Scuola e corsi - 22 giugno 2021, 07:40

PAS Piemonte e Scuole Aperte Cuneo scrivono all'USR: "I nostri stimoli non sono stati pressioni prive di senso di realtà"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera inviata ieri (21 giugno), in cui i due gruppi commentano la nota USR 7110 del 10 giugno scorso

Foto generica

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la lettera che il PAS Piemonte e il comitato Scuole Aperte Cuneo hanno inviato ieri (lunedì 21 giugno) al direttore generale dell'USR Piemonte Fabrizio Manca.

All'interno, i due gruppi commentano la nota USR 7110 del 10 giugno e constatano con amarezza come l’azione da loro svolta nei mesi scorsi a favore del ritorno alla scuola in presenza, assuma una connotazione negativa, di intralcio e ostacolo alla causa del miglioramento del servizio scolastico in generale.

"Dalla nota in oggetto, inviata alle Istituzioni Scolastiche in occasione della conclusione delle attività didattiche e pubblicata sul sito istruzionepiemonte.it apprendiamo con amarezza che gli stimoli pervenuti da numerosi Comitati - tra cui abbiamo la certezza di essere annoverati - siano stati percepiti come "pressioni esterne (di disturbo? ndr) prive di senso di realtà" dall’Ufficio Scolastico Regionale.

Siamo davvero convinti di aver cercato costantemente un dialogo con quest'ultimo e con le diverse Istituzioni chiamate a decidere ed agire anche sul comparto scuola, sollecitando, questo indubbiamente, la scuola in presenza per il maggior tempo possibile e suggerendo soluzioni utili al miglioramento di un servizio scolastico che stavamo sperimentando fortemente sacrificato dalla gestione della pandemia.

Saremmo lieti di conoscere e discutere gli elementi che hanno reso, o rendono tuttora, le nostre "pressioni" poco aderenti alla realtà: per quanto in nostra conoscenza, le nostre richieste sono sempre state supportate da dati, anche molto circoscritti e provenienti da esperienza diretta, mentre le protratte chiusure delle scuole si sono rivelate nel tempo sempre meno fondate su una stretta relazione tra attivazione della DAD/DDI ed andamento della curva pandemica.

Tenuto conto del complesso periodo affrontato da tutto l’ambito scolastico, in particolar modo dagli studenti che sono il più giovane e preciso interesse della Scuola, ci chiediamo davvero se il risultato di cui si parla nella nota sia stato raggiunto. Quali parametri sono stati utilizzati per verificare che la scuola piemontese ha saputo mantenere viva la relazione didattico educativa e garantire il servizio formativo per tutti? L’essere finalmente in qualche modo giunti al termine con l'11 giugno, ognuno a modo suo, non crediamo sia sufficiente.

Certamente poteva andare anche peggio di così, ma possiamo affermare senza timore di smentita che ben poco di innovativo sia stato fatto per alleviare la difficile situazione creatasi dopo due anni scolastici così tormentati: l'edilizia scolastica ė esattamente identica a quella pre-pandemia (anzi alcune sale comuni delle scuole sono diventate aule perdendo la loro funzione specifica), i trasporti scolastici sono rimasti inadeguati, non ė stata attuata pressoché alcuna possibilità di recupero della didattica attraverso l’allungamento delcalendario scolastico, non è stata regolamentata la possibilità di lezioni all’aperto, il Piano Scuola Estate è stato accolto in maniera frammentaria e timida dalle autonomie scolastiche, molti collegi docenti restano rigidi all’attuazione di modalità più elastiche di fruizione della scuola.

Alla luce di quanto sopra osservato ci chiediamo chi sia veramente avulso dalla realtà: i comitati di genitori, studenti ed insegnanti, che hanno protestato in vari modi per far riconoscere pienamente un diritto costituzionalmente garantito oppure quanti si incensano in una lode rischiosamente autoreferenziale, quasi ignorando il grido di allarme proveniente da operatori sociali, studiosi dell’età evolutiva e dagli stessi maestri e docenti, che denunciano il grave disagio psicologico e generazionale subito dai ragazzi; i numeri preoccupanti che riguardano l’aumento della dispersione scolastica e la diminuzione delle opportunità di apprendimento e di crescita sociale, derivanti anche dal deficit formativo provocato da una fruizione “ridotta” del percorso scolastico, soprattutto per i figli dei nuclei familiari più fragili.

Un vero e proprio debito formativo, che rischia di ripercuotersi sul futuro di tutti.

In una recente lettera inviata anche alla Vostra Attenzione, abbiamo chiesto risposte circa i piani che si intendono attuare per affrontare degnamente il prossimo anno scolastico; come genitori, studenti e lavoratori della scuola ne abbiamo tutto il diritto. E non ci stupiamo del fatto di non avere ancora ricevuto risposte, molto probabilmente perché le risposte non ci sono; più che negli anni passati ci vorrebbero risorse progettuali ed economiche da dedicare alla scuola in maniera organica ed efficace, per un investimento al di là dell’emergenza.

Attendiamo di nuovo che il tempo si compia e, dopo un’estate allegra, a settembre ricominciamo a preoccuparci di quanto sia "insicura" la scuola in presenza? Se può sembrare meno privo di senso di realtà, speriamo davvero di no.
"

redazione

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