Farinél - 17 settembre 2023, 13:55

Farinèl/ Auguri all’uomo che scambiò il vino con l’acqua riscrivendo la storia della Langa

Giacomo Oddero ha compiuto ieri, sabato 16 settembre, 97 anni. A lui e a un gruppetto di amministratori coraggiosi si deve la costruzione dell’opera senza la quale oggi la Langa non sarebbe uno dei luoghi più amati e ricercati del mondo. “Per fare il vino buono, serve l’acqua buona” ha sempre ripetuto il “Farmacista di via Maestra”

Giacomo Oddero intervistato da Marcello Pasquero Archivio Radici-Murialdo

Giacomo Oddero intervistato da Marcello Pasquero Archivio Radici-Murialdo

Nella mia veste di direttore della Fondazione Radici ho compilato nel corso degli anni un calendario in cui sono segnate le date di maggiore rilievo per il territorio di riferimento di Langhe, Roero e Monferrato.

Il 16 settembre, e ormai me ne ricordo anche senza consultare il calendario, è una data importante perché in quel giorno è nato uno dei personaggi a cui più tutti noi che viviamo in questo territorio più dobbiamo: Giacomo Oddero.

Ho avuto la fortuna di intervistarlo per ben quattro volte per la Fondazione Radici per quasi 10 ore di videointerviste in cui Oddero si è raccontato e ha raccontato la genesi dell’opera che più di tutte ha cambiato la storia di questo territorio: l’acquedotto delle Langhe. Una storia che tutti gli abitanti di questo territorio devono conoscere e tramandare.

Ma andiamo per gradi: Giacomo Oddero nasce il 16 settembre 1926 in frazione Santa Maria di La Morra in piena Malora Fenogliana. Antifascista già dalla tenera età, la sua posizione lo porterà spesso a rischiare conseguenze anche gravi. Frequenta il liceo classico ad Alba prendendo il diploma nel 1946. Nel 1950 si laurea in Farmacia a Torino e diventa farmacista in via Maestra con l’indimenticato Luciano Degiacomi, fino al 1992. Negli anni Sessanta si avvicina alla politica attiva. La capacità di mediare, di ascoltare, senza mai imporsi, ma di prendere decisioni anche difficili lo portano a candidarsi sindaco a La Morra, carica che ricoprirà dal 1965 al 1970. Dal 1970 al 1987 è consigliere e assessore provinciale all’agricoltura. Dal 1976 al 1992 ricopre il ruolo di presidente della camera di commercio di Cuneo, dal 1992 al 2006 della Fondazione Crc. Presidente dell’Ente Turismo dal 1990 al 1995. Fonda l’acquedotto delle Langhe di cui sarà presidente dal 1971 al 1991. E’ stato presidente dell’Onaf, consigliere nazionale Onav ed è sommelier ad honorem.

Una carriera ricca di grandi risultati che si sarebbe tranquillamente potuta concludere su qualche poltrona d’oro in Regione o a Roma e che invece è stata interamente spesa per il proprio territorio.

L’ACQUEDOTTO DELLE LANGHE

La battaglia delle battaglie per il lamorrese è stata sicuramente quella per l’acquedotto delle Langhe.

“Per fare il vino buono ci vuole l’acqua buona”, è la frase che ha sempre ripetuto Giacomo Oddero.

In una delle interviste che ho realizzato Oddero ha raccontato: «Il professor Dall'Olio, che era il preside della scuola enologica, diceva sempre ai suoi allievi: "Prima di fare una cantina, guardate se avete la possibilità di avere l'acqua a disposizione, se no lì non fatela"».

Cosa sarebbe la Langa oggi senza l’acquedotto? Sarebbe ancora quella di 80 anni fa, raccontata dal “Farmacista di via Maestra”: «Sono nato nel 1926, la mia prima vendemmia è stata a 15 anni; quindi, si può dire che ho vendemmiato più di 75 volte. Ricordo la prima: c'era ancora il bue che portava a casa le bigonce piene di vino, la pigiatura si faceva in grossi tini coi piedi. Si torchiava a mano e specialmente gli ultimi pezzi, le ultime torchiature erano veramente dure e difficili ed erano fatte dagli uomini più robusti. Già allora avevo capito che il problema più grande di queste colline era la mancanza di acqua».

Un’idea a cui Oddero inizia a lavorare dal 1965 quando diventa sindaco di La Morra, comune che aveva costituito un consorzio con Verduno, prelevava l'acqua in un pozzo vicino all'alveo del Tanaro. L'acqua che veniva pompata non era delle migliori, era del subalveo del Tanaro, molte volte era fangosa, tutte le altre era di scarsa qualità e costava molto.

«Indissi una riunione con i capi famiglia di Santa Maria e dell’Annunziata, avevo scoperto che lo stato copriva il 50% delle spese se si costruiva un acquedotto rurale e sono riuscito a convincerli ad autotassarsi per realizzare questo acquedotto rudimentale. Furono i primi passi. Quando venni eletto assessore all’agricoltura della provincia, il presidente Mario Martini mi disse: “C’è un’idea grande di portare l'acqua dalle montagne del cuneese fino alle Langhe, sono 20 anni che se ne parla, ma nessuno ha mosso un dito”. Il giorno dopo andai a vedere la sorgente in Val Corsalia, nel monregalese, una tubazione di 150 metri abbandonata, invece di farmi prendere dallo sconforto decisi di provarci e accettai di diventare presidente del Consorzio Acquedotto delle Langhe e delle Alpi cuneesi».

Mancano i finanziamenti, il Genio civile di Cuneo non crede nel progetto, i comuni di montagna, con in prima fila Limone Piemonte, non vogliono cedere l’acqua, da Roma non arrivano i finanziamenti. «Ci sono voluti anni di discussioni con i sindaci di Limone e dei paesi limitrofi fin quando capimmo che per avere l’acqua dovevamo portare loro del vino, credo sia stato del Barolo più che nostro il merito se alla fine vennero a più miti consigli e ci consentirono di collegarci alla sorgente».

Il resto lo fece il Ministro Donat Cattin che conosceva molto bene le Langhe e che chiese alla provincia di preparare un progetto, firmato da tutti i parlamentari della provincia per ottenere 7,5 miliardi di lire dalle casse dello stato e 3,5 miliardi dalla giovane Unione Europea.

Ci sono voluti anni di battaglie ma oggi le case di tutti i paesi di Langa hanno l’acqua corrente e grandi serbatoi garantiscono l’autonomia per 4 giorni per 220 mila persone e migliaia di aziende. Se le Langhe sono passate dalla Malora al benessere, dal non essere citate sulla guida Michelin ad avere la più alta concentrazione di ristoranti stellati nel mondo, parte del merito lo si deve a Giacomo Oddero e a chi con lui capì l’importanza di portare l’acqua sulle nostre colline.

 

IL VIDEO DELL’INTERVISTA A GIACOMO ODDERO

NEL VIDEO l’intervista a Giacomo Oddero a partire dal Minuto 21.00

https://www.youtube.com/watch?v=H53FSUvoQJY

Conoscevo a La Morra un povero diavolo, un brav'uomo che aveva un bue solo con un corno rotto, che trascinava "an rabel" (una slitta per portare il materiale, trainata da buoi). Lo vedevo passare e mi dicevo: "Poveraccio, tutto quello che ha è un bue con un corno rotto".

Quando, in seguito son diventato presidente della Camera di Commercio di Cuneo, ero in farmacia, ad Alba, in via Maestra, questo signore mi telefona da La Morra e mi dice: "Lei che è presidente non potrebbe portarmi su un documento alla Camera di commercio? Ho comprato una piccola vigna a Barolo, vorrei inserirla nell'albo dei vigneti".

Gli rispondo "Ben volentieri", mi deve portare tutti i documenti". Lui da lassù mi dice: "Posni nen feie n'fax?" (Non posso mandarle un fax?).

Lui aveva il fax, io non ce l'avevo in farmacia, allora sono andato nella sede centrale di Alba della Cassa di Risparmio di Cuneo, ma non avevano il fax.

Io in farmacia non avevo il fax, la sede centrale della Cassa di risparmio di Cuneo non aveva il fax, ma quell'uomo che quindici anni prima girava solo con un bue con un corno rotto oggi aveva il fax in casa. Aveva già capito che bisognava essere dinamici, moderni per conquistare il mondo come lui poi ha conquistato. I vini di quest'uomo sono a New York, nelle vetrine dei negozi più rinomati di New York.

Ho detto: "La battaglia è vinta"

(Giacomo Oddero)

Marcello Pasquero

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