Curiosità - 10 maggio 2024, 13:18

Dagli angrognini agli spaventapasseri: la maestra di Martel racconta la sua storia

La sua casa a Castellar è il quartiere generale della festa che si svolge ormai da trent’anni ma la sua carriera professionale iniziò dalla piccola scuola della Val Pellice

Silvia Isasia

Silvia Isasia

Ora, in pensione, ‘mette in riga’ gli oltre cento spaventapasseri che giungono ogni anno a Castellar per la festa a loro dedicata, ma nella sua carriera lavorativa si è occupata della disciplina e dell’educazione dei piccoli angrognini. Il cortile della casa di Silvia Isaia in via Maestra a Castellar infatti è il quartiere generale della Festa degli Spaventapasseri, che si chiuderà domenica 12 ed è giunta alla trentesima edizione. Lì, nei giorni precedenti all’inaugurazione dell’esposizione lungo le strade del paese, i manichini vengono radunati per poi essere distribuiti nelle diverse postazioni.

Ma dentro, nel salotto di casa, Isaia tiene ben in vista la foto della scuola di Martel, frazione di Angrogna, dove insegnò appena entrata di ruolo. “Allora vivevo a Paesana e scelsi quella scuola ad ‘occhi chiusi’, non sapevo dove fosse Angrogna” ammette.

Martel e le lacrime della mamma

Era ventiduenne e aveva fatto domanda per le scuole del Torinese perché nel Cuneese c’erano meno posti disponibili. Accettato l’incarico andò in ‘avanscoperta’ a Martel con il fidanzato Silvano Boretta, che poi divenne suo marito e che trent’anni fa ideò la Festa degli Spaventapasseri. “Feci anche un secondo sopralluogo con mia madre, Maria Bonetto, ma lei scoppiò in lacrime quanto vide quanto era isolata la piccola scuola” rivela Isaia. Era il 1976 e l’edificio ospitava una pluriclasse: “Il caseggiato era piccino molto semplice per certi aspetti ‘indietro’ rispetto agli standard delle altre scuole in quel periodo. Nelle aule di Paesana, ad esempio, c’era già l’impianto di riscaldamento mentre lì dovevo accendere la stufa a cherosene. La pavimentazione era in parquet grossolano e mi ricordo che il primo giorno di scuola mi inciampai e caddi davanti ai bambini – racconta –. Per l’occasione mi ero vestita elegantemente con la gonna e gli stivali coi tacchi, da quel momento ho scelto sempre abiti sportivi per andare a scuola”. Sorride ricordando che nei temi fatti successivamente dagli alunni sul primo giorno di scuola, l’evento principale che scrissero fu: ‘La maestra è caduta con la gonna’.

L’insegnante sullo spartineve

Silvia Isaia fu la maestra di Martel per due anni scolastici: il 1976/1977 e il 1977/1978, poco tempo dopo la scuola chiuse i battenti e gli alunni si spostarono a quella di San Lorenzo, capoluogo di Angrogna. Intanto lei aveva chiesto il trasferimento: “Il 14 maggio del 1978 mi sposai, rimasi poi incinta, e quindi chiesi di essere spostata vicino a casa”. Insegnò quindi in altri paesi tra cui Pagno e Castellar ma solo della scuola di Martel conserva una foto. “L’edificio di per sé era bruttino ma in quel posto sono stata accolta dalla gente con affetto. Io credo che mi abbiano voluto bene” riflette. Erano infatti le famiglie dei bambini ad ospitarla per il pranzo quando si doveva fermare a scuola anche il pomeriggio e quando nevicava troppo lo spartineve era sempre disponibile ad accompagnarla a scuola. “Con la mia Renault 5 arrivavo fino ad un certo punto e poi non potevo più procedere. Salivo quindi sullo spartineve per arrivare fino a Martel. A volte capitava che poi ad aspettarmi a scuola non ci fosse nessuno, se non un paio di alunni che erano riusciti a raggiungerla con gli sci. Tra di loro mi ricordo Mauro Bonnet per cui poi il fondo divenne una passione”.

In pellegrinaggio ad Angrogna

Ogni anno Isasia torna con suo marito in Val d’Angrogna in quello che definisce il ‘suo pellegrinaggio’: “Torno a rivedere la scuola, a visitare il cimitero di San Lorenzo dove riposa un mio ex alunno e ad incontrare un altro ex allievo, Andrea Bertramino. Lui è il mio tramite per mantenere i contatti”. Rinfresca così il ricordo dell’accoglienza austera ma calorosa che ha ricevuto ad Angrogna: “Per certi versi un ambiente molto legato alle tradizioni ma su altri punti all’avanguardia  rivela –. E soprattutto un paese che teneva molto alle sue scuole. Mi ricordo, ad esempio, che il Comune offriva la merenda a tutti i bambini”. Ma toccava a lei prepararla: “Prima di salire ad Angrogna mi fermavo in piazza Pietro Micca a Torre Pellice dove comperavo pane, marmellata o salumi, per poi riprendere la strada per Martel”.

Elisa Rollino

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