Questo rifugio l'ho conosciuto d’estate, in una giornata di sole limpido, quando l’aria fresca correva tra i larici e la luce sembrava voler restare un po’ più a lungo sulle cime. Mi ero ripromessa che sarei tornata, non solo per il panorama, che da lassù si apre come una finestra infinita, ma soprattutto per conoscere la storia di chi ha ridato vita a un luogo speciale. Una promessa che ho mantenuto, perché certe storie hanno bisogno di essere raccontate.

Siamo a Pian Pietro, una località tra la Valle Varaita e la Valle Maira a 1.350 metri di altitudine, lungo la Strada dei Cannoni. Qui Alessandro, classe 1983, nato a Fossano, ma con radici familiari a Venasca, ha scelto di vivere stabilmente: 365 giorni all’anno, estate e inverno, sole, pioggia o neve. È la sua casa, non solo il suo lavoro.

Con la montagna Alessandro ha un legame che affonda nei ricordi d’infanzia: le prime discese sugli sci quando ancora qui le piste erano attive, le giornate passate tra cugini e amici. Poi, come spesso accade, l’adolescenza lo ha portato altrove. “Venivamo sempre – racconta – poi ho smesso. C’erano le feste, la compagnia… ma la montagna è sempre rimasta dentro, e alla fine ci sono tornato”.
Il ritorno vero arriva nel 2021, quando partecipa a un bando del Comune di Busca. Non è stata una decisione improvvisata: Alessandro aveva già fatto stagioni in rifugi, lavorato in trattorie, imparato il mestiere della cucina e della gestione. “Non sapevo bene cosa fare, ho provato tanti lavori. Poi ho capito che il mio posto era questo. Durante il Covid ho avuto tempo per prepararmi, e quando si è aperta questa possibilità non ci ho pensato due volte”. Era pronto per iniziare la sua nuova avventura e il bando per la gestione di questo posto non è arrivato per caso, ma sicuramente è stato un segno del destino.
All’inizio era poco più che un locale da sistemare, con tanta polvere e lavoro da fare. Con pazienza, passo dopo passo, sono arrivati i miglioramenti: l’area camper, la camerata rifugio, la stanza per la ristorazione e gli eventi, le “Stars boxⓇ”, piccole casette in legno per vedere le stelle e altro è in arrivo.
“I primi tempi eravamo in due – ricorda – facevamo tutto. Poi pian piano abbiamo creato una squadra. Adesso siamo un bel gruppo di ragazzi, giovani e pieni di energia: qui non è solo lavoro, è una famiglia che si forma ogni stagione”.
E poi c’è il nome: Dusman, in piemontese, significa “piano", "con lentezza”. Un nome che sembra cucito addosso alla montagna: qui non c’è fretta, non ci sono orologi, solo il ritmo lento e vero della natura. “Mi è piaciuto subito – dice Alessandro – perché rappresenta quello che volevamo trasmettere: la calma, l’autenticità, il prendersi il tempo per vivere bene”.

Il Dusman oggi è aperto tutto l’anno: nei fine settimana d’inverno e tutti i giorni d’estate. La cucina ha già una specialità riconosciuta: gli gnocchi “Dus Man”, conditi con panna, burro, pepe e formaggio. “Da poco è partita la stagione invernale e lavoriamo su prenotazione, abbiamo un menù piemontese con delle rivisitazioni – spiega Alessandro – ma non vogliamo essere un rifugio classico, ma qualcosa in più”.
Ed ecco allora gli eventi: le corse in montagna che diventano feste con musica e spritz, i concerti, le proiezioni di film, le serate a tema. Un rifugio che non è mai uguale a se stesso, che cambia con le stagioni e con le persone che lo vivono. “La montagna va rispettata – dice Alessandro – non è sempre facile, e la gente a volte fatica a capire le difficoltà. Ma poi ci sono i clienti che tornano, che ti ringraziano, che ti dicono che qui si sentono a casa. E allora capisci che ne vale la pena”. Per sapere cosa si fa qui: https://www.instagram.com/Dusmanpianpietro


Il Dusman non è solo un rifugio: è anche un punto di incontro tra giovani realtà del territorio. In estate, ad esempio, i formaggi di un’azienda locale sono entrati nel menù; presto potrebbe esserci anche il miele di una giovane apicoltrice e al suo interno si possono trovare prodotti di piccoli produttori delle valle. “Mi piace che ci sia rete – sottolinea – che ci si aiuti a vicenda. Ognuno porta qualcosa di sé, ed è un modo per crescere insieme”.

Certo, non mancano le difficoltà. “La montagna ti regala tanto ma ti chiede altrettanto. Non sei in città, ogni cosa è più complicata. Ma quando vedi la sala piena, o i ragazzi che ridono dopo il servizio, quando senti che hai creato qualcosa che unisce… allora capisci che la scelta è stata giusta”. Qui a fine servizio si fa “l’Aperi-brifing” e tutto lo staff è invitato a dire cosa non ha funzionato nel servizio, per lavorare sempre in armonia, questo fa capire come ci sia l’attenzione per tutto e tutti.
E ai giovani che sognano un percorso simile, Alessandro lascia un consiglio sincero: “Buttatevi. Non abbiate paura di fare, di sbagliare, di ricominciare. Cercate un posto che vi faccia sentire a casa. Io, senza volerlo, sono tornato proprio dove avevo iniziato da bambino. E oggi so che il “Dus Man” è il mio posto nel mondo”. www.dusmanpianpietro.it

Quella di Alessandro non è solo la storia di un rifugio, ma di un ritorno: la prova che, se la montagna ti sceglie, ti accompagna sempre. A volte ci vogliono anni, altre volte serve il coraggio di un salto. Ma quando accade, allora sì, la montagna diventa davvero casa.





















