Penso di non esagerare dicendo che, tra oltre cento eventi di alto valore e ottima qualità, la digitalizzazione del fondo Fenoglio sarà l’eredità più grande che ci lasceranno i dodici mesi del centenario dedicato al grande scrittore albese.
La digitalizzazione di quaderni manoscritti, fogli dattiloscritti, redazioni complete e bozze, traduzioni dall'inglese e testi teatrali è stata resa possibile grazie al sostegno di Banca d’Alba ed è stata realizzata da Promemoria Group, un’istituzione del settore, l’azienda a cui si è affidata anche la fondazione Radici, di cui mi onoro di essere direttore, per la realizzazione di quello che diventerà il “Grande archivio digitale della memoria” di questo territorio.
È stata resa possibile soprattutto grazie alla generosità di Margherita Fenoglio e del figlioccio di Beppe Daniele Cerrato che hanno messo a disposizione di chi li vorrà studiare, centinaia di documenti finora conservati (bene e con tutta la cura del caso) in un cassetto.
Potevano tenerli nel cassetto, nessuno avrebbe potuto biasimare Margherita e Daniele, ma per fortuna non l’hanno fatto e, sono certo, Beppe Fenoglio ne sarebbe stato fiero.
Il grande scrittore albese è stato ed è lo scrittore del popolo, o meglio di un popolo, il suo, è stato il cantore di una condizione contadina e umana di miseria di cui probabilmente si sarebbe persa la memoria.
Come ha ricordato il presidente di Banca d’Alba Tino Cornaglia “Non c’è futuro senza memoria”. Senza l’opera di Beppe Fenoglio probabilmente tanta di quella retorica, nel significato più nobile e antico del termine, su cui si fonda l’attuale benessere dell’albese e della Langa, un benessere costruito sulla fatica, sul sudore, sui sacrifici, oggi non avrebbe radici, non avrebbe un vocabolario, non avrebbe i mezzi per essere tramandata.
Parte da questa convinzione la spinta a realizzare un progetto come “Omero non deve morire” che sarà svelato domenica 12 febbraio nel Teatro Sociale. Dalla convinzione che la memoria del Beppe Fenoglio che scriveva tra le vie di San Benedetto, delle sue partite a balon, ma anche dell’incendio del piccolo paese di Langa, delle feste di un tempo, delle tradizioni, non debba e non possa essere perduta. Omero non deve morire, appunto.
Per questo la Fondazione Radici ha creduto in questo progetto che ha visto come curatore il professor Piercarlo Grimaldi, che è arricchito dalle splendide fotografie di Bruno Murialdo e dalle riprese di Daniele Ferrero. Sei mesi di lavoro sostenuti da Alba città creativa Unesco e dal centro studi “Beppe Fenoglio” per urlare al Mondo, ancora una volta, ma non sarà mai abbastanza, che Omero non deve morire.
E Omero per questa terra è stato Beppe Fenoglio, non è stato l’unico, per fortuna, ma è sicuramente stato il più grande, quello che ha saputo cristallizzare con quegli scritti così sudati, così faticati, quasi come se i fogli fossero intrisi di quella terra grama così difficile da lavorare.
Da oggi sarà possibile per chi lo richiederà, da qualsiasi angolo del pianeta, sfogliare digitalmente i quaderni di Beppe Fenoglio, leggerne le pagine, sentirne l’anima, la passione di cui sono pregne, sarà possibile zoomare sulla correzione a matita, sull’accento tratteggiato a mano andando a scoprire una curiosità prima inafferrabile. Sarà possibile conoscere ancora meglio quell’uomo così taciturno; eppure, capace di capire l’anima della Langa e dei langhetti meglio di chiunque altro.
Non basta, perché sarà possibile farlo domani, dopodomani, ma anche tra dieci o cento anni, sempre con la stessa straordinaria qualità. Ecco perché penso, e ne sono fermamente convinto, che tra mille cose belle che resteranno del centenario fenogliano, la digitalizzazione dei suoi scritti sia la più importante.





