Alba - 29 settembre 2018, 10:00

#controcorrente: sulla candidatura dell'Italia alle Olimpiadi del 2026 la Lega e i 5 Stelle del cambiamento hanno scritto una brutta pagina

Nella vicenda, il Governo nazionale, localmente, a seconda delle situazioni, si è diviso, "sposando" la strada degli antichi e mai abbandonati giochetti di palazzo. Politica che, ogni giorno, dice di detestare. Quindi, è cambiato nulla

#controcorrente: sulla candidatura dell'Italia alle Olimpiadi del 2026 la Lega e i 5 Stelle del cambiamento hanno scritto una brutta pagina

Sulla candidatura dell’Italia alle Olimpiadi Invernali del 2026 la politica nazionale e quella locale del cambiamento Lega-5 Stelle hanno rimediato una gran brutta figura.

La Regione Piemonte con il presidente, Sergio Chiamparino, e le forze produttive, ma non solo, del territorio, avevano lanciato la città di Torino e le vallate confinanti come luogo dei Giochi vent’anni dopo la straordinaria ed esaltante pagina scritta con le gare del 2006. Consapevoli che la manifestazione potesse di nuovo, come allora, contribuire allo sviluppo dell’area subalpina attraverso un’iniezione di fiducia capace di portare ancora crescita economica e culturale. Intervento quanto mai necessario in un periodo nel quale si stanno ancora pagando gli effetti della drammatica crisi degli anni passati.

Ma la sindaca del MoVimento 5 Stelle, Chiara Appendino, si è convinta in ritardo della grande importanza del progetto e, comunque, ha trovato nel gruppo “grillino” che la sostiene in Comune molte contrarietà. Incassando il via libera quasi a tempo scaduto e a denti stretti di molti dei “suoi”. A quel punto, viste le difficoltà di Torino, sono scesi in campo i governatori leghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, indicando Milano e Cortina. Con il sostegno del primo cittadino di centrosinistra del capoluogo regionale lombardo, Beppe Sala, il quale, mosso da indecifrabili strategie, è anche riuscito a mettersi contro il presidente del Piemonte appartenente alla sua stessa coalizione politica.

Che non corresse buon sangue tra Milano e Torino lo si è sempre saputo, ma non si pensava fino a questo punto. Anche perché sul percorso Expo 2015 di Milano, il Piemonte e Torino non hanno messo il bastone nelle ruote. Anzi.

Tuttavia, nella candidatura olimpica il centrosinistra ha giocato la partita in panchina. La battaglia vera l’hanno combattuta proprie le compagini politiche del cambiamento ora insieme alla guida dell’Italia, ma poco collaborative a livello di Istituzioni locali. La Lega, infatti, mal digeriva la grande visibilità che avrebbe ottenuto il MoVimento 5 Stelle della sindaca Appendino se le Olimpiadi si fossero svolte a Torino. Riportando la città ai fasti del 2006.

E così Giovanni Malagò, presidente del Coni, l’Ente sportivo italiano titolato a scegliere la città organizzatrice da presentare al Comitato Olimpico Internazionale, ha tirato fuori dal cilindro l’idea non proprio geniale - e maturata chissà dove e come - di proporre, per la prima volta nella storia dei Giochi, la candidatura congiunta di tre territori.

Però, si è capito subito che non avrebbe funzionato. Milano, attraverso il sindaco Sala, voleva mettere il cappello sulla manifestazione rivendicando la predominanza del capoluogo lombardo. Cortina non ha fiatato, in quanto si è trovata sul carro quasi senza accorgersene. La Appendino, che già aveva dovuto affrontare parecchi problemi, ha detto: “o Torino o stiamo fuori”.

Il Governo nazionale, in un primo momento, ha deciso di sostenere solo la corsa a tre. Poi ha dato l’ok alla seconda proposta Malagò: la candidatura a traino leghista di Milano e Cortina. Probabilmente aveva ragione il presidente Chiamparino quando dichiarò: “Se dovesse andare avanti una candidatura Veneto-Lombardia con il sostegno del Governo sarebbe l’evidente dimostrazione che eravamo di fronte a una manovra per tagliare fuori il Piemonte. Manovra che la componente pentastellata non ha saputo in alcun modo fermare, neanche per difendere gli interessi di una città la cui sindaca è una esponente di primo piano del Movimento. Si esclude in questo modo Torino: l’unica città che poteva presentare impianti ancora adeguati e le condizioni per realizzare davvero un’Olimpiade sostenibile e di alto livello”.

Diceva Giulio Andreotti: “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. Potrebbe essere andata così anche questa volta. Quando Fontana e Zaia sono usciti allo scoperto, con buona probabilità avevano già in mente di tagliare fuori il Piemonte. E hanno percorso il cammino fino in fondo, facendo finta di accettare la candidatura a tre con Torino, ma già sapendo che Torino e la sindaca avrebbero rifiutato.

Le Olimpiadi rappresentano una vetrina eccezionale per un intero Paese. Come lo sono state quelle del 2006. E Milano e Cortina potrebbero anche aggiudicarsi la manifestazione contro la concorrenza straniera. Ma sulla candidatura ai Giochi Invernali del 2026 il Governo nazionale del cambiamento Lega-5 Stelle localmente, a seconda dei casi, si è diviso, “sposando” la strada degli antichi e mai abbandonati giochetti di palazzo. Politica che, ogni giorno, dice di detestare. Quindi, è cambiato nulla.         

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