A Cuneo pare che la morte abbia chiesto il permesso, ma le abbiano risposto di ripassare lunedì. Perché sì: qui non si muore quando capita, si muore quando c’è personale. E questo weekend, beh, il personale non c’è.
O meglio: su undici necrofori comunali, una gran parte risulta “indisponibile”, termine elegante che può voler dire un po’ di tutto: influenza, ferie, stanchezza cronica o semplice irreperibilità. Risultato: niente funerali sabato 15 novembre. E la domenica, per regolamento, già non se ne fanno.
Dunque, cari cuneesi: la vostra ultima ora può pure arrivare puntuale, ma l’ultimo viaggio… si mette in coda.
Le imprese funebri confermano la situazione, niente più. Il massimo dello sfogo è questo: “Hanno mandato una lettera: niente funerali sabato. Sì, è la prima volta che succede. Prima volta proprio”. Detto con la voce di chi ne ha viste parecchie, ma un weekend senza “becu”, come da queste parti chiamano i necrofori, ancora mancava alla lista.
Sul fronte amministrativo, l’assessore Luca Serale prova a spiegare la situazione in termini istituzionali: “Partiamo col dire che il nostro Comune ha ben undici cimiteri, e non sono pochi”. Poi aggiunge: “Abbiamo dovuto comunicare questa sospensione di servizio per un giorno per evitare ulteriori problematiche. Arriviamo da un periodo con molta richiesta per il personale: le festività dei Santi e via dicendo. Per far fronte a tutti i servizi si è deciso di sospendere, soltanto per quel giorno, le sepolture”.
Quanti sono gli addetti a gestire undici cimiteri, e quanti sono gli assenti? Su questo l’assessore resta vago: “In questo momento non c’è un numero sufficiente per coprire tutti i servizi, perché il necroforato non riguarda soltanto la tumulazione. È molto più complesso: c’è la manutenzione dei cimiteri, il recupero delle salme, che deve essere garantito 24 ore su 24. È un servizio molto, molto complesso. Un lavoro delicato, su cui l’amministrazione ha sempre investito e posto molta attenzione”.
Rimane però la domanda cruciale: perché proprio sabato? “Devono essere a disposizione almeno quattro persone - specifica - e ce ne sarebbero state solo tre. Ma è stato comunicato con anticipo alle imprese funebri, questo sì”.
E così, in città la morte resta in attesa come un’utente qualsiasi: prende il numeretto, aspetta il suo turno e spera che lunedì qualcuno torni al lavoro.





