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Attualità | 11 novembre 2025, 06:06

"Oltre la vetta": il Cai lancia un progetto per dare voce ai lutti della montagna

Il Club Alpino Italiano, insieme ad alpinisti, psicologi, guide, soccorritori e familiari, crea una rete di cura, ascolto e condivisione

"Oltre la vetta": il Cai lancia un progetto per dare voce ai lutti della montagna

C'è chi ha visto cadere un compagno di cordata, chi non ha più avuto notizie di un proprio caro e chi, in qualche modo, ha dovuto affrontare un'esperienza traumatica legata alla montagna. 

Un'esperienza che, purtroppo, in provincia di Cuneo tocca da vicino moltissime famiglie. E lo confermano i numeri: nel 2024 il Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese ha recuperato 1.646 persone a livello regionale: 555 sono stati gli illesi, 1.017 i feriti e 72 deceduti.

L'anno in corso, in Granda, si è aperto con la drammatica vicenda avvenuta sul Monviso, dove hanno perso la vita Michele Bruzzone, 54 anni, titolare della pizzeria La Conca d'Oro di Cengio e Daniela Colocci di 33 anni, brigadiere dei carabinieri in servizio da un anno a Varazze, deceduti in un drammatico incidente sul Monviso.

A inizio luglio un'altra tragedia si è verificata ad Argentera, a perdere la vita è stato Paolo Rovea, oncologo monregalese di 66 anni, precipitato sotto gli occhi della figlia. A inizio luglio, Cresta Sigismondi, che ha visto la perdita del luogotenente dei NAS Enrico Bolla, 56 anni, stimato ufficiale di Bagnolo Piemonte.

Ci sono voluti, invece, dieci mesi per ritrovare le spoglie del medico Nicola Ivaldo, ortopedico ligure scomparso sul Monviso nel settembre 2024, localizzato lo scorso luglio grazie alla tecnologia dei droni che hanno individuatola presenza del casco rosso indossato dall'uomo. 

Diverso era stato invece per un uomo che, a settembre, si era perso nella zona di Entracque, ritrovato poi dopo due notti di ricerche, fortunatamente, in buone condizioni. 

A ottobre poi, una nuova tragedia: Walter Bosio, di Villanova Mondovì, non ha fatto ritorno da un’escursione in Valle Gesso, in direzione del Monte Matto ed è poi stato ritrovato dai soccorritori, purtroppo, senza vita. 

Storie dolorose che si intrecciano con la montagna e che ora, grazie al Club Alpino Italiano, trovano voce nel progetto "Oltre la vetta", un'iniziativa che nasce per dare spazio a ciò che spesso resta in silenzio: il dolore, la perdita, la paura e il bisogno di trovare un nuovo equilibrio dopo un trauma vissuto in montagna.

L'iniziativa unisce alpinisti, psicologi, guide, soccorritori e familiari, con l’obiettivo di costruire una rete di cura, ascolto e condivisione.

"La montagna è luogo di libertà, di ricerca, di vertigine, ma anche di fragilità - spiegano dai CAI -. Quando qualcosa accade, quando una vita si spezza o un incidente segna una comunità, chi resta ha bisogno di ritrovare un senso, una voce, un cammino possibile. “Oltre la vetta” vuole essere un luogo di rigenerazione, dove il dolore può trasformarsi in consapevolezza e la solitudine in legame". 

[La prima puntata del podcast]

Il progetto è duplice e ha trovato vita in un sito e in un podcast. Sul portale si trovano materiali informativi sul lutto e sul trauma, una rete di professionisti specializzati in psicologia e montagna, e poi c'è una sezione dedicata a testimonianze raccontate attraverso un podcast.

"Crediamo che parlare di ciò che ferisce sia un atto di coraggio e di appartenenza - concludono dal CAI -. Perché la montagna insegna che non si è mai davvero soli: ogni passo, anche quello più faticoso, può diventare parte di un sentiero comune".

Arianna Pronestì

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