È iniziata alle 8 in punto di stamane, lunedì 1 settembre, entrando non da un ufficio ma dal Pronto soccorso delle Molinette, l’avventura torinese del dottor Livio Tranchida, nuovo direttore generale della Città della Salute e della Scienza di Torino.
Un incarico prestigioso e di grande peso, che lo porta a lasciare dopo quasi due anni e mezzo la guida dell’Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo, che ha gestito con mano ferma e riconosciuta capacità un biennio di trasformazioni e sfide. Dal 1 maggio 2023, Tranchida era stato infatti nominato commissario dell’Azienda in sostituzione della dimissionaria Elide Azzan, diventando poi direttore generale il 22 dicembre dello stesso anno.
La notizia, giunta come un fulmine a ciel sereno la scorsa settimana, ha sorpreso non poco il mondo sanitario cuneese: solo a gennaio, infatti, Tranchida aveva dichiarato la volontà di continuare il proprio lavoro all’ombra della Granda, rassicurando sul suo futuro professionale a Cuneo.
Il suo primo giorno a Torino è stato scandito da una lunga maratona: accompagnato dal nuovo direttore sanitario Lorenzo Angelone e dal direttore di presidio Antonio Scarmozzino, ha visitato i reparti delle Molinette, del Sant’Anna, del Regina Margherita e del CTO, incontrando personale medico e pazienti, non risparmiandosi né in passi (oltre 9 chilometri percorsi nella sola mattinata) né in strette di mano. Ha osservato con attenzione i progetti legati ai nuovi pronto soccorso e ai cantieri in corso, ribadendo un approccio fatto di dialogo e armonia.
“Emozione, orgoglio, rispetto, responsabilità – ha dichiarato – sono le sensazioni che ho provato visitando l’Azienda in questo mio primo giorno. Ho potuto ascoltare ed apprezzare un personale fortemente motivato. Ora sarò fin da subito al lavoro sui dossier più delicati”.
Per Cuneo si chiude così una parentesi importante: quella di un direttore generale che ha lasciato il segno nella sanità locale e che ora è chiamato a guidare un colosso regionale, con sfide ben più vaste. Ma in città resterà la traccia del suo lavoro, fatto di riorganizzazioni, investimenti e soprattutto della capacità di fare del Santa Croce e Carle un punto di riferimento sanitario di primo piano in Piemonte.