C’era anche Confindustria Cuneo tra le istituzioni e gli enti del territorio invitati dalla Regione Piemonte a partecipare al viaggio inaugurale dell’autostrada Asti-Cuneo (A33), organizzato oggi, lunedì 29 dicembre, in occasione dell’apertura dell’infrastruttura, dopo oltre vent’anni di attesa e di iniziative volte a sollecitarne il completamento.
L’Unione degli Industriali cuneesi ha partecipato all’iniziativa con il Presidente, Mariano Costamagna, e il Direttore generale, Giuliana Cirio, insieme alle autorità locali, provinciali, regionali e nazionali, tra cui il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il Viceministro a Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi. Il viaggio lungo il tratto autostradale appena completato è terminato con un momento di confronto istituzionale presso l’hotel Langhe Cherasco.
In occasione dell’inaugurazione, Confindustria Cuneo ha elaborato una valutazione accompagnata da stime prudenziali sugli effetti che i lunghi ritardi nella realizzazione dell’autostrada A33 hanno prodotto sulle imprese della Granda e, più in generale, sull’intera comunità territoriale. Effetti che riguardano sia la dimensione economica sia quella ambientale, legata a un maggiore inquinamento e a un mancato risparmio di anidride carbonica.
Secondo stime basate su parametri standard di economia dei trasporti, l’assenza per anni di un collegamento autostradale continuo tra Asti e Cuneo ha comportato un extra-costo logistico superiore ai 10 milioni di euro all’anno, dovuto a percorrenze più lunghe, tempi di consegna meno affidabili, maggiore consumo di carburante e più ore di lavoro nella logistica. Considerando l’intero arco temporale dei ritardi, il danno cumulato per il sistema produttivo cuneese è stimabile, in modo prudenziale, tra i 200 e i 300 milioni di euro, senza includere il valore delle opportunità di investimento mancate.
Accanto al danno economico emerge anche un costo ambientale significativo: far viaggiare i camion su statali e strade ordinarie, invece che in autostrada, significa aumentare emissioni e usura - dai freni alle gomme fino al motore -, oltre che rischi. Utilizzando ipotesi conservative - circa 500mila viaggi merci all’anno, un allungamento medio del percorso di 10-15 chilometri a viaggio e l’impiego prevalente di mezzi pesanti diesel Euro 5 e 6 - si stima una extra produzione annua di CO₂ compresa tra 4.500 e 6.750 tonnellate. Valorizzata secondo i parametri adottati a livello europeo, questa maggiore emissione corrisponde a 450-675mila euro all’anno, pari a un costo tra 9 e 13,5 milioni di euro su un orizzonte ventennale, considerando la sola anidride carbonica. Se si includono anche gli inquinanti locali - come NOx e polveri sottili - il costo ambientale complessivo può arrivare, in modo prudenziale, a 15-25 milioni di euro cumulati. Si tratta di stime conservative: l’assenza dell’autostrada ha infatti obbligato, per anni, anche il traffico leggero e gli altri comparti del trasporto a utilizzare la viabilità ordinaria, aumentando ulteriormente consumi ed emissioni complessive.
Mettendo insieme le due componenti - economica e ambientale - il danno complessivo può superare i 325 milioni di euro. Un valore che consente di comprendere con immediatezza la portata dell’impatto subito dal territorio: basta confrontarlo con i circa 350 milioni di euro necessari per realizzare la tratta autostradale Cherasco-Alba per capire come, in oltre vent’anni di ritardi, imprese e comunità abbiano sostenuto un costo enorme, dello stesso ordine di grandezza di quello richiesto per completare l’infrastruttura.
«Confindustria Cuneo segue da sempre con attenzione il tema della Asti-Cuneo - commenta il Presidente, Mariano Costamagna -, come dimostra la battaglia avviata e portata avanti per tutto il suo mandato dal past president, Franco Biraghi, antesignano di questa lotta. Lo abbiamo fatto perché per un territorio manifatturiero e orientato all’export come il nostro le infrastrutture sono una condizione essenziale. I ritardi non sono stati neutri: hanno avuto un costo reale per le imprese, per i cittadini e per l’ambiente».
«Questa inaugurazione - aggiunge il Direttore generale, Giuliana Cirio - è anche l’occasione per riflettere, con dati prudenziali ma concreti, sugli effetti che il mancato completamento di un’infrastruttura strategica produce sull’economia reale e sulla sostenibilità. È una lezione importante per il futuro, per programmare e realizzare le opere nei tempi previsti, a tutela delle imprese, del valore che generano e dell’intero tessuto economico e sociale che alimentano».