C'è un clima decisamente più disteso in casa ACDA, l'azienda cuneese dell'acqua. E mentre chiacchieriamo al telefono con il suo presidente, Livio Quaranta, è con un certo entusiasmo che ci informa che a Gaiola, dove vive, sta tuonando.
Domani sarà un'altra giornata di maltempo sulla Granda, nell'area saluzzese addirittura da allerta arancione, per il rischio idrogeologico.
Ma la pioggia, dopo due anni di siccità, sono una benedizione per il territorio. "Quelle del weekend scorso - sottolinea Quaranta - sono state meno violente del previsto. I nostri fiumi principali raramente provocano gravi danni, Tanaro a parte. Preoccupano sempre di più i corsi d'acqua secondari. E le frane, che sul nostro fragile territorio sono frequenti e creano danni alle opere pubbliche o ai provati, coinvolgendo le abitazioni".
Ma la pioggia è stata davvero un toccasana per le sorgenti. "Abbiamo sospeso i rifornimenti. Stiamo gestendo i problemi della torbidità dell'acqua, come è successo a Bernezzo, dove per due giorni fa c'è stato il divieto di consumo per scopi potabili e alimentari. Ma è una conseguenza normale, che si risolve in fretta... non possiamo mettere l'ombrello alle sorgenti".
Deficit idrico rientrato? Purtroppo no, sottolinea il presidente di ACDA. "Pochi giorni non sono sufficienti a superare il gap di due anni di mancanza di pioggia. E' però difficille dare una risposta, perché noi vediamo la superficie, non quello che succede sotto terra, nelle falde".
C'è anche il grande tema della conservazione dell'acqua. Come conservare tutta la pioggia che scende, a maggior ragione quando gli eventi sono sempre più rari? Su questo Quaranta ha pochi dubbi: "Non credo nei grandi bacini, perché hanno dei rischi importanti e anche i tempi di realizzazione sono troppo lunghi. Servono, a mio avviso, dei bacini diffusi, magari dati dal recupero di quelli dell'Enel abbandonati. Penso a Roccasparvera, a San Damiamo Macra. Abbiamo censito tutto quello che esiste sul territorio. Il Politecnico ha ora il compito di fare una riflessione proprio su questo. La Valle Grana si sta già attrezzando. Perché non creare dei laghetti semiartificiali di accumulo lungo il fiume Stura, per esempio? Potrebbero anche assorbire le eventuali piene...".