"Sono episodi che sconvolgono la comunità, ma la cosa sbagliata è demonizzare una razza. La colpa non è mai del cane, bensì di chi lo gestisce".
A parlare è l’educatrice cinofila Sara Votero-Prina, alla quale abbiamo chiesto un parere da esperta sull’aggressione avvenuta ieri mattina ai danni di Matteo, azzannato da un pit bull mentre correva.
In questo momento l'uomo è in sala operatoria, dove i medici stanno cercando di ricucirgli il braccio, gravemente lesionato dal morso dell’animale.
Qui sotto Sara mentre addestra un cane

L’episodio ha riacceso il dibattito, sui social e non solo. In tanti puntano il dito contro il proprietario: e non a torto, perché in Italia la legge stabilisce che il padrone è civilmente e penalmente responsabile della condotta del proprio cane.
"È un principio che spesso viene dimenticato – sottolinea Votero-Prina – ma che andrebbe interiorizzato prima ancora di portare a casa un animale. C’è ancora tanta strada da fare in tema di consapevolezza nella scelta e nella gestione di un cane".
E alcuni cani, i terrier di tipo bull – Pit Bull, American Staffordshire Terrier o razze affini – richiedono una consapevolezza ancora maggiore.
Può sembrare forte come espressione, ma questi cani possono diventare un’arma.
"Le razze non sono nate per caso: i terrier di tipo bull, ad esempio, sono stati selezionati per scopi ben precisi, come sport, lavoro o utilità. Hanno forza fisica, estremo coraggio e tenacia. Ma io, nella vita di tutti i giorni, ho davvero bisogno di un cane con queste caratteristiche?"
Domande che, secondo Votero-Prina, ogni futuro proprietario dovrebbe porsi prima di un’adozione o di un acquisto.
"Perché lo voglio? Sono in grado di gestirne l’energia e la determinazione? Se desidero un cane da compagnia, forse è meglio scegliere altre razze. Oppure devo essere consapevole che certe caratteristiche, se non canalizzate con cura, rigore ed equilibrio, possono sfuggire al controllo e diventare pericolose".
A livello nazionale, si stimano circa 70.000 aggressioni canine ogni anno in Italia, con un’incidenza elevata su bambini e persone vulnerabili. Uno studio condotto su diverse ASL ha rivelato che oltre il 90% dei cani che hanno morso non aveva ricevuto alcun programma di educazione o addestramento.
Questi numeri ci dicono che non basta guardare alla razza. È la gestione, il contesto e la formazione del proprietario a fare la differenza.
La selezione delle razze, ricorda ancora Votero-Prina, nasce per preservare determinate attitudini, ma "quando queste non vengono indirizzate verso uno scopo coerente, rischiano di degenerare".
"Ho conosciuto famiglie che vivono esperienze meravigliose con cani di tipo bull, presi da allevatori seri e seguiti nel percorso educativo. Ma ho visto anche casi difficili, nati da acquisti impulsivi, senza la minima consapevolezza di ciò che si stava scegliendo".
Per chi possiede cani con forte spinta fisica o predatoria, le regole di sicurezza sono imprescindibili: "Guinzaglio sempre, museruola sempre a disposizione – e il cane deve essere abituato a portarli senza stress. Serve tanta educazione, per il cane ma anche per il proprietario".
La conclusione dell’educatrice è chiara: la scelta consapevole è la prima forma di prevenzione.
"Demonizzare una razza non serve a nulla – afferma –. Serve invece responsabilizzare chi quei cani li sceglie, li cresce e li porta in mezzo alla gente".





