“Non mollate mai la presa” è il titolo dello spettacolo scritto dall’imprenditrice Egle Sebaste e interpretato da un magistrale Paolo Tibaldi, messo in scena nella serata di sabato 13 settembre in un Teatro sociale “G.Busca” da tutto esaurito.
La storia è paradigmatica di tante storie della nostra Langa e del nostro Roero. La Malora, che aguzza l’ingegno, i morsi della fame che permettono di innovare e di dare vita a un percorso che porterà una delle zone più povere d’Europa a diventare un punto di riferimento per l’enogastronomia mondiale e non solo.
Giuseppe Sebaste, detto “Pepé” è un trovatello, ma ha una mente viva, è sveglio, è attento. Ha a fianco, sì a fianco e non dietro, smettiamola con la retorica del “Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna” che fa molto patriarcato. Preferisco dire che a fianco a una persona di successo, che sia uomo o donna, c’è spesso un partner in grado di sostenerlo e di esaltarne l’ingegno e le doti.
Con a fianco Giulia, una trovatella come lui, Giuseppe avrà l’intuizione di una vita che cambierà il corso della storia della sua famiglia e di quella di generazioni di collaboratori dell’azienda di Gallo Grinzane. Un’intuizione semplice quanto geniale, usare le nocciole invece che le mandorle nell’impasto del torrone.
Le mandorle costano tanto, le nocciole no, se ne trovano di buone in collina, perché sprecare quel “Ben di Dio?”.
Oggi, dopo 140 anni e dopo che le nocciole sono diventate la base anche dei prodotti Ferrero sappiamo quanto quelle intuizioni abbiano cambiato la storia del nostro territorio e di una moltitudine di persone che di nocciole vive.
Lo spettacolo, scritto, come dicevo, dalla stessa Egle Sebaste, ha emozionato il pubblico ed è stato un regalo alla città che ha fatto il paio con il suggestivo ballo a palchetto montato in piazza del Duomo nella serata di venerdì 12 settembre per una serata al ritmo della mazurca del torrone, dei valzer dell’Orchestra Meo Tomatis o delle melodie scatenate in salsa Tuttafuffa.
Il palchetto, il torrone, il profumo dello zucchero, il galletto Sebaste, simbolo della festa, hanno trasformato per una serata piazza Duomo nel teatro di una festa di paese. Una scenografia suggestiva che meriterebbe di essere ripetuta molto più spesso e non solamente ogni 10 anni in occasione del compleanno dell’azienda del torrone che nel frattempo ha iniziato a sfornare anche meravigliosi tartufini e altre prelibatezze che hanno permesso di diversificare e dare ulteriore stabilità.
Facevi questi pensieri ieri mentre sul palco del Teatro Sociale avevo l’onore di presentare questo prestigioso compleanno: sono queste le fondamenta del nostro territorio, sono le basi che hanno permesso alla Langa di passare dalla Malora al benessere, ma che non possono essere date per scontate.
Sono nell’invito ripetutomi più volte da Egle Sebaste e da Matteo e Lucia Rossi Sebaste, di non fare troppo “Spatüss”, la festa non deve diventare una autocelebrazione, deve essere una festa per tutti, ma ricordiamoci che siamo “Langhetti”.
Pudore o modestia si potrebbe tradurre in italiano. Modestia è una parola meravigliosa e un po’ desueta che deriva da “modestus”, un aggettivo latino che significa "colui che mantiene la giusta misura". Questo termine indica una qualità di compostezza e ritegno, una mancanza di ostentazione o vanità nei propri meriti.
Se dovessi indicare il primo ingrediente per le tante storie imprenditoriali di successo che ho avuto la fortuna di raccontare nel corso del tempo sarebbe proprio la modestia, con la famiglia, i due pilastri dell’imprenditoria langhetta e roerina. Quando l’azienda rimane una cosa sola con la famiglia si garantisce presente e futuro e fortunatamente sul nostro territorio abbiamo tante storie come questa da raccontare.
“An Langa fuma sempre a gara a chi è d’meno” è la frase attribuita a “Rensun” Revello, imprenditore di razza che parlando con i colleghi albesi confrontandosi sul resto dell’imprenditoria, sempre pronta a sfoggiare averi e denari, sottolineava la peculiarità dei nostri industriali, sempre pronti, invece, a schernirsi e a sminuire quanto fatto.
“Per fare festa bisogna prima aver lavorato tanto”, come ha ricordato il presidente della Regione Alberto Cirio, è sempre stato un credo di questo territorio. E infatti da domani, dopo aver festeggiato con la città il traguardo dei 140 anni, i collaboratori Sebaste torneranno tutti a indossare il grembiule e a lavoro per l’alta stagione dei dolci in vista del Natale, sentendosi ancora più parte di una grande storia.
Con questo pensiero chiudo, non prima di aver fatto un ultimo augurio per questo prestigioso compleanno alla Sebaste e un ringraziamento per tutte quelle famiglie che hanno scelto di continuare a fare impresa sul nostro territorio, almeno altri 140 di questi anni.