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Farinél | 06 luglio 2025, 16:07

Farinél/ Sì, leggendo i commenti sui social c’è ancora bisogno di Pride

Duemila persone hanno sfilato nelle vie e nelle piazze di Alba per ribadire il diritto ad amare senza essere discriminate

Farinél/ Sì, leggendo i commenti sui social c’è ancora bisogno di Pride

Facendo un giro tra i commenti al Pride di ieri, sabato 5 luglio ho provato un senso di profondo disgusto. Nella migliore delle ipotesi vedo definire chi ha sfilato come “Pagliacci”, ma si legge anche di molto peggio.

Come si può definire delle persone, delle vite, in questo modo?

I social spesso, in modo particolare Facebook diventano una sorta di latrina dove vomitare la parte peggiore delle persone pensando che dall’altra parte non ci sia nessuno. Non è così, dall’altra parte ci sono vite, spesso difficili, ci possono essere persone fragili, giovani, indifese.

Già me li immagino i commenti a questo pezzo. Lo stantio, ma sempre abusato “comunista”, detto a mò d’insulto lo respingo subito al mittente. Chiunque mi conosca bene sa che, nonostante le continue sirene sono sempre stato lontano dalla politica attiva, dopo l’esperienza nella “mia” Priocca, non mi sono mai schierato e penso che un giornalista mai debba farlo.

Ovvio ho le mie idee e anche quelle sono note, sono un gobettiano convinto, dal più grande liberale che sia mai esistito Piero Gobetti, ucciso a 25 anni in modo vigliacco e vergognoso da fascisti. Sono quindi profondamente antifascista, ma se il pensiero gobettiano potesse trovare una collocazione nella politica attuale si collocherebbe a centro destra.

Fatta la dovuta e stucchevole premessa, anche perché nulla ci sarebbe da vergognarsi a essere convintamente comunista, ne faccio un’altra, nemmeno sono gay. Sono etero, amo le donne e non provo attrazione per gli uomini. Non è un merito, è semplicemente così, è un orientamento, come non è un demerito non essere eterosessuale.

Tutte queste parole superflue e vieppiù inutili per ribadire che sto semplicemente difendendo la libertà e che non posso liquidare questo tema semplicemente dicendo: “Tanto sono etero, affari loro”. Chi me lo fa fare? Sono etero, bianco, italiano, piemontese da 30 generazioni, ho solo da perderci nel prendere le posizioni di chi viene ritenuto “Diverso” dalla società. Io sono la persona più “normale” che si possa trovare, perché dovrei spendermi per gli altri?

Semplicemente perché sono umano, perché penso che l’amore abbia sempre ragione. A maggior ragione perché “diverso” lo sono stato per tanto tempo quando venivo bullizzato per il mio peso e chiamato “Marcello Porcello” o con altri epiteti non riportabili.

«Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare»

Parole, scritte dal pastore luterano e teologo tedesco Martin Niemöller. Dopo un sermone antinazista, Niemöller fu arrestato su ordine di Hitler e rinchiuso nel campo di concentramento di Dachau. Riuscì a sopravvivere e passò gli anni Quaranta e Cinquanta a predicare a favore della pace e contro le discriminazioni.

Una frase che riporta a tempi lontani, ma nemmeno troppo e che ci ricorda quanto il male più grande della nostra società possa essere l’indifferenza.

Purtroppo, ieri non sono riuscito a partecipare al Pride, ma avrei voluto tanto esserci perché ho capito una volta di più quanto siano ancora attuali le battaglie che portano avanti gli organizzatori del Pride.

La mia sincera e forte amicizia con uno di loro Massimo Fontana è nata proprio perché Max mi ha fatto capire quanto i diritti che diamo per scontati non siano scontati per niente e di quanto bisogno ci sia ancora di manifestazioni come queste.

E la sensazione, purtroppo, è che ce ne sia sempre più bisogno perché i venti che tirano non sono buoni. Spesso si sventola anche il Vangelo a sproposito per giudicare in modo negativo chi viene ritenuto diverso, ma l’insegnamento più grande lasciato da Gesù è proprio che l’amore è il motore del mondo e che nessuno può permettersi di giudicare un amore vero o può limitare l’amore.

Nelle foto ho visto sfilare persone composte e decise, ho visto anche una parte di sfilata più divertente e colorata che penso comunque non abbia potuto offendere alcuno.

Perché allora riversare sui social cattiveria e frustrazioni? Probabilmente fa parte del nostro essere umani: voler trovare qualcuno che riteniamo “meno” di noi per la sua religione, per il suo orientamento sessuale o per il paese da cui proviene.

Se c’è una cosa che ho imparato dalla vita è che il senso di inferiorità e inadeguatezza porta a voler cercare un nemico, qualcuno potenzialmente peggiore di noi per sentirci meglio, ma è più giusto cambiare paradigma.

Fino a quando sarà così il Pride servirà, ce ne sarà un grande bisogno.

Marcello Pasquero

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