Attualità - 04 febbraio 2020, 10:45

Cercasi acquirente per gli ospedali di Alba e Bra: per Torino lo "spezzatino" può attendere

Regione e Asl Cn2 si confrontano su come arrivare all'alienazione dei due grandi contenitori cittadini dopo il fallimento del primo bando di vendita scaduto a metà gennaio. Al momento probabile la strada di un secondo tentativo con la conferma del lotto unico

7,5 milioni di euro è la valutazione del Santo Spirito di Bra di Bra secondo il primo bando di vendita

7,5 milioni di euro è la valutazione del Santo Spirito di Bra di Bra secondo il primo bando di vendita

Mentre l’allestimento di attrezzature e arredi interni al nuovo ospedale di Verduno entra finalmente nel vivo, in vista di un’apertura che dopo anni di attesa pare finalmente prossima al traguardo, i vertici di Regione Piemonte e Asl Cn2 iniziano a fare seriamente i conti con l’esigenza di realizzare quanto atteso dall’alienazione degli storici ospedali di Alba e Bra.

Come noto, le attuali sedi dell’albese "San Lazzaro" e del braidese "Santo Spirito" sono da poco state state oggetto – insieme ai locali degli ambulatori di via Goito a Bra – di un primo tentativo di vendita, che aveva ispirato giusto qualche richiesta di informazioni, non seguita però da concrete manifestazioni di interesse entro il termine fissato per lo scorso 15 gennaio.

Un esito per molti versi atteso e prevedibile, vista la particolarità dei pezzi in vendita e considerato anche un prezzo non proprio alla portata di tutti, conseguenza diretta delle importanti cubature dei due contenitori, come anche della loro posizione – in entrambi i casi prossima ai rispettivi centri storici –, particolarmente golosa nella prospettiva di una destinazione d’uso che nell’ipotesi pressoché scontata di un loro passaggio in mani private fatalmente volgerebbe allo sfruttamento di quelle superfici in chiave commerciale e residenziale.

A non aiutare è però il momento non certamente favorevole del mercato immobiliare, che dalla crisi del 2008-2011 continua ad annaspare con prezzi ridotti di diverse decine di punti percentuali, in un contesto di sovrabbondanza di offerta: da qui anche la revisione di un valore di vendita che Asl e Regione avevano stimato in complessivi 25 milioni di euro e che ora è partito da una base d’asta di poco superiore ai 21 milioni complessivi: 13 milioni per il "San Lazzaro", 7.5 milioni per il "Santo Spirito" e – sempre sotto la Zizzola – 650mila euro per l’ambulatorio di via Goito.

Come certamente non agevola le cose la formula scelta per il primo tentativo di vendita, con la proposta di un corpo unico che, così congegnato, presuppone la presenza di un investitore disposto a impegnare diverse decine di milioni di euro per poi muoversi in due distinte operazioni edilizie, particolarmente impegnative e giocate pure su due piazze comunque lontane. Più facile a dirlo che a farlo, insomma, specie in tempi nei quali il mattone si muove col freno a mano tirato.

Fallito quel tentativo si attendeva quindi che la Regione desse il proprio via libera a una fase due della tentata dismissione che rimuovesse l’ostacolo della vendita a corpo unico, ma al momento pare invece che l’orientamento espresso dalla dirigenza dell’Assessorato vada nella direzione opposta. In vista, come conferma al nostro giornale il direttore generale dell'Asl Cn2 Massimo Veglio, c’è infatti la pubblicazione di un nuovo bando che, salvo cambi di rotta dell’ultima ora, dovrebbe mantenere la stessa impostazione che già aveva caratterizzato il primo tentativo.

A modificarsi al ribasso dovrà quindi essere il pezzo di vendita, ma su quale sarà lo "sconto" nel prezzo a base d’asta che eventuali interessati potranno quindi attendersi, al momento il riserbo è massimo, come rimangono da definire i tempi coi quali l’azienda sanitaria provvederà alla pubblicazione del nuovo bando.

Grossa fretta – va detto – non c’è, considerato che, come ribadito in più occasioni dallo stesso dottor Veglio, prima di procedere con l’eventuale passaggio di mano dovranno essere completate tutte le operazioni di trasferimento verso Verduno.
"Il bando – aveva ben spiegato il direttore generale nei mesi scorsi – prevede che la disponibilità al passaggio di proprietà dei beni sia condizionata allo spostamento non solo delle attività ospedaliere, ma anche di tutti servizi che vi girano attorno, a partire da quelli diagnostici e ambulatoriali. Diciamo che, sintetizzando, noi provvederemo al trasloco, ma che il grosso delle attività almeno in un primo momento rimarrà nei due ospedali. Solo in una seconda fase lavoreremo per concentrarle tutte in un posto unico".

Ezio Massucco

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