Economia - 09 maggio 2022, 15:31

Rossetto dà i numeri di Egea: «Bilancio 2021 migliore di sempre, produzione sopra gli 1,5 miliardi» [INTERVISTA]

Declinata la proposta d’acquisto di Iren. Il presidente del consiglio di sorveglianza: "Sul settore energia in corso valutazioni per la ricerca di un partner, ma di minoranza, rigorosamente industriale e specialistico"

Il quartiere generale albese del Gruppo Egea

Il quartiere generale albese del Gruppo Egea

Nessuna cessione né affitto di ramo d’azienda a Iren. Piuttosto la valutazione di un possibile apparentamento con un socio industriale, rigorosamente di minoranza, che possa incrementare l’autonomia del gruppo albese sul fronte della produzione di energia elettrica.
Dopo l’aggiornamento offerto dal sindaco Bo durante il Consiglio del marzo scorso, nelle stanze del municipio albese si è tornato a parlare dell’ipotesi di cessione di Egea Commerciale al colosso con radici a Torino.
La sede è stata quella della seduta della III Commissione consiliare convocata nei giorni scorsi dal presidente Claudio Tibaldi, alla quale la multiservizi ha partecipato col presidente del suo Consiglio di Sorveglianza, l’ex sindaco Beppe Rossetto, col capo dell’amministrazione finanza e controllo di Egea Valter Bruno e col direttore relazioni del gruppo Sebastiano Contegiacomo. Un confronto col quale l’azienda ha informato il Comune di Alba, suo principale socio pubblico con una quota di poco superiore al 5%, di quanto realmente accaduto nelle scorse settimane dopo la proposta di Iren di entrare nel suo capitale. Ne parliamo con Beppe Rossetto, che al nostro giornale ha ribadito e precisato quelli che rappresentano i piani della multi-utility.   

Partiamo dai numeri. In commissione sono emersi dati importanti per il bilancio 2021.
Abbiamo dato una pre informativa sul consolidato di prossima approvazione coi risultati di 26 delle 40 società del gruppo. Numeri ancor suscettibili di piccoli scostamenti, comunque migliorativi, in vista dell’approvazione di fine giugno. Ma possiamo già anticipare che si tratta del miglior bilancio nella storia del gruppo.

Di che cifre parliamo?
Un valore della produzione che supera i 1.515 milioni di euro. Erano 927 milioni nel 2020, 980 nel 2019. Per la prima volta Egea supera il miliardo di euro, con un incremento sull’esercizio precedente davvero importante. Questo dato è abbastanza definitivo e somma la parte commerciale, intorno agli 1,2 miliardi di euro raggiunti da Egea Commerciale, mentre la parte restante, oltre 300 milioni, arrivano dall’ambito di attività che potremmo dire industriale: la produzione di servizi nei campo energetico, del ciclo idrico e del ciclo dei rifiuti.

A cosa si deve un simile incremento?
Principalmente a due fattori. E’ facile comprendere come quello di gran lunga principale è ovviamente collegato all’incremento del costo dell’energia. Egea Commerciale vende l’energia che in buona parte compra da fornitori all’ingrosso e vende ai clienti finali, solo una piccola parte viene prodotta da noi. Aumentando i costi si è ovviamente accresciuto il prezzo di vendita, e quindi il valore della produzione. Un’altra voce, meno rilevante, riguarda l’acquisizione di Etambiente, società che gestisce il settore igiene ambientale in alcune aree della provincia torinese, ma soprattutto in Toscana, nel Lazio e in Sardegna, in città come Cagliari ed Elmas. Si è trattato di un’acquisizione strategica all’interno di Egea Ambiente, che ci consente una presenza in nuovi territori e che ha pesato per 40 milioni di euro sul valore della produzione.

Altri indicatori significativi?
Va sicuramente sottolineata la riduzione della posizione finanziaria netta (Pfn, indebitamento netto), passata dai 184 milioni di fine 2020 a 119 milioni del 2021. E’ quindi migliorata l’esposizione, ma anche i margini. Un dato estremamente importante riguarda infatti l’incremento dell’Ebitda, passato dai 37 milioni dell’ultimo bilancio ai 66-68 milioni di euro di fine 2021. Il rapporto tra la posizione finanziaria netta e il margine operativo lordo, cioè l’idoneità dei margini a sostenere l’indebitamento, è così passato dal poco meno di 4,9 di fine 2020 all’1,8. Un dato davvero positivo considerato che in questo tipo di società si ritengono già ottimali valori intorno al 3-3,5%. A questa situazione consegue l’utile netto: era poco oltre i 6 milioni nel 2020, è diventata 16,5 milioni alla fine del 2021. Dall’utile di gruppo si risale a quello della capogruppo Egea Spa, quella partecipata dai Comuni. Era poco oltre 2 milioni e arriva a 2,8-2,9 milioni. Anche questo dato è in netto miglioramento e avrà un effetto diretto sui dividendi Comuni. Alba ad esempio riceverà una cedola superiore ai 100mila euro.

Parliamo dell’offerta Iren?
Intorno al 20 marzo Egea Commerciale ha ricevuto da Iren una proposta articolata in questo modo: l’affitto per un certo numero di mesi di Egea Commerciale, a partire dal 1° aprile, e a seguire la sua acquisizione per un valore prestabilito di oltre 101 milioni di euro. Noi ovviamente a questa proposta non abbiamo risposto subito, non abbiamo dato seguito. Un paio di giorni dopo Iren fa una comunicazione pubblica annunciando di essere vicina a un’intesa per acquisire prima l’affitto di ramo d’azienda e a seguire l’acquisizione tra il 80% e il 100% di Egea Commerciale. Quell’uscita crea un qualche scompiglio anche perché Iren è una società quotata. E da quella nasce quello che considero un intervento un poco maldestro del consigliere regionale Marello, che si è riferito a una comunicazione di Iren effettivamente avvenuta, peccato che il suo contenuto non fosse vero.

Per nulla?
Era vero che a decorrere da marzo Egea aveva avviato contratti di fornitura con Iren, voluti anche per diversificare le nostre fonti di approvvigionamento e in ragione di favorevoli condizioni sui tempi di pagamento. Qualcuno può aver pensato che, considerato il momento di forti tensioni anche finanziarie che tutto il comparto sta vivendo, fosse una condizione sufficiente per espandersi nella nostra direzione, ma non è stato così. Da qui l’incidente, subito chiuso anche alla luce dei buoni rapporti da sempre intercorsi tra Egea e Iren. Il fatto che loro abbiano avanzato una siffatta proposta d’acquisto è anche un segno dell’attrattività di Egea. Peraltro nella loro offerta Egea Commerciale veniva valutata ben oltre gli 80 milioni di euro nella quale il suo patrimonio figura a bilancio.

Offerta rifiutata, in ogni caso.
Settimane dopo l’abbiamo formalmente declinata, valutando che una simile partnership non sarebbe valsa come un segnale di rafforzamento per il gruppo, ma piuttosto di indebolimento.  


[Da sinistra Beppe Rossetto, presidente del consiglio di sorveglianza di Egea Spa, e PierPaolo Carini, presidente e ad del gruppo]


Il comparto energia è però fonte di preoccupazione.
Noi vendiamo energia comprandola in buona parte da terzi. La quota auto-prodotta da rinnovabili è in crescita, ma ancora minima. Questo fa ovviamente sì che siamo soggetti all’andamento dei costi di acquisto, cui applichiamo uno spread che ci consente margini in aumento perché riusciamo a moltiplicare quello spread per un numero di clienti costantemente in crescita. Ma Egea Commerciale ha un valore della produzione per 1,2 miliardi e un Ebitda di 15 milioni di euro, pur da 8-9 milioni che erano. L’andamento economico quindi è positivo, ma le attività industriali portano margini per oltre 50 milioni a fronte di attività per 300, confermandosi come molto più redditizie. Questo impone precise valutazioni per il futuro.

In che direzione?
Basti guardare all’evoluzione del prezzo dell’energia negli ultimi mesi. Partivamo da una base di 50 euro al megawatt/ora. Da settembre quel costo si è alzato, per poi schizzare nel nuovo anno, fino al picco di 680 euro al megawattora dello scorso 7 marzo. Quei valori sono poi scesi a 250-260 euro. Per un gruppo come il nostro un simile incremento di prezzo si traduce in importanti tensioni finanziarie: noi acquistiamo all’ingrosso energia elettrica dai diversi fornitori pagando a tempi molto ridotti, tra i 7 e i 15 giorni. Iren ci dava un tempo maggiore, ma rimane che incassiamo a non meno di un mese e mezzo. All’acquisto intanto bisogna rilasciare garanzie come fideiussioni, polizze e pegni, che sono più care quanto più crescono i prezzi.

Con quale effetto?
Che nel periodo intermedio il debito finanziario cresce in maniera significativa. Questo è un problema soprattutto se i prezzi aumentano in modo folle. Si tenga poi conto che il cliente finale tende a pagare con una certa regolarità nel 70% dei casi, ma ci sono casi in cui hanno difficoltà, c’è chi chiede dilazioni.

Su quale platea?
Solo nell’albese e braidese abbiamo 68mila punti attivi luce e gas, con un saldo positivo di 4.500 nell’ultimo esercizio. Controlliamo l’88% del mercato gas e il 35-40% di quello elettrico. Quando si crea una tensione finanziaria del genere, su una società che compra prima e incassa con tale scansione temporale si rende necessario intervenire in qualche modo. Cosa che abbiamo fatto consolidando le linee di credito esistenti con molti filoni bancari e individuandone di nuove anche per centinaia di milioni di euro. Serve attivare un polmone finanziario importante, insomma. Cosa realizzata anche mediante meccanismi di cartolarizzazione, in sostanza un anticipo fatture. Nelle linee di credito è stata prevista anche l’emissione di bond, necessari per finanziare gli investimenti che sarà fondamentale proseguire a fare.

Si va avanti in autonomia, quindi.
Sì, ma non escludendo apparentamenti strategici. La possibilità di partnership è in corso di valutazione e di analisi, anche se al momento non è possibile dire molto di più. Si tratterebbe comunque di un partner industriale e rigorosamente di minoranza. Stiamo ragionando con un ventaglio di soggetti, tutti impegnati nel solo settore dell’energia e coi quali non esiste quindi il problema di conflitti in altri ambiti. Con uno di questi è in corso una trattativa già piuttosto avanzata.
 

Quali sarebbero i vantaggi?
Molteplici. Innanzitutto la possibilità di assicurarsi la sicurezza degli approvvigionamenti alle migliori condizioni possibili. Ma anche quella di avere un partner col quale investire per incrementare la nostra produzione diretta attraverso impianti a fonti rinnovabili. Una scelta strategica, insomma, in una direzione che, pur mantenendo la nostra autonomia e indipendenza, ci consentirebbe di incrementare le attività a maggior valore aggiunto mettendoci al riparo da scossoni quali quelli che stiamo vivendo in questi mesi. Episodi che, dopo due anni di pandemia e col conflitto iniziato nello scorso febbraio, non possiamo continuare a considerare come eccezioni.

Ezio Massucco

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