Curiosità - 02 ottobre 2025, 06:58

Incontri ravvicinati con il gambero rosso della Louisiana, niente di tenero… anzi

Originario degli Stati Uniti, è conosciuto come il killer degli ecosistemi d’acqua dolce

Incontri ravvicinati con il gambero rosso della Louisiana, niente di tenero… anzi

Il nome scientifico è Procambarus clarkii, così si chiama una particolare specie di gambero, ma a guardarlo dal punto di vista dei nostri agricoltori, non si fatica a descriverlo come “Killer”.

Parliamo del gambero rosso della Louisiana, squisito nella cucina creola, ma altamente pericoloso per i bacini d’acqua, dove la sua particolare resilienza e l’aggressività mette a rischio le specie autoctone e anche gli argini di coltivazioni allagate come le risaie. Questo crostaceo non guarda in faccia nessuno e può fare molti danni: è conosciuto come gambero killer proprio per la sua capacità distruttiva nei confronti della biodiversità.

A causa della sua voracità è in grado di annientare un gran numero di specie vegetali e animali. In genere, la dieta degli adulti è prevalentemente vegetariana, mentre quella dei giovani è soprattutto carnivora. Fa tanti danni nonostante le dimensioni ridotte: è lungo circa 15-20 centimetri e possiede una corazza dalla colorazione rossastra a cui deve il nome comune.

Il gambero della Louisiana, originario delle aree palustri e fluviali degli Stati Uniti centro-meridionali e del Messico, è arrivato in Italia per essere allevato a scopo alimentare, ma come spesso accade, è riuscito a sfuggire al controllo umano e nel suo nuovo ecosistema si è trovato benissimo.

La sua arma segreta è l’adattabilità ad ambienti dalle condizioni estremamente variabili, in cui si riproduce rapidamente (fino a due covate l’anno con decine di uova per covata). Scava tane profonde lungo gli argini, provocando erosione e cedimenti strutturali dei campi irrigati, e si nutre di tutto. A farne le spese sono i gamberi di fiume, insetti, uova di anfibi, piccoli pesci e piante acquatiche. In pratica, alterando drasticamente gli equilibri ecologici, mette a rischio gli ecosistemi d’acqua dolce.

Avvistarlo non è una novità, ma un segnale che la sua presenza è sempre più diffusa e preoccupante.

Silvia Gullino

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