Alba - 01 ottobre 2023, 09:30

Farinèl/ Oggi è il giorno più atteso per la città di Alba: il giorno del 60° Palio degli Asini

Un giorno vissuto sognando di strappare il drappo del palio agli avversari in un tripudio di colori e suoni. Oltre Milleduecento volontari che prestano la loro opera e il loro tempo per rendere unico il proprio borgo e la propria città

La vittorio del Palio degli Asini 2022 del borgo albese Brichet (Credito Mauro Gallo)

La vittorio del Palio degli Asini 2022 del borgo albese Brichet (Credito Mauro Gallo)

Il giorno atteso un anno intero è arrivato. Il giorno da alcuno temuto, da altri agognato, il giorno segnato in rosso sul calendario di tutti i borghigiani, dal 2 ottobre scorso, data del Palio 2022.

Un giorno vissuto con il sogno di difendere ad ogni costo la vittoria, per i borghigiani dei Brichet, il borgo della piazza del popolo di Alba, piazza Pertinace, per la toponomastica, piazza San Giovanni per gli albesi, “Piassa dij Brichèt e di Cochèt” (trad Piazza dei piccoli avvallamenti e dei Bachi da seta), per chi semplicemente la vive o la frequenta.

Un giorno vissuto, invece, sognando di strappare il drappo del palio agli avversari per tutti gli altri borghi. Oltre Milleduecento volontari che donano quanto di più prezioso hanno: il tempo per il proprio borgo, per rammendare o cucire meravigliosi abiti, per far volare i vessilli con gli smalti del proprio borgo, per sbandierare, per mettere in scena meravigliosi episodi storici.

Quello del Palio degli asini rimane il giorno più bello e colorato della città di Alba che senza l’impegno dei tanti borghigiani non sarebbe la città che è, non avrebbe il fascino e la presa che ha sui turisti.

Il Palio 2023, il 60° della storia, il terzo che avrò l’onore di presentare, tornerà ad avere la dimensione goliardica di alcuni anni fa con il sorteggio integrale degli asini e quindi con una totale imprevedibilità che ha caratterizzato fin dall’inizio il palio dei ciuchini, notoriamente anarchici e poco avvezzi agli sproni dei fantini.

La leggenda vuole che tutto parta dal 1275 quando le città di Alba e Asti, da sempre acerrime nemiche, erano in guerra. Il 10 agosto di quell’anno una parte delle truppe astigiane misero a ferro e fuoco il Monastero di San Frontiniano situato a sud della città rivale.

A manifestazione della loro momentanea supremazia, gli astesi corsero un palio lungo le mura di Alba. L’episodio venne riportato anche dal cronista dell’epoca Guglielmo Ventura: una menzione documentale che costituisce la prima traccia storica del Palio di Asti.

La leggenda narra che, per farsi beffe del nemico riuscito semplicemente a sconfiggere una piccola comunità di frati senza scalfire minimamente l’integrità della città, il nuovo Podestà di Alba ordinò di correre un palio cittadino con gli asini.

Da quell’episodio storico nel 1932 il geniale Pinot Gallizio reinventa il palio moderno come evento popolare di svago e di divertimento cittadino e come campo di corsa fu scelta piazza S. Giovanni, detta anche “Piassa dij Brichèt e di Cochèt” (trad Piazza dei Bricchi e dei Bachi da seta). La città fu divisa inizialmente in 6 borghi: San Giovanni Postiglioni o della Stazione, Sagrinte nen (trad. non disperarti), Bonomo (trad. Buonuomo), San Lorenzo e Catena. Ogni borgo aveva un borgomastro che rappresentava tutti i borghigiani e, tutti insieme, partecipavano alla preparazione dell’evento. Tale evento non aveva solide radici storiche ma nacque con lo scopo di divertire, per emulare in modo goliardico il palio della storica città rivale di Alba: la città di Asti. A tal scopo fu così confezionato il primo palio: un drappo con su dipinta la testa di un asino e l’anno 1932. Il borgo vincitore della corsa deteneva il palio fino all’anno successivo, quando, alla vigilia dell’evento successivo, lo doveva restituire in modo tale da poterlo assegnare al nuovo vincitore.

Nel 1951 Osvaldo Cagnasso fece rinascere il palio, sotto il nome di “Giostra delle Cento Torri”.La città fu nuovamente divisa in quattro rioni: San Lorenzo, San Giovanni, San Damiano e Moretta, ma poterono partecipare anche i comuni di Canale, Guarene, Neviglie, Priocca, Barbaresco e Vezza.

Nel 1967, durante una riunione del comitato fiera si ebbe l’idea di ripristinare il palio degli asini durante la Fiera del Tartufo, aggiungendo una grandiosa rievocazione storica in costume del comune medioevale: “La Giostra delle Cento Torri”. L’entusiasmo dei promotori contagiò la città e ovunque vi fosse un bar nacque un borgo e assieme il suo comitato: al Calissano, storico bar del centro, nacque il Borgo San Lorenzo, al Rossetti il Borgo dei Sagrin, al Vecchio Elefante (non più esistente) il Borgo dei Brichèt, al Saionara (non più esistente) il Borgo delle Rane, al bar Principe il Borgo di Santa Barbara, al bar Piave (non più esistente) il Borgo del Fumo, al Croce Bianca (attualmente Hotel Medea) il Borgo dij Bijin (dalla frazione Piana Biglini) e al bar del Rondò il Borgo dei Passatempi. Altri borghi nacquero invece in abitazioni private come il Borgo dei Patin e Tesor, Borgo della Moretta, Borgo del Gallo, o San Frontiniano, e il Borgo Piassa d’Arme. Alla giostra presero parte dodici borghi andando a segnare così il periodo di maggior partecipazione all’evento. Il campo venne allestito in Piazza Duomo e Piazza Rossetti con data scelta nel primo ottobre, giornata inaugurale della Fiera del Tartufo. I premi che si stabilirono furono il Palio al vincitore, un paio di speroni dorati al secondo, un gallo di razza al terzo, una corona di quercia al quarto, un’insalata per il quinto e un’acciuga per il sesto.

Nel corso degli anni il Palio è cambiato perdendo borghi e vedendone nascere di altri, è cambiato il sito del campo (Piazza Cagnasso prima, poi Piazza A. Sarti, poi di nuovo piazza Cagnasso, piazza Medford e infine piazza del Duomo, ma è rimasto inalterato lo spirito che caratterizza i borghi albesi e i milleduecento volontari che ogni anno sfilano nelle vie cittadine con il sogno di vincere il drappo del Palio.

Oggi è quel giorno, il giorno del Palio, e oggi essere albesi ha un valore speciale, è essere parte di una comunità che si identifica in diversi smalti e in due colori: il bianco e il rosso dello stemma della città. Buon palio degli asini!

Marcello Pasquero

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