Il Parco Safari delle Langhe di Murazzano ha dedicato una targa al gatto Tato, il micio cuneese diventato famoso in tutta Italia per i manifesti funebri affissi dai suoi “genitori umani”, Claudio Tomatis e Stefania Tosello.
Tato è morto lo scorso anno, a 20 anni. Con Claudio e Stefania aveva vissuto 14 anni: inizialmente randagio, è stato adottato dopo essere stato investito da un’auto, curato e accolto in casa fino a diventare, nelle parole della coppia, “il loro bambino”. Per annunciare la sua morte, i due hanno scelto di stampare una quarantina di manifesti funebri, affissi a Borgo San Dalmazzo e Boves, mentre il Comune di Cuneo ha negato l’autorizzazione. Da lì la polemica, i comunicati ufficiali delle Amministrazioni e, infine, l’attenzione dei media nazionali, fino all’interessamento del talk show “Porta a Porta”.
La targa al Parco Safari delle Langhe è un nuovo capitolo di questa storia: non solo un omaggio a un animale amato, ma anche un segnale di come il rapporto tra esseri umani e animali da compagnia stia cambiando profondamente.
DOLORE, MISURA E SPAZIO PUBBLICO
La storia di Tato, fin dal primo momento, ha diviso l’opinione pubblica: da un lato chi si è riconosciuto nel dolore dei “genitori umani” e nel bisogno di salutare l’animale con un rito simile a quello riservato alle persone; dall’altro chi ha parlato di “mancanza di misura”, giudicando eccessivi sia i manifesti funebri sia la loro eco mediatica.
La polemica sulle affissioni, autorizzate in alcuni Comuni, negate a Cuneo, ha sollevato una questione concreta: è arrivato il momento di prevedere spazi appositi per manifesti in memoria degli animali, con regole chiare, come già avviene per le persone? Alcune città italiane hanno già sperimentato questa strada; altre, come nel Cuneese, stanno iniziando a interrogarsi.
La targa al Parco Safari delle Langhe, luogo che ospita centinaia di animali e accoglie ogni anno moltissimi visitatori, si inserisce in questo percorso. Parla a chi ha seguito il “caso Tato” in televisione e sui social, ma anche a chi, semplicemente, entrando nel parco, si ferma a leggere il nome di un gatto mai conosciuto, tuttavia amato abbastanza da meritare un ricordo permanente.