Alba - 22 ottobre 2023, 14:01

Farinèl/ Con Renato Ratti la città di Alba celebra uno dei più grandi innovatori dell’enologia italiana e mondiale

Mai troppo celebrato Renato Ratti incarna lo spirito dell’uomo che si è fatto da solo, un esempio fulgido per il progetto dal titolo “Per Aspera ad Astra” voluto dalla città di Alba con Fondazione Radici e Fondazione Crc. Un uomo capace di innovare e di imporsi, caso più unico che raro per un “albese” nell’astigiano proiettando il consorzio dell’Asti nel futuro

Renato Ratti - foto: Fondazione Radici

Renato Ratti - foto: Fondazione Radici

Domani, lunedì 23 ottobre, alle 21, nel Teatro Sociale di Alba la città del tartufo bianco ricorderà la figura del produttore vitivinicolo Renato Ratti, l’uomo dei due mondi, non solo perché era stato a lungo in Brasile, per la Cinzano, ma perché era riuscito a imporsi, caso più unico che raro per un albese, alla guida del consorzio dell’Asti Docg.

La ricorrenza da celebrare sarà i 60 anni dall’approvazione della legge promossa dal senatore Paolo Desana che nel 1963 istitutiva le Doc, le denominazioni di origine controllata che hanno profondamente impresso una impennata al valore dei vini italiani.

La serata rientra nel progetto “Per Aspera ad Astra”, realizzato in collaborazione con Fondazione Radici e grazie al sostegno della Fondazione CRC che ha promosso la realizzazione di otto video dedicati ad altrettanti patriarchi dell’enogastronomia albese.

A ideare e promuovere il progetto che ha visto il tutto esaurito in ogni serata, è stato l’assessore al Turismo e Città Creative UNESCO Emanuele Bolla che ha già in predicato una seconda fase di “Per Aspera ad Astra” dedicata ad altri patriarchi albesi.

Ma perché Renato Ratti merita di essere celebrato nel firmamento dell’enologia di Langhe e Roero, ma anche a livello nazionale? Semplicemente perché l’impronta che ha lasciato è stata indelebile, anche se il suo arrivo in Langa è stato, per molti versi, dettato dal caso.

Ratti era nato, infatti, a Villafalletto nel 1934 e si era trasferito in Langa, precisamente a Mango (dove vivevano i nonni), solamente nel 1948, a causa della morte del padre.

Sono gli anni d’oro della Scuola Enologica che diploma gli enotecnici che rivoluzioneranno il mondo del vino nostrano e non solo. Beppe Colla, Maurizio Gozzellino, l’inventore del Crodino, Ezio Rivella, Gigi Rosso e appunto Renato Ratti.

Rosso e Ratti non hanno ereditato vigneti, partono da zero, forti però di un’amicizia che li legherà sempre.

Renato Ratti nel 1953 ottiene il diploma di Enotecnico alla scuola Enologica di Alba ed entra nel mondo del lavoro prima alla Contratto di Canelli e poi alla Cinzano di Santa Vittoria d'Alba. Nel luglio del 1955 parte per il Brasile inviato dalla Cinzano, investendo i suoi guadagni in vigne di Langa per produrre vini.

Ratti capendo il futuro del Barolo invia regolarmente denaro a Gigi Rosso chiedendogli di acquistare vigneti nei luoghi più adatti. Gigi Rosso individua l’area dell’Abbazia dell’Annunziata di La Morra dove torna nel 1965 licenziandosi dalla Cinzano e iniziando la sua attività di produttore vinicolo nella zona di Mercenasco.

Nel 1971 l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba, che lo aveva avuto tra i fondatori, pubblica il suo primo libro “Della vigna e del vino dell’Albese” che rimane ancora oggi la più interessante, completa e documentata ricerca vinicola della zona, dalla quale non si può prescindere se si vuole conoscere la storia della nostra enologia.

Seguono poi, nel 1973, “Civiltà sul vino”, nel 1974, “Il manuale del saggio bevitore”, nel 1977, “Guida dei vini del Piemonte”, nel 1981, “Come degustare i vini”, nel 1985, “Conoscere i vini d’Italia”. A Ratti si deve anche la prima mappa dei grandi cru di Langa.

Il produttore arrivato da Villafalletto è stato uno dei primi a concepire il vino in termini moderni e su misura di un consumatore nuovo, a puntare sulla qualità, la delicatezza e l’equilibrio del prodotto ed è stato tra i promotori, con lo stesso Gigi Rosso, de “La Fiera del Vino di Pasqua”, ora Vinum. Schietto e libero, Ratticele, bre per le proprie vignette satiriche che realizzava durante le interminabili riunioni con politici e colleghi produttori, negli anni Ottanta fu spinto a lasciare la zona del Barolo e diventare direttore del consorzio dell’Asti Docg. Anche nella città dell’Alfieri Ratti seppe distinguersi promuovendo grandi innovazioni che hanno proiettato il consorzio astigiano tra i consorzi più coesi e ricchi d’Italia.

Morì prematuramente a La Morra nel 1988 lasciando un’impronta indelebile nell’enologia piemontese e non solo e oggi la memoria di Renato Ratti merita di essere viva anche grazie a iniziative come quella di domani sera nel Teatro Sociale di Alba.

Per partecipare occorre accreditarsi al link: https://forms.gle/hBkYzqC1osBKsfkr5

Marcello Pasquero

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