Farinél - 05 novembre 2023, 17:05

Farinèl/ L’orgoglio di essere accolto nella missione di North Kinangop dallo stemma della città di Alba [FOTO]

Sentirsi a casa a 8mila chilometri da casa, dopo 24 ore di viaggio, due voli, tre aeroporti e il primo contatto con la realtà kenyota

Don Sandro Borsa con Bruno Frea e il giornalista Marcello Pasquero

Don Sandro Borsa con Bruno Frea e il giornalista Marcello Pasquero

Ricordo la prima volta che ho incontrato l’urologo Bruno Frea, a Radio Alba, accompagnato da Tommaso Lo Russo, durante una puntata del Marcello Press.

Era il 2019 e Bruno Frea, allora settantatreenne, raccontava della sua diciottesima missione in Africa, nell’ospedale di North Kinangop, in uno degli angoli più poveri del mondo.

Parola dopo parola quell’uomo dalla simpatia innata e dalla grande umiltà mi ha conquistato. In seguito, mi sono documentato e ho scoperto di avere di fronte un vero e proprio luminare dell’urologia, un uomo che ha salvato migliaia di vite nella propria carriera.

Mi aveva rivelato di amare profondamente il proprio lavoro e di non accettare, al compimento dei 70 anni, da direttore dell’urologia dell’ospedale Molinette di essere stato costretto alla pensione forzata. Quattro anni prima, mentre era direttore della Clinica Urologica di Udine, don Sandro Borsa gli aveva parlato, con una passione contagiosa, di un ospedale nel cuore del Kenya dove il Cuamm di Padova mandava in missione periodicamente equipe di medici, ma dove mancava la figura dell’urologo.

L’ispirazione per Bruno Frea era sempre stata il dottor Albert Schweitzer, Nobel per la pace, fondatore dell’ospedale di Lambaréné.

Niente era successo a caso nella sua carriera, fin da quando nel 1971 si era laureato in medicina, con l’unica certezza di voler diventare un bravo chirurgo. In quei giorni al padre venne diagnosticato un tumore al bacinetto renale e la scelta divenne naturale.

Da allora in 25 missioni Bruno Frea con i ragazzi specializzandi o già con la laurea specialistica in urologia, ha operato oltre 1.000 persone, in gran parte bambini, perché purtroppo in Kenya le malformazioni all’apparato genitale o le disfunzioni dovute alla malnutrizione sono estremamente frequenti.

Ascoltando e conoscendo sempre meglio questo eroe nato a Corneliano e tornato a Corneliano dopo il pensionamento, mi sono chiesto come potesse una missione come quella di North Kinangop, unica nel suo genere, a non essere conosciuta. Come potesse il lavoro di questi medici che tre volte l’anno partono a proprie spese pagandosi viaggio e visto, dedicano ogni volta due settimane al prossimo, non essere di dominio pubblico era per me un mistero.

Ho girato la domanda a Bruno Frea che mi ha risposto candidamente: “Io faccio l’urologo, ho 77 anni, don Sandro gestisce questo ospedale partito da una baracca e oggi divenuto un punto di riferimento per oltre 500 mila persone, tra cui tantissimi bambini, sei tu il comunicatore, occupatene tu”, investendomi di un compito molto importante e di grande responsabilità.

Ed eccomi qui, travolto dalla grande passione di Bruno Frea, grazie anche alla disponibilità dell’editore di Radio Alba Claudio Rosso e con il sostegno di Targato Cn e La Voce di Alba, con l’obiettivo di scrivere un libro con al centro le storie e i personaggi che orbitano intorno all’ospedale di North Kinangop.

Siamo arrivati da poche ore. Il viaggio è durato esattamente 24 ore, dalla partenza da casa alle 7 di sabato, in largo anticipo sul volo da Malpensa alle 13.35 per l’imbarco di bagagli pieni di generi di conforto, ma anche di medicinali e di attrezzature mediche fondamentali per la popolazione kenyota.

Scalo a Il Cairo prima di sei ore di volo verso Nairobi dove siamo arrivati alle 4.30 della notte. Dopo il trasporto su mezzi di fortuna, finalmente alle 7 (9 dell’ora locale), eccoci finalmente scorgere i bassi e dignitosi edifici dell’ospedale di North Kinangop, costruiti da tutto l’amore e l’energia di un uomo per cui non è esagerato parlare di santità, don Sandro Borsa, appunto. Con lui l’ospedale è cresciuto esponenzialmente e ora punta ad avere tre nuove sale operatorie, con il sostegno importantissimo della gente di Langhe e Roero.

Mi ha colpito piacevolmente entrare all’interno della foresteria della missione e vedere lo stemma della città di Alba, di nessuna altra città, solo di Alba, una visione che mi ha riempito di orgoglio e che mi ha fatto capire ancora di più quanto il nostro sia un territorio estremamente generoso.

Ora si parte, da domani inizieranno le visite e poi le operazioni al ritmo di dieci al giorno, dall’alba al tramonto incessantemente.

Il mio compito sarà raccontare l’opera di questi straordinari professionisti che ho l’onore di accompagnare e spero di poterlo fare al meglio in questa rubrica.

Marcello Pasquero

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