Attualità - 10 ottobre 2023, 18:13

All'istituto Cillario Ferrero di Alba gli studenti "pionieri" della coltura idroponica

La particolare metodologia di coltivazione delle piante, che ha innumerevoli vantaggi sul piano della sostenibilità e dell'inclusività, è al centro di un progetto che è stato presentato anche a Torino. Protagonisti gli studenti dell'indirizzo Gara

Gli studenti e la torre per la coltura idroponica

Gli studenti e la torre per la coltura idroponica

Un progetto innovativo, sostenibile, che promuove un approccio scientifico, la collaborazione tra studenti e che ha interessanti prospettive sociali: è quello sviluppato dagli studenti dell'istituto Cillario Ferrero di Alba, indirizzo Gestione delle acque e risanamento ambientale, sotto la supervisione delle professoresse Monica Romagnosi e Teresa Riggillo.

Al centro dello studio una particolare metodologia di coltivazione delle piante, quella idroponica, che prevede l’eliminazione dell'uso del suolo affidandosi completamente all'acqua e a soluzioni nutritive appositamente formulate, come spiega la professoressa Romagnosi. "Questo progetto, che coinvolge 10 torri idroponiche e 20 nursery è nato allo scopo di porre particolare enfasi sull'ambiente, con un focus specifico sull'acqua e sul risparmio idrico, nonché sulla preservazione da contaminazioni senza ricorrere a pesticidi. Si tratta di un sistema che consente una crescita rapida e salutare delle piante, sospese in un ambiente acquatico in movimento che permette un assorbimento efficiente di nutrienti e ossigeno".

I vantaggi sono innumerevoli e riguardano diversi settori, come spiega ancora la docente. "Il progetto promuove l'indipendenza da una filiera di consumo commerciale, garantendo un monitoraggio più accurato e una produzione più salutare. Questo si traduce in un abbattimento della povertà sociale e in una maggiore presenza di vegetazione nell'ambiente urbano. Un altro punto è la sostenibilità, con un risparmio idrico superiore all'80%, un minor impatto sul suolo, una crescita accelerata delle piante, la riduzione o l'eliminazione dell'uso di pesticidi e il controllo di nutrienti benefici per l'organismo. Infine, sebbene, l’agricoltura idroponica preveda l’uso di energia elettrica, attrezzature, strutture e telai, considerando le emissioni di CO2 a parità di prodotto ottenuto, i livelli di inquinamento prodotti dalle coltivazioni fuori suolo sono nettamente inferiori".

Il cuore del sistema è rappresentato dalle torri idroponiche, ciascuna dotata di 36 alloggiamenti per piantine, supportate da un serbatoio con una capacità di 60 litri d'acqua. "Una pompa spinge la soluzione nutritiva verso l'alto della torre- aggiunge la professoressa Romagnosi -, irrigando le radici delle piante, e un timer automatico regola il processo, garantendo alle piante l'ossigeno, l'acqua e i nutrienti necessari. Inoltre, le idroponiche da tavolo, con 12 alloggiamenti per piantine,"nursery", consentono di avviare la crescita dei semi iniziali, che successivamente vengono trasferiti alle torri per completare il loro ciclo di sviluppo".

Gli ingredienti fondamentali per la riuscita del progetto, che è stato presentato anche presso il teatro Colosseo a Torino, sono però la passione, la condivisione e la preparazione scientifica degli studenti. "La collaborazione tra studenti di diverse classi favorisce uno scambio di conoscenze più ampio e una migliore organizzazione, con gruppi preposti che monitorano il sistema ogni quindici giorni. Questo monitoraggio include rabbocchi idrici, rilevamento di elementi disciolti, temperatura e pH, tutti fattori essenziali per il successo del progetto".

Daniele Vaira

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