E' stata presentata oggi (venerdì 16 luglio) alle 11.30 in una conferenza stampa nella sede di Confindustria Cuneo dedicata l'indagine congiunturale per il terzo trimestre 2021. Un quadro - come sottolineato dal presidente Mauro Gola - "sostanzialmente positivo e incoraggiante, considerato il contesto da cui arriviamo, sostenuto anche dal ritorno alla vivacità dell'export e che si configura soprattutto come un buon messaggio, specie in vista dello sblocco dei licenziamenti".
- I DATI
A illustrare i numeri per i settori manifatturiero e dei servizi sono state il direttore, Giuliana Cirio, e la responsabile del Centro Studi Confindustria Cuneo Elena Angaramo.
Tutti in positivo gli indicatori del primo, che fa segnare un 24,5% di produzione totale, un 15,1% di occupazione e un 9,7% di ricorso alla cassa integrazione ma che sulla redittività - all'1% - che fa registrare il miglior dato dal 2018. Scendendo più nello specifico dei settori, a far registrare i numeri più alti è la meccanica (42,9% nell'indicatore delle attese di produzione), mentre il semaforo rosso scatta per i minerali non metalliferi (-25%).
I servizi viaggiano invece all'11,1% di redittività e presentano indicatori per la maggior parte in positivo dopo mesi di difficoltà - seppur ridotta, rispetto al mondo della manifattura - ; le attese di produzione per le utilities si attestano al 25%, mentre vanno al -35,7% quelle su trasporto e logistica.
A livello regionale - dove si parla comunque di dati probabilmente in espansione generale - le previsioni di produzione per la Granda si attestano al 24,1%, a fronte di quelle piemontesi al 17,8% e a quelle torinesi al 10,7%. Ma dove il cuneese è best performer in Piemonte è la richiesta alla cassa integrazione: 9,7% - a fronte di una richiesta regionale che si attesta al 17,3% - , un dato vicino a quello pre-Covid: "Cuneo partiva da dati pre-crisi già più solidi rispetto ad altri territori - ha specificato Gola - , ed è anche per questo che sta reagendo particolarmente bene".
- IL FOCUS SUL MERCATO DEL LAVORO
Durante la conferenza stampa sono stati mostrati anche i dati 2020 che fotografano la situazione del mercato del lavoro nella nostra provincia.
Ancora una volta, sono numeri particolarmente incoraggianti: nel corso dell'anno passato il saldo per le posizioni lavorative è positivo al +1.300, con un incremento dei contratti a tempo determinato (+7.665) e un abbassamento di quelli a termine (-1.873). Andando nei settori, in crescita quelli delle costruzioni e delle attività professionali, mentre in calo le utilities e la logistica. Tra le imprese associate, attualmente, soltanto una ha fatto presente la propria necessità di procedere a licenziamenti collettivi; la richiesta di cassa integrazione ordinaria nel primo trimestre 2021 ha visto 322 domande, e la sottoscrizione di premi di risultato ha coinvolto 33 aziende (dato triplicato dal 2020).
Il tasso di disoccupazione del 2020 si attesta al 4,8% e quello della giovanile al 12,9%: le previsioni per il terzo trimestre 2021 vedono una crescita generale in tutti i settori - con le utilities al 28,6% - tranne quello di trasporti e logistica (-6,7%).
- LA RICETTA DI CONFINDUSTRIA
A latere della conferenza stampa, Gola e Cirio hanno consegnato anche alcune possibili soluzioni di livello nazionale ai problemi che riguardano il mondo del lavoro attuale.
"Licenziare è sempre un fallimento ma serve rivedere l'organizzazione del sistema lavoro, dopo un momento di profondo mutamento come quello vissuto con il Covid-19 - ha sottolineato il presidente di Confindustria Cuneo - . Al Paese servono politiche attive per salvaguardare le opportunità di lavoro prima dei posti di lavoro, e puntare su un sistema che favorisca lo sviluppo invece del mero sostegno, pur sacrosanto".
Nello specifico, Giuliana Cirio si è schierata contro due provvedimenti, quello del blocco dei licenziamenti e del reddito di cittadinanza. "Il blocco dei licenziamenti è una misura nella quale il territorio della Granda, e i numeri che abbiamo consegnato oggi, non si può riconoscere. E' completamente distonico rispetto alla realtà dei fatti - ha detto - . Inoltre, limita la libertà d'impresa, impedisce il necessario rinnovamento delle professionalità aziendali, obbliga le azienda a mantenere costi diretti e indiretti e, a livello internazionale, mette in serio pericolo la competitività delle nostre aziende. C'è da chiedersi se l'ideologia, fatta anche a scopo di raccolta del consenso elettorale, non abbiamo inciso troppo sulla questione; lo stesso vale per il reddito di cittadinanza, che va tolto o rimodulato: è un incentivo troppo forte per i potenziali lavoratori inattivi".