A volte la solidarietà inizia da un gesto semplice: sedersi attorno a un tavolo e lasciare che un pasto diventi incontro. Così è stato domenica 30 novembre all’Accademia Alberghiera di Alba, dove il pranzo benefico a favore di Dynamo Camp ha trasformato una domenica qualunque in una piccola festa d’inverno, fatta di sorrisi, commozione e mani che si tendono.
L’iniziativa, promossa da Chiara Giribaldi, volontaria albese che da anni sostiene il camp di Limestre, ha raccolto 1.700 euro, frutto della partecipazione dei presenti e della lotteria resa possibile grazie alla generosità di numerose aziende del territorio. “Il sostegno di chi ha donato premi è stato prezioso — racconta Chiara —, perché ha permesso di dare ancora più valore a una giornata nata per stare insieme e fare del bene”.
Nel clima caldo della sala, tra piatti preparati con cura dagli studenti e un piccolo spettacolo di magia che ha illuminato gli occhi dei più piccoli, si è respirata quella leggerezza che spesso accompagna i gesti importanti. Un modo semplice per restituire tempo, attenzione, vicinanza.
Chiara lo racconta con la serenità di chi conosce dall’interno la forza del modello Dynamo: “Ogni volta che torno dal Camp mi porto a casa la certezza che donare tempo è un privilegio. Lì la fragilità si trasforma in forza, e vedere questa energia riflettersi anche qui ad Alba è ciò che mi spinge a continuare”.
Fondata nel 2007 all’interno di un’oasi WWF di oltre 900 ettari, Dynamo Camp è la prima struttura italiana dedicata alla terapia ricreativa per bambini e ragazzi con patologie gravi o croniche. In quasi vent’anni ha accolto più di 85 mila partecipanti grazie al lavoro di migliaia di volontari, offrendo attività che vanno dal teatro alla fotografia, dal circo alle esperienze nella natura.
Quella Domenica, ad Alba, una parte di quella magia ha trovato casa per qualche ora. E mentre la sala si svuotava e i tavoli venivano sparecchiati, restava nell’aria la sensazione di aver fatto qualcosa di piccolo ma necessario: un passo verso gli altri, un gesto che parla di comunità. Un gesto che — come ricorda Chiara — “dimostra che la felicità, quando la si condivide, diventa davvero capace di cambiare le cose”.