Riproponiamo qui uno degli articoli più letti della settimana appena conclusa, pubblicato martedì 4 novembre.
Si è concluso con un'assoluzione (il fatto non costituisce reato) il processo a carico di un mental coach fossanese accusato di non aver destinato per i fini previsti il finanziamento erogato dello Stato per far fronte alle difficoltà subite dall'attività a causa della pandemia da COVID-19.
L’indagine a carico dell’imprenditore era nata a seguito di un accertamento da parte della Guardia di Finanza. Il finanziamento richiesto era stato del valore di 13.000 euro di cui, nel novembre 2020, 12.967,50 euro effettivamente erogati. Ciò che la Procura di Cuneo contestava all’imputata era urla di aver destinato circa 6.400 euro per finalità di natura personale e, quindi, non riconducibili alla sua attività lavorativa: “Sono emersi sul conto pagamenti estranei alla gestione dell’impresa - aveva ricapitolato il pubblico ministero chiedenod la condanna dell'uomo-. Questi fondi sono stati utilizzati per finalità personali e comunque estranee all'esercizio dell’impresa”.
La difesa, rappresentata dall'avvocato Luca Mondino, aveva però offerto una ricostruzione opposta. Secondo il legale, non vi sarebbe stata alcune prova di un addebito sul conto corrente e l’estratto conto ne farebbe prova, aggiungendo che tutte le spese contestate erano in realtà funzionali allo svolgimento dell'attività di mental coach. "Anche le postazioni di lavoro - ha concluso l'avvocato- erano utilizzate per consulenze online durante la pandemia, erano state predisposte a casa e in ufficio, come confermato anche dalla compagna del professionista, sentita come testimone”.