Attualità - 15 febbraio 2023, 13:03

La siccità preoccupa il mondo della viticoltura di Langhe e Roero

Stanno terminando i lavori di potatura e le piante, in riposo vegetativo, presentano un legno asciutto. Non mancano i timori per il futuro, ma per ora non si fanno previsioni e si guarda a soluzioni per preservare la qualità

Il gelo notturno è un importante fattore climatico che sta aiutando la vite in questo periodo di prolungata siccità

Il gelo notturno è un importante fattore climatico che sta aiutando la vite in questo periodo di prolungata siccità

“Piove, senti come piove, senti come viene giù”. I versi del celebre successo di Lorenzo Jovanotti poco si addicono ai tempi correnti. Purtroppo è così: continua il periodo di siccità anche in Langhe e Roero, a conferma di come il Piemonte sia diventata una delle regioni meno piovose, e non solo in Italia.

Una mancanza d’acqua che, se da un lato preoccupa fortemente in vista dell’estate, soprattutto le zone dove l’irrigazione è fondamentale per la crescita di frutta, verdura e cereali, inizia a intaccare le risorse idriche a uso potabile e fa guardare al futuro in modo incerto anche nel settore della viticoltura.

La vite sta dimostrando la sua resistenza e adattabilità al surriscaldamento e la vendemmia sorprendente dello scorso anno lo ha confermato, ma ci si chiede se le piante saranno in grado di affrontare un teorico altro anno caldo, soprattutto con poca acqua a disposizione.

Avvisaglie preoccupanti si vedono in queste settimane, in cui si stanno concludendo le operazioni di potatura: il legno delle piante è secco e asciutto e la pianta sembra essere in uno stato sicuramente non di piena salute. Ci si accorge di questo anche nel momento in cui si lega il tralcio al primo fil di ferro per indirizzare la crescita della pianta: si ha timore di spezzarlo.

Su questo quadro non mancano le diverse riflessioni: si va dalle drastiche previsioni di una prossima vendemmia fatalmente scarsa alla speranza di un clima che, in primavera, potrebbe regalare abbondanti piogge. Forse un sogno, di questi tempi, ma tutta l’acqua che scenderà sarà ben accetta, ovviamente senza eccedere in eventi atmosferici violenti, che, come vediamo, sono in aumento anche in Europa proprio per il cambiamento delle correnti.

«Continuiamo a vivere una situazione anomala che si basa su un trend di andamento climatico preoccupante – dichiara Andrea Ferrero, direttore del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe e Dogliani – che sta condizionando non solo le colture, ma anche la nostra quotidianità. Se guardiamo alla viticoltura ora le piante sono in riposo vegetativo, e si è quasi al termine della potatura, con diversi filari già in fase di legatura del tralcio. Finché non ci sarà il risveglio vegetativo non possiamo fare previsioni di sorta, ma soprattutto in base alle piogge che si sperano presenti nei prossimi mesi.

Certo, la vite ha dimostrato di essere forte e resistente, e la vendemmia dello scorso anno è andata oltre ogni previsione, con un calo di produzione per la nostra zona pressoché nullo. Ma tutto dipende dalle precipitazioni: in mancanza si andranno ad affrontare eventuali problemi molto seri anche per l’uso consueto dell’acqua».

Nel frattempo non bisogna stare con le mani in mano, però: «Ora bisogna sicuramente agire per prevenire le criticità: è giusto pensare a microinvasi, a metodi di ombreggiatura, alla riduzione dell’evaporazione dal terreno, ragionare sui terreni, sulle esposizioni. Ma, ripeto, tutto dipende dall’andamento climatico. Per i prossimi giorni non sono previste precipitazioni, ma almeno il freddo notturno e mattutino aiuta le piante», le parole conclusive del direttore.

«Il problema è grave - afferma Francesco Monchiero, presidente del Consorzio Tutela del Roero - e lo stiamo vivendo con apprensione. Nel Roero lo scorso anno la siccità ha portato a cali di produzione importanti, di circa il 17%, tenendo conto anche dei 30 Ha di nuovi impianti entrati in produzione. C’era bisogno di un inverno almeno piovoso, ma ciò non sta avvenendo. Si spera che la pioggia possa arrivare almeno nella prima fase di risveglio vegetativo della vite, tra circa un mese e mezzo. Se questo non avverrà la situazione diventerà sicuramente ancora più preoccupante».

E il direttore riflette su due aspetti: «Ci sono due fattori da tenere in considerazione - continua Francesco Monchiero - e riguardano la qualità e gli eventi atmosferici. In Piemonte, regione già poco piovosa in generale, la viticoltura ha sempre puntato sulla qualità, con un disciplinare che prevede solo l’irrigazione di emergenza. Una soluzione che è sempre stata vincente e ottimale.

Ora che il clima sta cambiando così repentinamente, facendoci vivere situazioni straordinarie che si spera non diventino ordinarie, dobbiamo ragionare su nuovi strumenti e eventuali scenari finora non contemplati. 
Per fare questo è giusto ragionare sulla costruzione di microinvasi e su soluzioni che favoriscano l’irrigazione controllata.

In seconda battuta, se guardiamo ai millimetri di pioggia caduti, siamo nella media, ma gli eventi atmosferici sempre più violenti li concentrano in pochi giorni, non permettendo all’acqua di penetrare nel terreno. Ora è tempo di prevenire per il futuro e di sperare nella pioggia».

Livio Oggero

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