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Attualità | 05 novembre 2025, 19:39

Alba, dalla tragedia dell'alluvione la nascita di Proteggere Insieme: “Da quella notte abbiamo scelto di restituire ciò che avevamo ricevuto”

L’associazione di Protezione Civile compie trent’anni. Il ricordo del fondatore Roberto Cerrato: "Impossibile dimenticare. Nel giro di poche ore la città si trasformò. Le chiamate arrivavano senza sosta, le strade sparivano sotto l’acqua (…)"

Dagli archivi del Gruppo Fotografico Albese una delle immagini simbolo della distruzione abbattutasi su Alba nella notte tra sabato 5 e domenica 6 novembre 1994: le carcasse delle auto trascinate dalla furie delle acque nei pioppeti prossimi alla tangenziale

Dagli archivi del Gruppo Fotografico Albese una delle immagini simbolo della distruzione abbattutasi su Alba nella notte tra sabato 5 e domenica 6 novembre 1994: le carcasse delle auto trascinate dalla furie delle acque nei pioppeti prossimi alla tangenziale

Ad Alba, nei giorni dell’anniversario dell’alluvione del 5 e 6 novembre 1994, la memoria non è soltanto ricordo: è scelta, impegno, restituzione. Trentun anni fa la furia del Tanaro travolse città e paesi, portando via case, lavoro, sicurezza. E vite: tra loro Caterina Giobergia e Felicita Bongiovanni alla casa di riposo Ottolenghi, Maria Magliano Sobrino e il nipotino Riccardo Sobrino in via Piera Cillario, i coniugi Daniele Vola e Daniela Mascarello nella zona Aimeri, Emiliano Rossano al ponte della tangenziale, Carmine Iannone e Maria Di Paola, sorpresi dalla piena sulla tangenziale.

[La ricerca dei dispersi - Foto Gfa]

Fu in quei giorni di fango, paura e solidarietà che prese forma l’idea di un volontariato organizzato, capace di intervenire e prevenire, di stringere mani e comunità. Nacque così Proteggere Insieme, fondata nel 1995 da Roberto Cerrato e da un gruppo di volontari albesi.

Oggi l’associazione conta 380 volontari in 11 regioni italiane ed è specializzata nella tutela del patrimonio culturale in caso di emergenze. Sabato 8 novembre, alle 10.30 nella chiesa di San Giuseppe, si terrà il convegno nazionale per celebrare il trentennale, alla presenza del Capo Dipartimento della Protezione Civile Fabio Ciciliano, del presidente della Provincia Luca Robaldo, dell’assessore regionale Marco Gabusi e delle autorità cittadine. Di fronte agli anniversari che rischiano di diventare soltanto cerimonie, Cerrato torna là dove tutto iniziò: in una notte di novembre in cui Alba scoprì il volto della fragilità, ma anche della forza collettiva.

[L'associazione di Protezione Civile "Proteggere insieme" festeggerà sabato 30 anni]

Torniamo a quella notte del 5 novembre 1994. Un momento che ha segnato una generazione. Che cosa le torna alla mente oggi, a trent’anni di distanza?

“Era un sabato sera. Ero capoturno sulle ambulanze dell'Asava e, nel giro di poche ore, la città si trasformò. Le chiamate arrivavano senza sosta, le strade sparivano sotto l’acqua. Quella notte ho fuso quattro ambulanze tentando di raggiungere persone in pericolo. Ricordo il ponte della tangenziale che crolla, i mezzi bloccati, la gente che urlava. Alcuni li abbiamo salvati, altri no. All’Ottolenghi rompemmo un vetro per entrare: trovammo due persone senza gambe, impossibilitate a fuggire. L’acqua era arrivata a un metro e settanta. Una suora, con una candela, ci disse ‘non ce l’abbiamo fatta’. È impossibile dimenticare.”

Le vittime di quei giorni sono ancora nella memoria collettiva.

“Le ho negli occhi. La nonna e il nipotino Riccardo trovati vicini, la coppia portata via sulla tangenziale, il giovane Emiliano Rossano che sentivamo gridare ma che non siamo riusciti a raggiungere. Sono immagini che non se ne vanno. Ho ricordi molto nitidi, l'arrivo di Berlusconi, dopo due giorni alla Ferrero”

Eppure, da quel dolore nacque qualcosa di nuovo: la volontà di organizzare un volontariato strutturato. Quando capì che quella era la strada?

“Nei giorni successivi arrivarono squadre da tutta Italia: Friuli, Toscana, Sardegna, Liguria, Lombardia, perfino dalla Svizzera. Capimmo cosa significa ricevere aiuto. Sei mesi dopo decidemmo che dovevamo restituire ciò che avevamo ricevuto. Così nacque Proteggere Insieme: volontari di Alba uniti per non trovarsi mai più impreparati.”

Oggi siete una realtà nazionale specializzata nella tutela del patrimonio culturale. Come si arriva da un’alluvione a una missione così precisa?

“La protezione civile cresce, studia, evolve. Negli ultimi quindici anni ci siamo specializzati nella salvaguardia dei beni culturali: archivi, musei, chiese, opere d’arte. Siamo presenti in undici regioni, abbiamo circa 380 volontari e collaboriamo stabilmente con il Ministero della Cultura e il Dipartimento nazionale. Ad Alba siamo meno numerosi, perché siamo stati tra i primi e il ricambio è stato più lento, ma la rete nazionale è forte.”

Il 30° anniversario guarda anche avanti. Che cosa significa oggi parlare di protezione civile ai giovani?

“Vuol dire responsabilità e appartenenza. Oggi i giovani hanno mille stimoli, ma meno occasioni di sentirsi parte di qualcosa di più grande. Vogliamo lanciare un progetto nazionale dedicato a loro: formarli, coinvolgerli, farli innamorare della cura del patrimonio del Paese. Il patrimonio è loro: devono poterlo difendere, conoscere, sentirlo proprio.”

Sabato sarà ad Alba anche il Capo Dipartimento Fabio Ciciliano. Che valore ha questa presenza?

“È un segno di attenzione e di fiducia. Racconteremo trent’anni di lavoro e presenteremo nuove idee. Non è una celebrazione nostalgica: è un impegno per il futuro, partendo da chi c’era e da chi oggi ha il compito di raccogliere il testimone.”

Daniele Vaira

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