Tra un anno, proprio in questi giorni, gli amministratori locali dovrebbero tornare alle urne in Provincia per eleggere sia il Presidente che il Consiglio provinciale.
Scadono infatti, a fine settembre 2026, i mandati di Robaldo, eletto nel 2022, e del Consiglio, eletto nel 2024.
Il primo aveva durata quadriennale, il secondo biennale.
Il prossimo anno (2026), per la prima volta dall’entrata in vigore della legge Del Rio (2014), le scadenze (che prima erano sfalsate) combaciano.
Abbiamo usato il condizionale non a caso dal momento che il 2027 vedrà una tornata elettorale amministrativa importante nel Cuneese, che riguarderà tre delle sette “sorelle”, Cuneo, Mondovì e Savigliano, e parecchi altri Comuni alcuni dei quali di media grandezza quali Borgo San Dalmazzo, Racconigi, Barge, Bagnolo e altri.
Un fatto che potrebbe portare ad uno slittamento al 2027 delle elezioni provinciali, ipotesi che sarà vagliata nei prossimi giorni dall’Upi (Unione Province Italiane) prima di sottoporla all’attenzione del governo.
A titolo di cronaca, registriamo che sono 40 le Province italiane che dovrebbero rinnovare i loro organi nel 2026.
Appare quanto mai improbabile – nonostante i reiterati annunci – un ritorno all’elezione diretta perché mancano le risorse finanziarie per il loro ripristino.
Le geremiadi di Giancarlo Giorgetti (ministro del Mef) dei giorni scorsi lasciano infatti pochi margini di dubbio al riguardo.
Resta dunque in vigore, ancora una volta, l’elezione di secondo grado, riservata cioè soltanto a sindaci e consiglieri comunali.
A proposito di Presidenza, sembrava in forse la ricandidatura di Robaldo, per via della legge (art. 60) che impedisce di candidarsi alla presidenza quei sindaci “il cui mandato comunale scada non prima di 18 mesi dalla data di svolgimento delle elezioni provinciali”.
Tuttavia, una modifica del 21 febbraio 2025 ha disposto che “l’articolo 1 comma 60 della legge 7 aprile 2014 n.56 non si applica per gli anni 2025 e 2026”.
Una clausola che mette dunque al riparo Luca Robaldo da una possibile estromissione.
Certo l’interessato per poter mantenere lo scranno che fu di Giolitti dovrà essere riconfermato sindaco a Mondovì, ma al momento non sembrano essere molti i disposti a sfidarlo nell’urna.
Sin quei gli aspetti normativi, restano da affrontare quelli politici.
In particolare le alleanze che andranno a definirsi tanto per la Presidenza che per il Consiglio.
Tutte questioni che non potranno non considerare la tornata amministrativa del 2027 di cui dicevamo e, di lì a pochi mesi, le elezioni politiche che si svolgeranno in autunno.