Attualità - 10 novembre 2025, 18:02

Dal Marocco al Bra: la storia dell'allenatore Nordine Hallil. “Sono vivo per miracolo. Racconto la mia rinascita grazie a un gesto d'amore”

Sabato 15 novembre all’Auditorium BPER di Bra la presentazione del libro che ripercorre un viaggio estremo, la fuga, le cadute e l’arrivo in Piemonte

Nordine Hallil ha vinto lo scudetto con gli Under 18 del Torino

Nordine Hallil ha vinto lo scudetto con gli Under 18 del Torino

Arriva in Italia come “invisibile”, attraversando mare e confini che divorano vite. Oggi Nordine Hallil, 41 anni, vive a Cinzano e allena l’Under 14 dell’AC Bra. Le colline e il campo di allenamento sono diventati la sua nuova geografia, un altrove stabile dopo anni di precarietà emotiva e fisica. Ma prima della rinascita, c’è stato tutto il resto: la fuga dal Marocco, il passaggio in Tunisia, l’inferno libico, il naufragio che ha ucciso ventisette persone, le notti senza dormire, i chilometri a piedi da Crotone, la solitudine, la vergogna, la fatica.

Il libro che presenterà sabato 15 novembre all’Auditorium BPER di Bra (via Adolfo Sarti 8),  alle 18 racconta questo attraversamento: un percorso fatto di paura e fortuna, di incontri decisivi e seconde possibilità.

Perché hai sentito il bisogno di scrivere questo libro?

“Per dare un senso a tutto ciò che ho vissuto. Non l’ho scritto per avere un nome o successo. L’ho scritto perché certe storie, se restano dentro, fanno male due volte. Io sono arrivato in Italia da clandestino, e il viaggio dal Marocco alla Libia e poi all’Italia è già un romanzo. Nel capitolo ‘Viaggio’ racconto la notte in cui la barca che avrei dovuto prendere è affondata senza lasciare superstiti. Mi hanno detto: ‘Hai salvato la vita a tutti’, quando in realtà ero semplicemente troppo giovane per salire sull’imbarcazione precedente. Io sono qui per caso, e questa consapevolezza non ti molla più.”

Il tuo arrivo in Italia non ha interrotto le difficoltà. Nel libro lo racconti senza filtri.

“Sì, perché sarebbe ipocrisia dire il contrario. In ‘Pallone’ descrivo i sessantacinque chilometri a piedi da Crotone, con un incubo in testa: le mani che affondano, i lamenti nel buio dell’acqua. L’unica cosa che mi era rimasta nello zaino era una palla di vetro con un pallone dentro. La capovolgevo per calmarmi: la sabbia verde che scivolava sul pallone era l’unico rumore che mi tranquillizzava. Ma poi arrivavano altri ostacoli: niente documenti, niente lavoro, niente casa. E dovevi combattere ogni giorno con la realtà.”

C’è un momento in cui la tua vita cambia direzione. Chi è l’“organizzatore” che citi nel libro?

“È la persona che mi ha permesso di rinascere davvero. Non era un semplice organizzatore di tornei, era qualcuno capace di vedere oltre. A Mortara, in provincia di Pavia, mi ha aperto non una porta ma tante: un tetto, un posto, una famiglia italiana che mi ha accolto come un figlio senza chiedermi nulla. Quel calore non lo avevo mai provato. È stato il primo mattone della mia nuova vita.”

Poi arriva il calcio, che si trasforma da rifugio a professione.

“Sì, all’inizio era solo un modo per respirare. A Mortara andavo in piazza a giocare per non pensare. Lì ho conosciuto un ragazzo, poi suo figlio, e ho iniziato ad allenarlo. Da lì è partito tutto: l’osservazione ufficiale per il Milan, gli anni alla Pro Vercelli, gli anni al Torino con lo scudetto Under 18, la collaborazione con la Figc. Il calcio mi ha salvato più della psicologia. Mi ha dato ritmo, valore, regole, uno sguardo.”

Oggi sei a Bra, e vivi a Cinzano. Che rapporto hai con questo territorio?

“Un rapporto di radici nuove. Qui ho trovato stabilità. Da tre anni alleno il Bra, prima l’Under 16, poi l’Under 17, oggi l’Under 14 pro. Cinzano è casa: finalmente non sto facendo più avanti e indietro come negli anni in cui vivevo tra Vercelli e Torino. È un territorio che ti accoglie in silenzio, ma se lo rispetti ti restituisce molto.”

Il libro ha un titolo che vuoi svelare soltanto durante la presentazione. Ma qual è il messaggio che speri arrivi ai lettori?

“Che non bisogna mai mollare. Mai. Davanti ai sacrifici, alla paura, ai giorni che sembrano senza uscita. Dopo una notte arriva sempre un altro giorno, e a volte la luce arriva da dove non te l’aspetti: un amico, un allenatore, una famiglia che ti apre la porta, uno sconosciuto che ti ascolta. Io credo davvero che in ogni problema esista una soluzione. A volte la trovi subito, altre volte devi cercarla a lungo. Ma c’è sempre.”

E oggi hai una famiglia tua.

“Sì, sono sposato e ho due figli. Per la vita da cui vengo è un regalo immenso.”

Daniele Vaira

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