“Fino a questo momento, anche nei casi di morte improvvisa, i congiunti hanno sempre avuto la possibilità di salutare il loro caro. Una carezza, un bacio o un pensiero – anche di riprovazione - detto alla salma non sono gesti inutili, ma molto importanti. A seconda delle convinzioni religiose, seguono diverse forme di congedo: la recita di preghiere o rosari, benedizione, funerali religiosi o civili e tumulazione. Questo insieme di riti è necessario per iniziare il percorso di elaborazione del lutto”.
A parlare è Marco Del Ry, ufficiale medico d'emergenza nei reparti speciali della Marina per 25 anni e poi psicoterapeuta e psicoanalista junghiano, attualmente in forze all'ospedale di Mondovì nella struttura di Psicologia e Psicopatologia dello sviluppo del dottor Maurizio Arduino.
Del Ry è uno dei medici volontari che hanno aderito al bando della Protezione Civile lanciato in periodo di Covid-19: l'ASL Cn1 gli ha posto alcune domande in merito alla situazione, rendendole pubbliche per gli organi di stampa del territorio e inserendole sul sito internet Salutedintorni.
- Cosa sta succedendo con la pandemia del coronavirus?
L’immediata chiusura dei corpi nella bara e il divieto di celebrare i funerali, per quanto necessari in questo momento, hanno avuto un impatto umano particolarmente forte, che renderà ancora più traumatico un evento già tale di per sé. Chi resta farà, quindi maggior fatica a raggiungere la fase di accettazione del lutto, in cui si metabolizza la perdita e si comincia a considerare la possibilità di un progetto di vita autonomo, guardando al futuro. Questa pandemia ci ha colti impreparati su più fronti: vivendo in un mondo in cui si dà per scontato che la Scienza domini tutto, l’intera umanità si è sentita impotente.
- Cosa l’ha spinta a prestare aiuto come volontario?
Ho sentito una vicinanza profonda ai miei colleghi impegnati in prima linea e agli ammalati: non potevano essere lasciati soli! Inoltre, come ex ufficiale delle Forze armate, mi sono sentito in dovere di rispondere ad una chiamata dello Stato.
- Come aiuterà i familiari dei pazienti?
Li contatterò telefonicamente, unica modalità attualmente possibile. Non siamo mai preparati ad accettare morte e sofferenza e in questo frangente occorre sopperire alla mancanza di rituali e della vicinanza di amici e parenti, che normalmente si uniscono intorno alla famiglia. Penso che il sostegno psicologico, in questa fase, abbia una funzione estremamente importante. La vita ci chiama ad assolvere compiti a cui non vorremmo sottoporci e ai quali non è possibile sottrarsi. Possiamo, però, provare a renderli più sopportabili.
- Il tormentone dell’“Andrà tutto bene” sta accompagnando la pandemia: sarà davvero così o è solo banalità? Qual è il valore collettivo di uno slogan?
Tutti gli slogan sono banali e sibillini, ma funzionano. Per questo ha dilagato: alimenta la speranza e la psiche esige questo controbilanciamento di fronte a tanto dolore e paura. Jung lo definirebbe un archetipo e in ciò sta la sua potenza. Pur sapendo che non sarà così per tutti, è quindi funzionale per la collettività.





