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Attualità | 22 giugno 2025, 06:51

Crisi del vino in Piemonte, l’allarme di Confagricoltura: “Distillazione straordinaria e riforme strutturali per salvare il comparto”

Lettera ai vertici istituzionali per affrontare una situazione definita “tra le più delicate degli ultimi anni”

Crisi del vino in Piemonte, l’allarme di Confagricoltura: “Distillazione straordinaria e riforme strutturali per salvare il comparto”

In cantina ci sono botti piene e vendemmia alle porte. Ma il vino, oggi, resta fermo. A preoccupare non è solo il presente, con migliaia di ettolitri invenduti, ma anche l’orizzonte prossimo, fatto di consumi in calo, prezzi in flessione e scenari internazionali incerti. È in questo quadro che Confagricoltura Piemonte, insieme ai principali Consorzi di Tutela, ha deciso di lanciare un appello chiaro e diretto alle istituzioni.

“Considerato il complicato momento vissuto dal settore e la vendemmia ormai distante neppure un paio di mesi, è doveroso un confronto per analizzare le giacenze e programmare gli interventi futuri. La distillazione straordinaria può essere uno degli interventi di più semplice e immediata applicazione, ma è una misura emergenziale che deve poter essere applicata a tutti i vini a D.O. e con valori che vengano incontro alle possibili esigenze dei viticoltori di Monferrato, Langa e Roero.”

A parlare è Gian Luca Demaria, presidente della sezione regionale di prodotto Vitivinicoltura di Confagricoltura Piemonte, commentando la lettera firmata e inviata al presidente della Regione Alberto Cirio, all’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni, e per conoscenza al ministro Francesco Lollobrigida.

La situazione è definita “tra le più delicate degli ultimi anni”. Si stima infatti che a fine maggio oltre 190.000 ettolitri di vino a Denominazione di Origine risultino ancora invenduti e non contrattualizzati. A farne le spese sono soprattutto i vini a base Barbera, Dolcetto, Moscato e Cortese, colonne portanti della produzione piemontese. Particolarmente critici i dati sul Moscato (circa 100.000 ettolitri) e sul trio Barbera-Dolcetto-Cortese (altri 50.000 ettolitri).

Il crollo degli scambi, sia in volume che in valore, è paragonabile alle grandi crisi del 2008 e del 2020, segnate rispettivamente dalla crisi finanziaria globale e dall’emergenza sanitaria. A ciò si sommano una produzione 2024 superiore alla media, il calo dei consumi su scala nazionale e internazionale, condizioni climatiche sfavorevoli e l’incertezza legata all’introduzione di dazi USA sul vino europeo.

“Le ragioni del calo dei consumi inoltre sono molteplici – spiega Demaria – su tutte le tante campagne sui presunti danni causati dall’alcool (non sempre propriamente corrette) e le mutate abitudini, specie dei giovani; serve quindi un grande lavoro congiunto per valorizzare la cultura del vino, in sinergia con i ristoratori del territorio.”

La proposta avanzata è quella di una distillazione di crisi per i vini a D.O., per ridurre le giacenze e stabilizzare il mercato. Ma per Confagricoltura non basta.

“Serve una risposta immediata e concreta – conclude Demaria – per evitare che una crisi congiunturale si trasformi in una vera e propria crisi strutturale del settore.”

Un messaggio rafforzato da Gabriele Baldi, presidente di Confagricoltura Asti: “Siamo l’unica organizzazione agricola che ha speso la propria faccia insieme ai Consorzi per la richiesta della distillazione per alcune denominazioni. Abbiamo ritenuto così di poter dare un supporto immediato e tangibile al settore, tenendo conto che la misura sicuramente va a beneficio in modo più rilevante alle cantine che detengono l’invenduto ma incide anche in generale sul mercato e ne possono quindi trarre beneficio tutti i produttori.”

Il suo intervento però si spinge oltre: “Riteniamo indispensabile che tale provvedimento, che naturalmente dobbiamo dare per scontato che sia applicato in modo corretto, abbia senso solo se accompagnato da più azioni di carattere strutturale connesse tra loro, di ampia veduta e lungo raggio, in grado di rivedere profondamente il sistema vino di oggi.”

A concludere è Mariagrazia Baravalle, direttrice di Asti Agricoltura, che rilancia: “Per intenderci la normativa su rese, nuovi impianti, regolamentazione delle DOC, contributi, promozione, solo per citarne i principali, deve essere modificata e integrata, in taluni casi anche in modo sartoriale, in funzione delle realtà produttive a cui ci sta rivolgendo.”

redazione

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