Le Sorelle Clarisse di Bra aprono il loro convento per una serie di incontri francescani, in vista dell’VIII centenario del Transito del Poverello di Assisi. Questi cenacoli francescani per il 2025/26 hanno cadenza mensile e iniziano tutti alle ore 16 sotto la guida di padre Oreste Fabbrone, frate cappuccino di Bra, e terminano con i vespri.
Il primo appuntamento è domenica 9 novembre con il tema “Il francescanesimo di papa Francesco”.
L’iniziativa vuole essere un momento di crescita spirituale per l’intera cittadinanza. L’idea di fondo è quella di approfondire di volta in volta un aspetto legato agli insegnamenti di san Francesco che potrà aiutare ognuno di noi a trovare nella propria vita quotidiana spazi di silenzio, di meditazione e di ascolto della Parola di Dio.
Ecco i prossimi appuntamenti nella chiesa delle Sorelle Clarisse (viale Madonna dei fiori, 3) ed i titoli degli incontri: domenica 14 dicembre “Alto e glorioso Dio, preghiera a san Damiano”; domenica 11 gennaio 2026 “Le Lodi di Dio Altissimo”; domenica 8 febbraio “Commento al Padre nostro”; domenica 8 marzo “Le preghiere alla Vergine Maria”; domenica 19 aprile “La preghiera in tutte le Chiese”; domenica 10 maggio “Il Cantico delle creature”.
Ogni appuntamento lascia in dote un concreto messaggio francescano di pace, fraternità e custodia del creato, valori che il Poverello di Assisi ha insegnato al mondo con la sua vita e il suo esempio.
VIII Centenario del Transito di san Francesco
L’Ottavo Centenario del Transito di san Francesco: una morte che parla di vita. Il rito di apertura è in calendario il 10 gennaio 2026, ad Assisi nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola.
Ottocento anni fa, il Poverello non moriva, ma “transitava”, passava cioè da questa vita terrena a quella eterna, con una gioia e una serenità che ancora oggi interrogano e ispirano.
Celebrare questo anniversario non significa solo ricordare un evento storico, ma immergersi nel significato profondo di una scomparsa che, come disse il grande Chesterton, fece sì che «Le stelle non videro mai un uomo morire così felice».
Quando, ormai cieco e segnato dalle stimmate, Francesco si ritirò alla Porziuncola, scelse di vivere la sua morte con la stessa gioia e umiltà con cui aveva vissuto la sua vita. Volle morire nudo sulla terra nuda. È in questo gesto che si manifesta la sua più profonda fede nella paternità di Dio e nella fraternità di tutte le creature, comprese la “Sorella morte corporale”.
Per questo motivo il Centenario del Transito si presenta come un potente annuncio di vita e di speranza, proprio quando siamo agli sgoccioli dell’Anno Giubilare della Speranza: in una sorta di passaggio di testimone, il Transito di Francesco non fu un addio malinconico, ma un inno alla vita.
Ben vent’anni dopo la sua conversione, Francesco sentì l’ora della sua dipartita avvicinarsi. Lungi dall’essere turbato, chiese ai suoi frati più cari di cantare le lodi al Signore, intonando egli stesso un salmo di Davide. Conscio della fine imminente, ma soprattutto dell’inizio di una nuova vita, perdonò e benedisse tutti i suoi figli spirituali, presenti e assenti.
Volle poi ascoltare il Vangelo di Giovanni, il brano che parla del passaggio di Gesù al Padre, e, in un gesto di profonda umiltà, chiese di essere rivestito con un cilicio e cosparso di cenere. Circondato dai suoi frati, la sua anima si staccò dal corpo, ascendendo al cielo in una visione luminosa, come una stella grande come la luna, splendente come il sole (cf. FF 508-14).