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Economia | 01 novembre 2025, 06:27

Racconigi, ex Ilva verso la chiusura. Il sindacato: “Stabilimento fermo al 92%, i lavoratori non ce la fanno più”

Da martedì scatta la cassa integrazione per quasi tutti gli operai. Fiom Cgil proclama assemblea permanente e presidio davanti ai cancelli. Calabrese: “Non possiamo più aspettare, servono risposte concrete dallo Stato”

Un momento del presidio dello scorso 16 ottobre

Un momento del presidio dello scorso 16 ottobre

Grande, grandissima preoccupazione a Racconigi per la situazione dello stabilimento dell’ex Ilva, dove a partire da martedì prossimo, dopo la pausa dei Santi, scatterà la cassa integrazione per il 92% dei lavoratori. Una misura che di fatto equivale alla chiusura totale delle attività produttive.

Il sindacato ha partecipato nei giorni scorsi a un incontro in Regione, richiesto dalla stessa amministrazione regionale, per chiedere garanzie sulle integrazioni salariali ai dipendenti in cassa a zero ore. “La situazione è ormai insostenibile” spiegano i rappresentanti sindacali, che hanno deciso di proclamare da martedì un'assemblea permanente e un presidio davanti ai cancelli, in attesa di risposte concrete in vista del tavolo ministeriale fissato per l’11 novembre.

A dare voce alla rabbia e alla frustrazione dei lavoratori è Domenico Calabrese, segretario provinciale Fiom Cgil Cuneo: “Noi abbiamo avuto un incontro in Regione la scorsa settimana e l’11 ci sarà un tavolo al Ministero. In quell’occasione avevamo chiesto risposte sulle integrazioni salariali, ma al momento non abbiamo nulla. L’unica comunicazione ricevuta è dall’azienda, che ci ha detto chiaramente che lo stabilimento è fermo. Fermo al 92%, significa la sospensione totale delle attività produttive”.

Il sindacato non intende più aspettare. “Non abbiamo più tempo – continua Calabrese –. Con lo stabilimento fermo e la cassa integrazione a zero ore, i lavoratori non ce la possono fare. Al momento non c’è nessuna prospettiva, nessun piano chiaro. Per questo proclamiamo l’assemblea permanente: andremo davanti ai cancelli e resteremo lì finché non arriveranno risposte”.

Sul fronte locale, Calabrese conferma che un dialogo con l’amministrazione comunale di Racconigi è in corso, ma servono scelte precise: “Con il sindaco Oderda ci siamo parlati più volte. Ha promosso diverse ipotesi, anche alternative, che passano per soluzioni diverse rispetto al mantenimento dell’attuale assetto produttivo, quelle che in gergo si chiamano spezzatin. Proposte di gestione separata o nuova proprietà. Da parte nostra, come sindacato, restiamo fermi sull’idea di mantenere l’Ilva unita attraverso l’intervento pubblico, ma se ci sono altre proposte vanno messe nero su bianco. Non bastano più le parole”.

Calabrese è netto anche verso le istituzioni e la politica nazionale: “Le chiacchiere non bastano. Si parla di interessamenti, ma se non si concretizza nulla restano solo chiacchiere. Lo Stato deve intervenire, e deve farlo subito. L’11 ci aspettiamo risposte concrete, non annunci”.

Infine, un appello accorato alla dignità dei lavoratori: “Occorre che si trovino soluzioni per le integrazioni della cassa. Non si può pensare di vivere con stipendi già falcidiati dall’inflazione e con zero ore di lavoro. Martedì inizieremo il presidio, e poi valuteremo come andare avanti nei giorni successivi”.

A Racconigi la tensione è alle stelle: lo stabilimento rischia di fermarsi del tutto, mentre centinaia di famiglie attendono risposte vere. Non più promesse. 

Cesare Mandrile

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