Attualità - 27 ottobre 2020, 10:49

Anche ad Alba la rabbia di bar e locali pubblici. "Ma diciamo grazie alla Fiera, per noi un'importantissima boccata di ossigeno"

Mariuccia Assola, rappresentante della categoria in seno all'Associazione Commercianti Albesi: "Abbiamo investito tantissimo in sicurezza. Ora accomunati a chi non ha fatto nulla"

Mariuccia Assola, rappresentante di categoria Pubblici Esercizi dell’Associazione Commercianti Albesi (ph. Barbara Guazzone)

Mariuccia Assola, rappresentante di categoria Pubblici Esercizi dell’Associazione Commercianti Albesi (ph. Barbara Guazzone)

Sconforto, delusione, rabbia. Passa da questi termini la descrizione degli stati d’animo che in tutto il Paese attraversano le categorie più toccate dal Dpcm che ha ripiombato l’Italia nell’incubo della scorsa primavera. Con la differenza che se allora c’era la scusante della sorpresa, della comprensibile impreparazione rispetto a un evento catastrofico e imprevedibile, ora le recriminazioni fioccano in direzioni che abbracciano l’ampia schiera del possibile per poi convergere sul cosa si poteva fare prima e meglio, a partire da una mancata riorganizzazione dei servizi sanitari che, sull’esempio di quanto fatto in altri Paesi – dalla Corea alla Nuova Zelanda –, consentisse di anticipare e arginare il fenomeno prima che questo tornasse a mettere in crisi gli ospedali.

Responsabilità che come sempre hanno molti padri, a partire dai tanti di noi che, coi loro atteggiamenti, hanno voluto prendersi un illusorio vantaggio rispetto ai necessari tempi della prudenza. Ma rimane difficile spiegare a un ristoratore o al titolare di un bar che le attenzioni e gli investimenti fatti per tornare a lavorare dopo il mesi del lockdown (cinque mesi fa, il 23 maggio) devono lasciare il passo all’ennesima toppa del Governo quando tra affitti, fornitori, mutui e personale cui pensare questa mette a rischio la loro stessa sopravvivenza. E che il loro impegno per poter tornare a lavorare "in sicurezza" ha ora l’amaro sapore della beffa.

Di questa opinione è Mariuccia Assola, imprenditrice che ad Alba dal 2009 è titolare dell’Hemingway di piazzetta Falcone, uno dei locali della sera più frequentati della città, e che rappresenta i pubblici esercizi riuniti nell’Associazione Commercianti Albesi.

"L’umore della categoria? Per descriverlo non ci sono parole – spiega –. Abbiamo investito tantissimo in sicurezza. Una larghissima maggioranza di noi ha ottemperato in modo maniacale a quanto ci veniva richiesto in tema di rispetto del distanziamento, mascherine, sanificazioni. Abbiamo passato mesi a spiegare e convincere la clientela a tenere la mascherina, abbiamo assunto personale per sorvegliare che nel nostro locale tutto avvenisse nel rispetto di queste indicazioni e ora ci ritroviamo a essere chiusi, come tutti coloro che queste regole non le hanno fatto rispettare. Ecco, quello che più ci fa soffrire è questa generalizzazione. Tutti noi siamo d’accordissimo a invocare misure molto dure per chi non ottempera, ma non a chiudere tutti".

Poche le illusioni che la categoria si fa sulle misure di ristoro annunciate per oggi dal Governo.
"I ristori sono importanti, ma come tutti possono ben comprendere la cosa davvero importante è il lavoro. Quelli sono aiuti, ma il lavoro è un’altra cosa, è la dignità di tutti, è il poter non avere paura del domani. Nel lockdown siamo stati chiusi mesi, ma non abbiamo licenziato. Abbiamo fatto un’immensa fatica, sacrificato risparmi personali, anche perché sappiamo che in questa situazione simile i più angosciati sono i nostri dipendenti, che davvero guardano al domani con timore. Noi cerchiamo di resistere, col primo lockdown ce l’abbiamo fatta, ma ora la paura cresce".

Tutta albese la considerazione che la rappresentante dei pubblici esercizi vuole poi dedicare alla Fiera del Tartufo.

"Assistiamo a polemiche immense che davvero non comprendiamo. Anzi, noi plaudiamo al coraggio che gli organizzatori hanno avuto di voler fare la Fiera, con tutti gli accorgimenti possibili. Se a ottobre abbiamo lavorato nonostante tutto è grazie alla Fiera, e davvero in questo contesto è stata una boccata di ossigeno importantissima. Io sinceramente spero e mi auguro che ci siano presto le condizioni per poterla riprendere".

Infine uno sfogo. "Quello che ci fa molto soffrire è che da sempre siamo considerati un accessorio, una categoria non indispensabile, punibile. E’ più importante il fastidio che diamo che quanto produciamo, più importante il lato godereccio piuttosto che il fatto che curiamo con professionalità l’accoglienza, ospitiamo clienti stranieri, parliamo tutti le lingue. Ma se siamo una città turistica e un Paese che vive di turismo, mi dico, dovremmo essere tra le categorie più tutelate, aiutate, meglio viste. E invece dobbiamo combattere, sempre".

Ezio Massucco

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