anche per il nuovo periodo 2028-2035, porterà ad un incremento nell’ordine del 60 per cento della contribuzione europea, con risorse che quindi potrebbero passare da 1,1 miliardi a circa 1,8 miliardi di euro. Quindi alla fine è un meccanismo tecnico che ci premia”.
E sì perché per chi non lo sappia - ed evidentemente sono in molti - in termini pratici, questo significa che il Piemonte potrebbe ottenere 700 milioni in più di fondi europei, che diventerebbero così un miliardo e mezzo considerando i cofinanziamenti di Stato e Regione. “La programmazione attuale - sottolinea il vicepresidente del Consiglio Graglia - vale circa tre miliardi ma con la nuova classificazione arriveremmo a 4,5 miliardi. Un incremento non da poco che non può che essere positivo”. Inoltre, la nuova classificazione porta con sé un vantaggio concreto per le imprese, perché se attualmente come regione di fascia “A”, possiamo concedere contributi fino al 10 per cento per insediamento e sviluppo, con la nuova fascia potremo salire al 15 per cento, ampliando la capacità di attrarre investimenti e sostenere le aziende che vogliono innovare.
La nuova classificazione è quindi una opportunità da cogliere, anche perché il Pil regionale 2024-2025 è tornato a crescere, il che significa che probabilmente nella prossima programmazione torneremo sopra la soglia del 100.
“Non è una classifica - precisa Graglia - ma la fotografia di una regione che attraversa una transizione industriale. Questo vuol dire che finalmente l’Europa decide di destinare le risorse dove c’è maggiore bisogno. Il Piemonte è una regione solida, con punte di eccellenza nei settori dell’aerospazio, dell’agroalimentare, del lusso e della meccanica di precisione, ma vive anche un passaggio complesso legato al comparto dell’automotive, che incide in modo diretto sul reddito e sull’occupazione”
Finora l’Europa non ha considerato questa specificità, che oggi invece viene finalmente riconosciuta e sostenuta. Questa riclassificazione si basa sui dati del Pil 2021-2022 e 2023 anni in cui sappiamo il PIL regionale era sotto la media nazionale, che abbiamo raggiunto nel 2024 e superato nel 2025. “Ribadisco, per chi non ha saputo o voluto leggere nel modo giusto e positivo la classificazione - conclude il vicepresidente dl Consiglio regionale Franco Graglia - per poi utilizzarlo politicamente contro il governo regionale, che questa nuova classificazione è vantaggiosa di cui è bene cogliere l’opportunità adesso, perché nel prossimo riconteggio sarà modificata”.





