Scuola e corsi - 23 agosto 2020, 12:20

Scuola, ancora incertezza per i lavoratori fragili dell'istruzione

La denuncia dal sindacato Anief, a una settimana dalla ripresa delle attività di recupero: "Più del 40% tra insegnanti e personale ATA è over 55. L’Istituto Superiore di Sanità dimentica di inserire tra i lavoratori 'fragili' i 400 mila over 55 docenti e Ata"

Scuola, ancora incertezza per i lavoratori fragili dell'istruzione

Il ritorno a scuola in tempo di Covid deve fare i conti con l’età elevata del corpo docente italiano. Finora se ne è parlato poco, ma il dato è ben evidenziato nel corposo rapporto “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia” prodotto nelle ultime ore dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con svariata istituzioni tra cui il ministero della Salute, quello dell’Istruzione e l’Inail. Tra i punti qualificanti del rapporto, oltre all’esigenza per le scuole di identificare un referente scolastico per il Covid-19 adeguatamente formato, tenere un registro degli eventuali contatti tra alunni e/o personale di classi diverse, richiedere la collaborazione dei genitori per misurare ogni giorno la temperatura del bambino e segnalare eventuali assenze per motivi di salute riconducibili al Covid-19, risulta anche la necessità di adottare un protocollo particolare, in ogni scuola, per i “Lavoratori fragili”. Solo che nella categoria si “dimentica” di inserirvi chi ha oltre 55 anni, a prescindere dalla presenza o meno di patologie o stati di malattia. Eppure l’Inail – proprio in vista della Fase 2 – lo scorso mese di aprile aveva redatto un documento sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, nel quale si consigliava una “sorveglianza sanitaria eccezionale per i lavoratori con età superiore ai 55 anni” spiegando anche che“in assenza di copertura immunitaria adeguata (in sostanza, test sierologici) si dovrà valutare la possibilità di un giudizio di «inidoneità temporanea» al lavoro da rivalutare a scadenze fissate”. 

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, chiede: “Perché di quell’indicazione ora nel rapporto dell’ISS non c’è traccia? Come mai, gli over 55 ad aprile venivano considerati dei potenziali inidonei temporanei e su di loro adesso si sorvola non indicando chiaramente che hanno diritto automatico alla ‘sorveglianza sanitari’? Perché non si dice chiaramente che questi docenti dovrebbero essere tutelati maggiormente, alla pari degli immunodepressi, patologici e sotto trattamento sanitario? Quali accorgimenti sono previsti per i dipendenti docenti e Ata 55 qualora in una scuola qualora dovessero registrarsi casi di Covid? Sono domande che poniamo ai governanti della scuola e allo stesso Istituti Superiore di Sanità, chiedendo risposte celeri, perché l’inizio delle lezioni in presenza è dietro l’angolo”.

L’ISS affronta il problema dei lavoratori più a rischio. Nel rapporto sulle indicazioni operative per il trattamento dai casi Covid nelle scuole, si legge che la norma di riferimento per la garanzia dei lavori fragili in ambito lavorativo, scuola inclusa, è il D.Lgs 81/08 e successive modifiche ed integrazioni, nonché da quanto previsto dalla specifica normativa ministeriale (DM 29 settembre 1998, n. 382). Così come in una situazione ordinaria, nel DVR il datore di lavoro deve indicare la presenza dei rischi normati attraverso il D.Lgs 81/08. In esso è prevista anche la sorveglianza sanitaria, con la nominare di un medico competente per l’effettuazione delle visite mediche di contenute nel decreto, “finalizzate all’espressione del giudizio di idoneità alla mansione” Il DVR, secondo il documento pubblicato ieri dal Ministero, dovrà essere integrato per l’emergenza COVID, scrive oggi Orizzonte Scuola.

IL TESTO DELL’ISS

“I dati epidemiologici – si legge nelle “Indicazioni operative ” hanno chiaramente mostrato una maggiore fragilità nelle fasce di età più elevate della popolazione in presenza di alcune tipologie di malattie cronico degenerative (ad es. patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche) o in presenza di patologie a carico del sistema immunitario o quelle oncologiche (indipendentemente dall’età) che, in caso di comorbilità con l’infezione da SARS-CoV-2, possono influenzare negativamente la severità e l’esito della patologia. Il concetto di fragilità va dunque individuato – continua il documento – nelle condizioni dello stato di salute del lavoratore rispetto alle patologie preesistenti (due o più patologie) che potrebbero determinare, in caso di infezione, un esito più grave o infausto, anche rispetto al rischio di esposizione a contagio”.

LA SORVEGLIANZA SANITARIA

Per quel che riguarda la “sorveglianza sanitaria”, istituita con l’art. 83 del decreto legge 19 maggio 2020 n. 34 e sua conversione in Legge 17 luglio 2020, n. 77, questa dovrà essere assicurata dal datore di lavoro, per i “lavoratori maggiormente esposti a rischio di contagio, in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, anche da patologia COVID-19, o da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o comunque da morbilità che possono caratterizzare una maggiore rischiosità”. Il dirigente dovrà pertanto assicurare, la sorveglianza sanitaria eccezionale, a richiesta del lavoratore interessato: attraverso il medico competente se già nominato per la sorveglianza sanitaria ex art. 41 del D.Lgs 81/08: attraverso un medico competente ad hoc nominato, per il periodo emergenziale, anche, ad esempio, prevedendo di consorziare più istituti scolastici; attraverso la richiesta ai servizi territoriali dell’Inail che vi provvedono con propri medici del lavoro.

I NUMERI E I RISCHI

Il sindacato Anief ricorda che il numero degli insegnanti italiani con età media over 55 (lavoratori fragili) riguarda quasi la metà del personale docente e Ata: significa che ben oltre 400 mila insegnanti, amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici sono “fragili” e più esposti ai rischi Covid. Questo quadro, davvero desolante, è frutto dell’elevazione dell’età media dei dipendenti della scuola, dovuta al blocco del turnover, alla precarizzazione del rapporto di lavoro, colpa di una politica miope che negli ultimi anni, in particolare dal 2008, ha operato in Italia tagli lineari alla Conoscenza, settore invece ritenuto in altri Paesi nevralgico per il rilancio della crescita, rischia ora di diventare un vero boomerang. In caso di contagio di coronavirus, infatti, la scienza ci dice che la risposta immunitaria di un individuo con oltre 55 anni è statisticamente spesso meno importante rispetto a chi ha un’età più ridotta: in sintesi, i rischi per la salute sono molto più alti.

LE RICHIESTE DEL SINDACATO

Con la pandemia la situazione è diventata fortemente critica. Ma anche prima il problema era cogente. Tanto che l’Anief nell’ultima Legge di Bilancio si è fatta da tramite per presentare un emendamento specifico al fine di ridurre l’età pensionabile, tenendo conto pure dei risultati inequivocabili degli studi sullo stress da lavoro correlato e burnout’, in Italia condotti dal dott. Vittorio Lodolo D’Oria, chiedendo quindi di allargare a tutto il personale docente l’attuale finestra di pensione anticipata, evitando che debbano andare obbligatoriamente in pensione a 67 anni, con la prospettiva di innalzare ulteriormente questa soglia qualora si dovesse elevare l’aspettativa di vita, come previsto dalla Legge Fornero. L’esigenza adesso, con la ripresa delle lezioni, diventa ancora più impellente. “Quello dell’età elevata del docente italiano è un tema che, alla ripresa del confronto tra amministrazione e sindacati bisognerà riprendere con forza, perché non possiamo continuare ad avere i docenti più vecchi al mondo, con tutti i problemi che comporta, e parlare di elevazione dei livelli di insegnamento della scuola italiana”

Comunicato stampa

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