Storie di montagna - 07 gennaio 2024, 09:45

STORIE DI MONTAGNA/94 - Una famiglia, un mandorleto e i bon bon di nonna Lena

Una storia che ancora oggi, Maddalena, racconta ad ogni Natale e che ha fatto scegliere a Matteo e Veriana, dell’azienda agricola Undes, di coltivare Mandorle nel nord del Piemonte

STORIE DI MONTAGNA/94 - Una famiglia, un mandorleto e i bon bon di nonna Lena

Se oggi ho potuto passeggiare in un mandorleto a 610 metri di altitudine nella provincia di Cuneo, nel piccolo comune di  Villar San Costanzo, lo devo a nonna Lena, al suo ricordo di bambina tramandato al nipote Matteo.

Oggi Nonna Lena ha compiuto 101 anni, un’infanzia difficile la sua. Siamo nel 1928, la mamma muore di parto e lascia lei di sei anni, il fratello Battista di 8 anni e Bartolomeo di 8 giorni. La mattina di Natale, del dicembre del ‘28, Maddalena, bambina si sveglia in lacrime, il primo Natale senza mamma. Il papà non capisce questo pianto e le chiede cosa stesse succedendo. In lacrime, la bimba risponde che vuole i “BON BON” di Gesù Bambino.

Il papà gli dà qualche soldo e la invita ad andare a comprarli, ma Lena vuole quelli che faceva la mamma! Infatti c’era una tradizione di famiglia. A settembre, la mamma di Maddalena raccoglieva le mandorle dall’albero davanti a casa, a Ceretto (CN), le seccava, le faceva tostare nel putagè (stufa) e qualche giorno prima di Natale le immergeva nel bianco d’uovo montato a neve e nello zucchero. Una volta asciutte le metteva in un fazzoletto bianco, con cui formava con cura un sacchettino, chiudendolo con un nastrino rosso! I suoi bimbi erano soliti trovare questo pacchettino sotto al cuscino al risveglio il giorno di Natale.

Una storia che ancora oggi, Maddalena, racconta ad ogni Natale e che ha fatto scegliere a Matteo e Veriana, dell’azienda agricola Undes, di coltivare Mandorle nel nord del Piemonte!

Certo un vecchio mandorlo del passato non è sicuramente una coltivazione pensata e produttiva del presente, ma quando questa famiglia, arrivata nella nuova casa, era indecisa su cosa coltivare, per aprire l’azienda agricola, ha messo in questo “qualcosa”il ricordo della nonna ed è stata una scelta vincente! Uno studio sul terreno e sulla varietà di mandorlo da scegliere, considerato anche l’inverno Piemontese, ha portato alla ricerca della piantagione più giusta.

Passeggiando tra il mandorleto, in questi giorni di caldo assurdo, mi sembrava incredibile essere a pochi chilometri da casa, e quando Veriana e Matteo mi hanno sporto una mandorla, rimasta incolta, prendendola tra le mani avrei voluto abbracciare Nonna Lena. 

Le prime piante sono state messe a dimora nel 2020, ma prima c’è stato un grande studio, una ricerca che è partita dalle ricette antiche dei dolci piemontesi, che spesso avevano le mandorle, soprattutto nel periodo natalizio. Ci sono testimonianze storiche di fine ottocento che parlano del mandorlo in Piemonte, nelle zone collinari o precollinari. Spesso utilizzato come pianta ornamentale, per i suoi fiori bianchi e profumati, fiorisce per primo durante la primavera e, in stagione, questo posto si trasforma: il bianco esplode, il profumo dolce diventa quasi insopportabile, ma la vista viene davvero ripagata. Sono state scelte delle varietà che potessero essere idonee per questo ambiente, quindi con una fioritura tardiva, ma che si potessero raccogliere prima delle piogge dell’autunno.

La domanda che tutti fanno a Veriana e Matteo è come è possibile che, a questa latitudine e in un territorio non vocato alla mandorla ci possa essere questa coltivazione?

Ai piedi delle montagne, senza che questo terreno sia irrigato, con l’utilizzo solo di concimi naturali, i 250 mandorli, impiantati, hanno trovato l’ambiente giusto. Conversando mi dicono :”Si tratta di una lavorazione autonoma, noi interveniamo solo con la potatura, lo sfalcio e dei sovesci. Non irrighiamo, ma curiamo le nostre piante e, da quest’anno, possiamo dire di avere avuto una buona produzione!” concludono mentre passeggiamo nel campo.

Oggi la maggior parte della produzione mondiale di mandorle arriva dalla California e questa piccola azienda agricola si sta impegnando per ridare spazio a questo prodotto che, visto il cambio climatico a cui stiamo assistendo, potrebbe essere un’ottima coltivazione per il futuro, andando a diversificarsi da castagni, noci e nocciole già molto presenti sul territorio.

Veriana e Matteo (di cui puoi trovare qui delle informazioni www.facebook.com/L__UNDES) sono stati tra i pionieri di questa coltivazione, e in seguito è nato il consorzio “Frutta Guscio Piemonte” con un ramo dedicato alla Mandorla del Piemonte, ed alcuni produttori stanno lavorando e  credendo in questo progetto.

L’unione fa la forza e per arrivare lontano e soddisfare le richieste che potranno arrivare, sviluppando le coltivazioni, è importante essere un gruppo.

 

 

Ma dove si possono trovare le mandorle di  questa azienda?

“Noi sviluppiamo una vendita diretta in cortile!” mi dice scherzosamente la famiglia “la nostra azienda ha come vocazione il contatto diretto alle persone. Siamo una famiglia molto affezionata alle tradizioni e alle lavorazioni, come per esempio per insacchettare, etichettare e preparare le mandorle da consegnare, partecipiamo tutti perchè anche questa è famiglia!” mi dicono sorridendo. 

“Alle nuove generazioni mancano due cose importanti: il tempo dell’attesa e il tempo della concretezza!” mi dicono ancora questi genitori “Sono due tempi che insegniamo ai nostri figli lavorando la terra, che non sono i tempi di un click, ma sono tempi reali che detta la natura!” concludono.

 

 

La strada per far conoscere la mandorla del Piemonte è ancora lunga, ma è iniziata ed è il primo passo verso un futuro diverso da quello che avremmo voluto, con coltivazioni che non avranno più un unico territorio, ma che potranno trovare altri ambienti favorevoli.

Questa famiglia, concreta, semplice, unita ha trovato nella terra un punto di unione e i prodotti che arrivano da qui sono un invito a riscoprire dei tempi lontani, a ritrovare dei ritmi lenti, a sgusciare una mandorla, che arriva dal nostro territorio pensando che, il ricordo di una nonna centenaria, ha lasciato il segno in questo presente dove spesso abbiamo troppo!

Andate a trovare Veriana e Matteo, assaggiate le loro mandorle, la farina di Pignoletto Rosso, un mais antico, e fatevi accogliere dalla stretta di mano concreta di gente comune che ha vinto una scommessa con una coltivazione unica e fuori dal coro!

Cinzia Dutto

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