Attualità - 31 ottobre 2025, 06:07

Aggredito da un cane mentre corre, la legge non lascia dubbi: la responsabilità è del padrone

La vicenda di Matteo ha sollevato molta indignazione e rabbia, perché il problema dei cani lasciati liberi negli spazi pubblici è evidentemente molto diffuso e sentito

Aggredito da un cane mentre corre, la legge non lascia dubbi: la responsabilità è del padrone

E' stata enorme l'ondata di rabbia e indignazione per l'episodio di cui è rimasto vittima Matteo Peretti, aggredito da un pit bull mentre si allenava per la Maratona di Torino lo scorso 25 ottobre. 

Così come lo è stata quella di solidarietà e affetto nei suoi confronti. 

Quello che è emerso, leggendo le centinaia di commenti all'articolo, è che la presenza dei cani liberi, quindi non al guinzaglio e tantomeno con la museruola, in zone dove le persone fanno sport o attività all'aria aperta, è percepita come un problema reale. 

In tanti hanno il terrore che possa accadere loro ciò che è successo a Matteo. C'è chi non va più al Parco fluviale proprio per la presenza di persone che portano i cani e li lasciano liberi. Cani spesso bull di tipo terrier. 

Sono gli stessi proprietari di cani più piccoli, come barboncini o affini, ad avere paura per i loro animali, al punto da evitare determinate zone.

Crediamo che quanto accaduto a Matteo possa essere un'occasione per parlare di qualcosa che coinvolge tutti. E che, soprattutto, potrebbe capitare a tutti. 

C'è poca consapevolezza da parte dei proprietari dei cani, in particolare di chi decide di prendere certe razze. Lo ha sottolineato la stessa educatrice cinofila con cui abbiamo parlato nei giorni scorsi. 

Poca consapevolezza della pericolosità, ma anche delle possibili conseguenze. 

Che per il proprietario del cane che ha aggredito Matteo potrebbero essere molto gravi. Sia penalmente che civilmente. 

Già ascoltato dai carabinieri di Busca, Matteo procederà con la denuncia in capo al proprietario dell'animale. 

Dimesso, è stato dichiarato guaribile in 30 giorni. Ci vorrà più tempo, invece, per valutare le eventuali conseguenze sull'arto azzannato, il braccio destro, anche in relazione al suo lavoro di artigiano. Sono poi da valutare i danni biologici e morali.

Qual è la possibile accusa in capo al proprietario dell'animale? Perché la legge italiana non lascia dubbi: il proprietario è responsabile, penalmente e civilmente, delle conseguenze dell’aggressione.

Se una persona viene ferita, il padrone del cane può essere accusato di lesioni personali colpose (art. 590 del Codice Penale).
La pena varia in base alla gravità delle lesioni: per quelle gravi è prevista la reclusione da 3 mesi a 1 anno; per quelle gravissime fino a 3 anni.

Anche se il cane è fuggito o si è comportato in modo apparentemente imprevedibile, la legge presume che il proprietario non abbia adottato le cautele necessarie per evitare il danno. Sarà quindi lui a dover dimostrare di averle adottate. E non è da escludere che nella sua condotta venga ravvisato un dolo eventuale. 

Nei casi in cui l’animale sia già noto per la sua aggressività, il giudice può disporre la confisca o, in casi estremi, l’abbattimento.

Oltre all’aspetto penale, il proprietario risponde anche sul piano civile (art. 2052 del Codice Civile). È tenuto a risarcire integralmente la vittima: spese mediche, danni biologici, morali e patrimoniali.
La responsabilità è oggettiva, cioè indipendente dall’intenzione: basta che il danno sia stato causato dal cane, perché il padrone debba rispondere.

Ci sono poi le sanzioni amministrative e i provvedimenti sanitari. Dopo un’aggressione, le autorità sanitarie possono infatti imporre la valutazione comportamentale del cane da parte di un veterinario dell’ASL, l’obbligo di museruola e guinzaglio corto in luoghi pubblici, la frequenza di corsi di educazione cinofila per il proprietario e, nei casi più gravi, il sequestro o l’eutanasia dell’animale.

E' una vicenda che continueremo a seguire, non solo perché conosciamo Matteo ma anche perché il tema interessa e può riguardare davvero tutti. Non vogliamo demonizzare nessuno, tantomeno alcune razze. Ma provare a sensibilizzare chi ha dei cani che possono essere pericolosi e addirittura mortali. 

La prevenzione resta la chiave. 

Nei luoghi pubblici o aperti al pubblico, i cani devono essere sempre condotti al guinzaglio, con una lunghezza non superiore a 1,5 metri, e il proprietario deve avere una museruola pronta all’uso, da applicare in caso di necessità. È inoltre obbligatorio impedire che l’animale arrechi danni o disturbo a persone, altri animali o cose. 

Lasciare un cane libero in un parco, su una pista ciclabile o in un’area dove circolano persone equivale a una violazione delle regole di sicurezza previste dal Ministero della Salute e dai regolamenti comunali.

Queste sono le norme, ma la prima sicurezza nasce dal rapporto di fiducia tra uomo e animale. Un cane equilibrato, socializzato e gestito con responsabilità difficilmente diventa pericoloso. 

Come ricorda spesso la cronaca, una sola disattenzione può avere conseguenze drammatiche — e la legge, in questi casi, parla chiaro: chi detiene un animale ne risponde, sempre.

Barbara Simonelli

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