«Passato l’appuntamento referendario, degenerato nelle ultime settimane su un piano ideologico, resta sul tavolo – intatto e urgente – il vero nodo strutturale del nostro Paese: la crisi demografica. È da qui che bisogna ripartire, perché si tratta della madre di tutte le questioni, da cui dipendono la sostenibilità del welfare, la tenuta del mercato del lavoro e il futuro delle imprese». Così Mauro Calderoni, consigliere regionale del Partito Democratico, torna a sollevare un tema troppo spesso strumentalizzato nel dibattito pubblico.
La questione riguarda tutto il mondo occidentale e la risposta securitaria e poliziesca messa in scena in questi giorni negli Stati Uniti mostra, con tutta evidenza, i suoi effetti negativi. «Come dimostra recentemente l’esperienza spagnola – prosegue Calderoni – l’unica risposta razionale è incentivare l’ingresso di lavoratori attivi attraverso una profonda revisione delle norme sull’immigrazione. Continuare a ignorare questo dato equivale a sabotare le prospettive economiche e sociali dei nostri Paesi».
In Italia, a fronte di un decreto flussi che per il triennio 2024–2026 prevede 450 mila ingressi regolari, il sistema continua a incepparsi sulla legge Bossi-Fini: su dieci posti disponibili, solo uno si traduce in un permesso di soggiorno effettivo. «Di questo passo – segnala Calderoni – del decreto flussi resteranno solo le buone intenzioni, mentre le imprese italiane si troveranno senza manodopera e le casse pubbliche senza contributi».
Anche la Banca d’Italia ha recentemente richiamato l’attenzione sulla «scarsità crescente di forza lavoro», sottolineando l’inadeguatezza dell’attuale impianto normativo. «Ora, pure la premier Meloni – osserva Calderoni – sembra rendersi conto che il futuro delle imprese, delle pensioni e della coesione sociale passa da qui. È ora di uscire dalla retorica delle “invasioni” e dei “rimpatri” e affrontare finalmente, con lucidità e pragmatismo, una sfida decisiva per il Paese».