Quest’anno il ponte di Ferragosto regala tre giorni pieni e la Granda si trasforma in un parco culturale a cielo aperto.
Nelle Langhe, il Castello Falletti di Barolo apre le porte al WiMu, il museo del vino firmato da François Confino, con le cantine che custodiscono l’Enoteca Regionale. Poco distante, a Serralunga d’Alba, si sale sulle torri del castello trecentesco perfettamente conservato, mentre a Roddi il maniero medievale racconta le vicende dei Falletti, dei Savoia e del celebre Pico della Mirandola. Nel Roero, il Castello degli Alfieri di Magliano Alfieri svela i soffitti in gesso delle case contadine e il “Teatro del Paesaggio”.

Nel Saluzzese, il Castello della Manta accoglie con le sue scene cavalleresche tardogotiche, e a Verzuolo si passeggia tra le mura restaurate. Fossano propone le visite guidate al maestoso Castello dei Principi d’Acaja, con salita alla torre panoramica. Tra le mete museali, spiccano Palazzo Salmatoris di Cherasco con la mostra su Napoleone, il Mu.Di di Alba, e i tre musei cittadini di Bra in formula “tutto compreso”.
A Savigliano, oltre al Museo Civico e alla Gipsoteca Calandra, si scoprono gli inediti gessi della famiglia Galateri e l’allestimento fotografico “Memento” in collaborazione con l’Accademia di Brera. Saluzzo offre un’intera costellazione di aperture: Casa Cavassa, Castiglia, Torre Civica, Casa Pellico, Villa Radicati. In montagna, il Filatoio di Caraglio racconta la seta europea, mentre a Pamparato le visite guidate portano tra le viuzze e i sapori di un borgo senza tempo.

Ma insieme ai turisti curiosi, purtroppo, a volte arrivano anche loro: i “maleducati dell’arte”. Quelli che scambiano le sedie d’epoca per poltrone da relax, che parlano al telefono come fossero in piazza Galimberti, o che si piazzano davanti a un quadro venti minuti “perché la luce non è quella giusta per il selfie”.

Per questo, anche nei musei della provincia, sta circolando il passaparola sul nuovo Galateo dei musei, un vademecum in 11 punti che dovrebbe diventare il passaporto d’ingresso di ogni visitatore modello.
Si parte dal bagaglio leggero (niente zaini da trekking in mezzo alle teche) e dal volume basso (la voce, non l’audioguida), fino all’ovvia regola di non trasformare la sala in un picnic (mica cosa scontata). Telefonate? Solo fuori. Flash e bastoni da selfie? Lasciamoli a casa.

E poi: non stazionare davanti alle opere per tempi biblici, non fotografare ogni centimetro, fare attenzione ai cartelli e alle zone vietate, non avvicinarsi troppo, non toccare le opere e – ultima ma non meno importante – non appoggiarsi alle pareti.
Regole semplici, che permettono di vivere la magia di un museo senza rischiare di fare danni… o figuracce.
Perché, in fondo, l’arte nella Granda come ovunque non è solo da guardare: è da rispettare, custodire e raccontare. Magari tornando a casa con un ricordo nitido nella memoria, più che in quella del telefono.




