Schegge di Luce - 31 dicembre 2023, 08:29

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Guido Colombo

Commento al Vangelo del 31 dicembre, Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe

In foto la statua del Beato Alberione (Santuario antico della Madonna dei Fiori, a Bra)

In foto la statua del Beato Alberione (Santuario antico della Madonna dei Fiori, a Bra)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui (Lc 2,22-40).

  

Oggi, domenica 31 dicembre, la Chiesa festeggia la Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (Anno B, colore liturgico bianco). 

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Guido Colombo, delegato nazionale dei Cooperatori Paolini e Consigliere provinciale della Società San Paolo. 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi. 

Eccolo, il commento. 

La centralità della famiglia nel cattolicesimo è un tema di importanza fondamentale, e il Vangelo di Luca, nel capitolo 2, ai versetti 22-39, proclamati in questa festa della Sacra Famiglia, offre un quadro ricco di significato sull’argomento.

Il passo evangelico inizia con la presentazione di Gesù al Tempio da parte dei suoi genitori, Maria e Giuseppe, secondo le leggi religiose dell’epoca. Questo atto sottolinea la conformità della Sacra Famiglia alle tradizioni e alla legge divina, dimostrando la loro fede e devozione.

La famiglia di Nazareth, guidata da Giuseppe e Maria, incarna i valori della vita familiare cattolica: l’amore, la dedizione reciproca e la sottomissione alla volontà di Dio. Questi valori si riflettono nel modo in cui questa giovane famiglia affronta le sfide, come la fuga in Egitto per sfuggire alla persecuzione di Erode, dimostrando una fiducia totale nella provvidenza divina.

Nel passo evangelico, Simeone e Anna emergono come figure chiave. Entrambi riconoscono in Gesù il Messia atteso e proclamano la luce che Egli porterà alle nazioni. Questo episodio sottolinea il ruolo centrale della famiglia nel piano divino di salvezza, in quanto Gesù è il fulcro attorno al quale ruotano le vite di coloro che gli sono vicini.

La figura di Maria, la Madre di Gesù, è particolarmente significativa. La sua accettazione del piano divino, espressa con il «Fiat» nel capitolo 1 di Luca, la posiziona come esempio supremo di obbedienza e fede. La sua maternità è anche un simbolo della maternità spirituale della Chiesa, unendo la dimensione familiare a quella ecclesiale.

Il cattolicesimo sottolinea la famiglia come luogo privilegiato di formazione umana e spirituale. La relazione tra genitori e figli è vista come un riflesso della relazione tra Dio e l’umanità. L’insegnamento della Chiesa sottolinea l’importanza di una famiglia solida nella trasmissione della fede e dei valori cristiani.

Il Vangelo di Luca, attraverso la narrazione della Sacra Famiglia, offre un modello di vita familiare improntato alla fede e all’amore. Questo modello è essenziale per comprendere la centralità della famiglia nel contesto cattolico. La famiglia non è solo un’istituzione sociale, ma un santuario in cui si coltiva la vita spirituale e si manifesta l’amore di Dio.

Dunque il Vangelo di Luca, nel tratto del capitolo 2 che abbiamo letto in questa festa, evidenzia la centralità della famiglia nel cattolicesimo. La Sacra Famiglia di Nazareth, con la sua obbedienza alla volontà di Dio e il suo amore reciproco, diventa un modello per tutte le famiglie cattoliche. La famiglia è vista come un luogo sacro in cui si vive e si trasmette la fede, contribuendo così alla costruzione del Regno di Dio sulla terra.

Il Beato Giacomo Alberione, figura di spicco nel panorama ecclesiastico del XX secolo, ha lasciato un’impronta indelebile attraverso il suo profondo impegno nella diffusione del messaggio cristiano. La centralità della famiglia nel suo pensiero e nell’opera emerge in modo eloquente attraverso la fondazione del periodico “Famiglia Cristiana” e dell’istituto “Santa Famiglia”.

Alberione, nato nel 1884, era un sacerdote visionario che comprese l’importanza di adattare la comunicazione ai tempi moderni per diffondere i valori evangelici. Nel 1931, fondò “Famiglia Cristiana”, un periodico che si proponeva di raggiungere le famiglie attraverso la stampa, veicolando messaggi di fede, speranza e amore. Questa iniziativa rifletteva la sua convinzione che la famiglia fosse il nucleo fondamentale della società e che influenzasse profondamente la crescita spirituale di ogni individuo.

L’approccio di Alberione non si limitò alla divulgazione attraverso la stampa. Verso la fine della sua vita, fondò l’istituto paolino di vita secolare consacrata “Santa Famiglia”, dedicato a promuovere la santità della famiglia e ad offrire supporto spirituale alle persone in vari contesti di vita. Questo istituto, composto da coppie di sposi che professano i voti religiosi, si impegna ad incarnare i principi della Sacra Famiglia di Nazareth, offrendo un modello di vita che abbraccia la preghiera, la comunione e la dedizione reciproca.

Attraverso il periodico e l’istituto, Alberione si sforzò di far emergere la bellezza e la sacralità della vita familiare. Riconosceva la famiglia come luogo privilegiato di formazione umana e cristiana, dove i valori trasmessi avrebbero avuto un impatto duraturo sulla società. La sua visione abbracciava la famiglia come elemento cruciale per il rinnovamento spirituale e sociale.

La fondazione di “Famiglia Cristiana” non solo fornì un veicolo per diffondere insegnamenti religiosi, ma creò anche uno spazio dove le famiglie potevano condividere le proprie esperienze, testimonianze e sfide. Questo scambio contribuì a creare un senso di comunità che andava oltre i confini geografici, promuovendo la solidarietà tra le famiglie cattoliche.

L’istituto “Santa Famiglia” si distingue per il suo impegno nella formazione spirituale, offrendo programmi educativi che enfatizzavano l’importanza della preghiera familiare, della catechesi e della partecipazione attiva nella comunità. Questo approccio integrato riflette la convinzione di Alberione che la santità della famiglia può realmente trasformare la società in profondità.

La centralità della famiglia nel pensiero e nell’opera del Beato Alberione si è dunque particolarmente manifestata attraverso la fondazione di “Famiglia Cristiana” e dell’istituto “Santa Famiglia”. La sua visione profetica ha influenzato generazioni di fedeli, sottolineando il ruolo cruciale della famiglia nella trasmissione della fede e nell’edificazione di una società basata sui valori evangelici. La sua eredità vive attraverso l’impegno costante di coloro che continuano a promuovere la santità della famiglia, ispirati dalla saggezza e dalla dedizione del Beato Alberione.

Silvia Gullino

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MAGGIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di LaVoceDiAlba.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

SU