Schegge di Luce - 04 giugno 2023, 08:29

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Kenneth Nnadi dei Salesiani di Bra

Commento del Vangelo della Messa di domenica 4 giugno, solennità della Santissima Trinità

“Gesù e Nicodemo”, disegno dell’artista braidese Pinuccia Sardo

“Gesù e Nicodemo”, disegno dell’artista braidese Pinuccia Sardo

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio» (Gv 3,16-18).

Oggi, domenica 4 giugno, la Chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità (anno A, colore liturgico bianco). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Kenneth Nnadi dei Salesiani di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole, uniti al bel disegno di Pinuccia Sardo, per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Dopo le solennità dell’Ascensione e della Pentecoste, la liturgia ci fa vivere il cuore del mistero della nostra fede, quello della Santissima Trinità. Il brano giovanneo proposto, a prima vista, non sembra parlare di questo grande mistero. Ma una meditazione approfondita della pericope ci immerge nel vivo del discorso.

Il contesto è il dialogo notturno tra Gesù e Nicodemo, un fariseo e maestro della legge. Gesù risponde alle sue domande e, nel monologo che segue, pronuncia le parole che la liturgia ci propone oggi. Anzitutto Gesù rivela il progetto di amore di Dio nella missione del Figlio Unigenito. Un progetto che scaturisce dalla natura e dall’essenza stessa di Dio, che è comunione di amore.

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, Unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna». Gesù ci presenta il Padre con due verbi che dicono, non tanto ciò che fa Dio, quanto piuttosto ciò che Lui è. Dio ama. Dio si dona. Il Dio di Gesù Cristo non abita negli schemi filosofici che gli uomini hanno costruito: Lui ama ed è bramoso di amore.

Dio è comunione di amore che si dona al mondo. Dio è capace di sentire. Dio è capace di patire. Dio è capace di affetto! Il Padre, che eternamente genera il Figlio, per amore invia il Figlio al mondo. Il Figlio, che è eternamente generato, per amore accetta di essere inviato. Questo circolo di amore è possibile, grazie al reciproco donarsi tra il Padre ed il Figlio, così che l’Uno vive per l’Altro. Nel continuo donarsi del Padre, Lui dona anche il Suo Spirito, la Sua stessa vita, la vita eterna. E il Figlio, a sua volta, lo dona al mondo.

L’offerta del Padre al mondo, nel Suo Figlio, è la salvezza del mondo. «Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui». Questa è la missione del Figlio, rivelare l’amore del Padre e comunicare la Sua stessa vita al mondo. Questo grande dono gratuito interpella la libertà del mondo, dell’umanità. E con la stessa categoria di amore si opera la differenziazione tra chi accoglie e chi non accoglie. «Chi crede in Lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato». Il giudizio avviene tramite l’accoglienza o la non accoglienza del Figlio.

La fede cristiana non si riduce nell’atto formale di professione, ma nell’amare come Gesù ha amato. Dio ama, si dona ed entra in relazione. Così siamo chiamati anche noi ad amare nel dono di noi stessi. L’amore è “essere per l’altro”.

Silvia Gullino

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