La Granda guarda con attenzione al grido d’allarme lanciato da Coldiretti nel pieno del Villaggio contadino di Bologna, dove la delegazione piemontese – guidata dalla presidente Cristina Brizzolari e dal delegato confederale Bruno Rivarossa – ha riportato in primo piano un tema che tocca da vicino consumatori e imprese del territorio: la sicurezza alimentare e la concorrenza sleale generata dall’assenza di controlli efficaci alle frontiere europee.
Secondo Coldiretti, il quadro è allarmante. Oggi nell’Unione europea il 97% dei prodotti alimentari stranieri entra senza alcuna verifica fisica, approfittando di porti considerati veri e propri “colabrodo”, come Rotterdam, dove i controlli sulla merce in ingresso restano quasi esclusivamente documentali.
Una situazione che per Brizzolari e Rivarossa non è più sostenibile. “Appena il 3% dei prodotti che arrivano dall’estero viene realmente testato nella sua salubrità”, spiegano. “Il resto entra senza verifiche fisiche, con un sistema che lascia ai singoli Stati membri il compito di decidere come intervenire. Questo sta creando dinamiche al ribasso, con il paradosso di accordi commerciali che non prevedono il principio di reciprocità: arrivano prodotti che non rispettano le regole che invece valgono per gli agricoltori italiani ed europei”.
Il riferimento è anche all’intesa con il Mercosur, considerata da Coldiretti un negoziato ormai datato, incapace di tenere conto del ruolo strategico assunto dall’agricoltura: “Il mondo è cambiato e la nostra produzione non può essere l’unico settore lasciato senza difesa”, sottolineano i rappresentanti piemontesi.
Il messaggio che dalla manifestazione bolognese arriva fino ai territori di Langhe e Roero è chiaro: serve una linea comune europea, controlli reali alle frontiere e una tutela effettiva per imprese agricole che rispettano norme severe su ambiente, sicurezza e qualità.





