Dare dignità alle popolazioni che abitano le terre alte, garantendo infrastrutture e servizi e assecondando lo spirito volto alla conservazione e alla tutela della montagna, delle popolazioni che la abitano, a cominciare dalle comunità che in altura lavorano: allevatori, pastori, casari, castanicoltori, apicoltori. È l’idea di futuro per le terre alte tratteggiato a Cheese 2025, il più importante evento internazionale dedicato ai formaggi a latte crudo che si è appena concluso a Bra.
«Alpi e Appennini non sono territori marginali, ma aree popolate da comunità estremamente creative che sono capaci di pensarsi da sole – ha spiegato Marta Villa, docente di Antropologia culturale dei domini collettivi e dei territori di vita all’Università di Trento e vicepresidente di Slow Food Trentino-Alto Adige –. Il pensiero marginalista, cioè pensare alla montagna come un’area marginale, è un pensiero colonialista. Occorre fare attenzione, perché il land grabbing non avviene solo all’estero, c’è già anche in Italia».
Marta Villa ha poi dato un numero che ha dell’incredibile: «Circa il 60% del territorio italiano è in proprietà collettiva, una forma di possesso diversa sia dalla proprietà privata, sia da quella pubblica». Non si tratta di demanio dello Stato, ma di aree di proprietà di collettività: «Esistono fin dal medioevo, sono una sorta di riserva economica per i villaggi». Un’economia della sussistenza che consisteva perlopiù nel curare – e non nello sfruttare – il territorio e le sue risorse: ad esempio i prati, pascoli e boschi, e di conseguenza il legname, il fieno, perciò le malghe e tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’allevamento.
Parlare di futuro delle terre alte significa anche occuparsi di aree che oggi, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono in grado di attrarre nuovi abitanti. «Tra 2019 e 2023, centomila nuove persone sono andate a vivere in montagna e il saldo migratorio della montagna italiana è positivo dell’1%, ben più dei quinquenni precedenti» ha sottolineato Marco Bussone, presidente di Uncem, l’Unione nazionale comuni comunità enti montani. La superficie dell’Italia è per il 50% rappresentata da montagne: nei circa 3500 comuni montani abitano otto milioni di persone.
Guardare alle Alpi significa però anche allargare lo sguardo oltre i confini nazionali. Anche nell’ottica di rafforzare la rete tra realtà distanti ma simili, dalla Francia alla Slovenia, nel marzo del prossimo anno sarà presentata la candidatura del patrimonio alimentare delle Alpi come Patrimonio immateriale dell’Unesco. Il percorso, ha spiegato Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo (Svizzera) che ha seguito il progetto, ha preso il via dalla mappatura delle buone pratiche lungo l’arco alpino: «Produzioni alimentari, ricette gastronomiche, ma anche esempi di governance. Vogliamo candidare il patrimonio alimentare alpino perché è una base comune su cui è possibile costruire scambi».
Le sfide da affrontare per chi vive e lavora nelle terre alte sono diverse: dalla questione ambientale – dissesto idrogeologico, incendi, fauna selvatica – alla carenza di infrastrutture e servizi, tra cui anche l’accessibilità a internet e la presenza di sportelli bancari sul territorio. «Serve una connessione che consenta ai produttori di rimanere sul territorio, permettendo di fare tutto ciò di cui hanno bisogno in tempi ragionevoli: è quello che ci impegniamo a fare portando internet veloce dove non c’è» ha dichiarato Simone Bigotti, amministratore delegato BBBell. Luigi Zanti, direttore Piemonte e Liguria BPER, ha invece sottolineato che «anche dove abbiamo chiuso le filiali abbiamo mantenuto presidi di consulenza, garantendo la presenza di colleghi laddove un cliente abbia bisogno di servizi bancari dedicati sul territorio».
Anche nell’ottica di sostenere chi lavora, coltiva, alleva e trasforma in montagna, di recente il Presidio Slow Food dei prati stabili e pascoli (sostenuto da Eataly, Parmigiano Reggiano e Ricola) si è allargato, coinvolgendo nuovi produttori caseari dell’arco alpino e anche a una dozzina di apicoltori. L’impegno di chi custodisce attivamente le terre alte è importante per conservare ambienti fragili, minacciati anche dall’avanzamento delle foreste: oggi i boschi coprono 12 milioni di ettari, il 38% della superficie italiana.
Il prossimo evento importante dedicato a questi temi si terrà a Capaccio di Santa Sofia (FC), il 12, 13 e 14 novembre, con l’edizione 2025 di Oltreterra, organizzata da Slow Food Italia, Legambiente, Parco Nazionale Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, Romagna Acque-Società delle Fonti e AlberItalia. Per informazioni tenete d’occhio il sito www.oltreterra.it
Cheese 2025 è organizzato da Slow Food e Città di Bra, con il supporto di Regione Piemonte, il patrocinio del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste e del Ministero del Turismo, il contributo di Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, della Camera di Commercio di Cuneo, della Fondazione CRC e della Fondazione CRT, di Confcommercio Ascom Bra, del progetto LIFE della Commissione Europa, e di numerose realtà che credono nell'evento, a partire dai Main Partner: BBBell, BPER Banca, Confartigianato Cuneo, eVISO, Parmigiano Reggiano, Pastificio Di Martino, Quality Beer Academy, Reale Mutua. In Kind Partner Bormioli Luigi, Acqua San Bernardo e IP Industrie. Green partner sono Biorepack, Ricrea e CUKI. Area Partner: Alberto Marchetti, Baratti&Milano, Costadoro, Ricola e Sebach. Consorzio Terre Reali del Piemonte è Hospitality partner. Partner culturale è l’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale.





