Attualità - 09 ottobre 2020, 15:21

Anche ad Alba e Bra code ai drive-in per fare i tamponi: "Dopo quelli da rientro, i contagi da scuole e cene tra amici"

L’Asl Cn2 ne sta facendo 2mila a settimana, ma avanti di questo passo il sistema potrebbe andare in sofferenza. Col rischio di un ritorno ai ricoveri ospedalieri

Auto in coda all'ex pronto soccorso di Bra

Auto in coda all'ex pronto soccorso di Bra

Cinque ricoverati, altre tre persone che in questo momento stazionano nel limbo dei cosiddetti pazienti "grigi", in attesa dell’esito del tampone, nessuna persona in terapia intensiva.
Ad oggi sono questi i numeri dei pazienti affetti da Covid-19 ospiti del reparto dedicato attivo all’ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno, in questo momento ben lontano dal centinaio abbondante di malati – e molti dei quali gravi – che hanno affollato l’omologo spazio allestito al "San Lazzaro" di Alba nel pieno della cosiddetta "fase uno".

Dati tendenzialmente in linea con quelli di tutta la regione, dove ieri, giovedì, a fronte di 8.645 persone "attualmente positive" (+336), si contavano "soltanto" 327 ricoverati (+15, sempre ieri), di cui 16 in terapia intensiva. Numeri, quelli di chi in questo momento finisce in ospedale, in crescita, ma secondo una progressione giornaliera ancora limitata a poche unità, contro le centinaia al giorno del marzo scorso e le diverse centinaia di nuovi positivi giornalieri.

Evidenze queste apparentemente rassicuranti, visto l’attuale basso rapporto infetti/ricoverati che esprimono, che però non devono lasciarci tranquilli. Non completamente, come proprio da Verduno hanno ribadito poco fa il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio, insieme al direttore sanitario Mario Traina, al responsabile del Dipartimento di Prevenzione Pietro Maimone, a quello del Servizio Vaccinazioni e Malattie Infettive Franco Giovannetti e al responsabile dei Distretti territoriali Elio Laudani.

L’occasione per fare un punto sullo stato dell’infezione nel territorio di Langhe e Roero è stata l’annuale incontro di aggiornamento sulla imminente campagna di vaccinazione antinfluenzale. Un momento che, considerata la contingenza, assume quest’anno una valenza del tutto particolare.

I vertici dell’azienda sanitaria vi hanno infatti ribadito un concetto passato da tempo attraverso i media nazionali e non: quest’anno sarà più che mai fondamentale che tutti coloro per i quali è prevista (in Piemonte ultra60enni e soggetti portatori di patologie croniche, dai 6 mesi in sù; al tema dedicheremo un articolo a parte) si sottopongano alla somministrazione gratuita del vaccino quadrivalente, così da aggiungere un’importante arma nella lotta contro il Sars-Cov-2, in affiancamento a quelle già rappresentate dall’utilizzo della mascherina, ora obbligatoria anche all’aperto, dal distanziamento sociale, dall’igiene delle mani e dall’utilizzo della "app" di tracciamento "Immuni".

"A fine agosto e inizio settembre abbiamo avuto la fase dei contagi da rientro. Adesso abbiamo quella delle scuole e delle cene tra amici", ha così spiegato il direttore Veglio illustrando insieme ai colleghi le insidie che il momento in realtà nasconde.
"Il problema – ha proseguito – è che ora sotto pressione è il sistema di tracciamento dei positivi, che al momento sono in prevalenza asintomatici o falsi asintomatici. Si tratta di un lavoro enorme, perché se nella fase del lockdown inseguire i contatti di un positivo significava avere a che fare con una cerchia di persone comunque abbastanza limitata, farlo oggi significa risalire a un numero di soggetti incredibilmente più alto, vista la ben più ampia varietà di occasioni 'sociali' che ognuno di noi quotidianamente vive. Questo va bene finché il sistema regge".

"Nell’ultimo mese abbiamo viaggiato su una media di circa 2mila tamponi a settimana, effettuati col sistema 'drive-through' presso gli ex pronto soccorso di Alba e Bra. Ma il solo caso del liceo albese chiuso, con 900 persone da sottoporre ad accertamento, ci porta a dire che se questo numero dovesse continuare a crescere in modo esponenziale come sta avvenendo, presto potremmo andare in difficoltà, così come sta già avvenendo nelle grandi città, e perdere quella possibilità di tracciamento che, in termini di ricoveri, fa la differenza tra oggi e i mesi più critici dell’emergenza".

"Quello che stiamo compiendo su questo fronte è un impegno immane, spasmodico – ha spiegato ancora il direttore generale –. Anche se non si vede, è grazie a questo lavoro che la circolazione del virus in oggi è ancora ridotta. Abbiamo un elevato numero di casi, ma si tratta di persone che fortunatamente non sviluppano sintomi gravi. Confidiamo che l’obbligo di mascherina e anche lo stesso vaccino, insieme alle altre precauzioni, possano contenere questa seconda ondata. In mancanza di atteggiamenti responsabili però il rischio è quello di dover tornare a dover chiudere tutto. In questo senso una particolare raccomandazione mi sento di farla, diretta alle persone che per età o situazione di salute sono più fragili, affinché si tengano maggiormente riparate, più accorte rispetto alle occasioni di contatto che possono avere. In questo momento l’età media dei contagiati è ancora bassa, ma se dovesse tornare a salire sarebbe un problema". 

Ezio Massucco

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