Alba - 21 gennaio 2024, 09:45

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Luigi Maria Epicoco

Commento al Vangelo del 21 gennaio, III Domenica del Tempo Ordinario e della Parola di Dio

La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, a Bra

La chiesa parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo, a Bra

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui (Mc 1,14-20).

Oggi, 21 gennaio, la Chiesa giunge alla III Domenica del Tempo Ordinario e della Parola di Dio (Anno B, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Luigi Maria Epicoco, docente incaricato di antropologia filosofica alla Pontificia Accademia Alfonsiana e alla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

«Mentre passava lungo il mare di Galilea, egli vide Simone e Andrea, fratello di Simone, che gettavano la rete in mare, perché erano pescatori». Il Vangelo di Marco, nel raccontarci il primo incontro di Gesù con i suoi discepoli, ci dice che c’è un dettaglio che precede la parola che si scambiano. Questo dettaglio è lo sguardo di Gesù: «vide Simone e Andrea». Credo che non sia mera descrizione di un fatto, ma anche messaggio per ognuno di noi. È Gesù che innanzitutto si accorge di noi, non è il contrario. È Lui che per primo fissa il suo sguardo sulla nostra vita. Si accorge di noi prima ancora che noi possiamo lontanamente pensare a Lui, ascoltarlo o prenderlo sul serio. E questa annotazione dovrebbe rasserenarci quando vediamo sterminate maree di persone, e di giovani soprattutto, che sembrano così affaccendati sulle loro cose, e ripiegati su se stessi da non sembrare neanche lontanamente interessati alla fede. È bello pensare che Gesù ha già lo sguardo fisso su di loro prima ancora che loro possano accorgersene.

Per quanto possiamo sforzarci di ignorare Dio, ciò non toglie che la fede nasce quando è Gesù a prendere l’iniziativa. Tutti siamo profondamente amati da Lui. Per ognuno Egli ha dato la Sua vita. Avere la fede significa sapere questo, ma non avere la fede non significa essere meno amati ai Suoi occhi, o meno preziosi al Suo cuore. Sapere di essere amati, cioè avere la fede, può fare davvero la differenza, ma non saperlo non ci mette fuori da Lui. Il dolo non è nel non avere fede, ma nel fare finta di non sapere questo quando invece questo in fondo lo sappiamo.

“Gesù disse loro: «Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini». Essi, lasciate subito le reti, lo seguirono”. Dovrebbe colpirci questa velocità con cui sono disposti a mettersi a camminare dietro di Lui. Ma non è un automatismo. Si può decidere anche di non ascoltarlo, di non prenderlo sul serio, di tornarsene a casa con tristezza e indifferenza. Siamo liberi, ma non potremmo esserlo se innanzitutto Lui non prendesse l’iniziativa di darci una scelta.

Silvia Gullino

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